Quando si parla di Gesù oggi – sebbene si tratti di un personaggio vissuto oltre duemila anni fa – si ha l’impressione che l’interesse sia sempre vivo come se fosse un uomo che cammina nel nostro tempo.
Eppure in molte occasioni si è guardato a questo profeta escatologico ebreo che ha affascinato i secoli con uno sguardo miope, viziato, condizionato da interpretazioni anche molto distorte nei più vari ambiti della riflessione che lo riguarda. Ciò non ha mai tolto la speranza che lo studio della figura storica di Gesù potesse conoscere pagine inedite, con una lettura coerente, matura e viva.
È quanto le donne e gli uomini di Nipoti di Maritain, rivista di dibattito ecclesiale con a cuore i temi caldi dell’oggi nella comunità cristiana, si sono proposti per l’ultimo numero Riattivare il Gesù storico – Nipoti di Maritain 10, pubblicato in forma cartacea da Effatà Editrice e in commercio dal 18 marzo 2021. Il volume è completamente incentrato sulla ricerca storica di Gesù che, come provocatoriamente affermato dal titolo, si intende «riattivare», rinvigorire, riallacciare alle più diverse dimensioni del mondo contemporaneo, e non solo ecclesiale.
Nato da un’idea sorta e condivisa nella redazione, il progetto ha impegnato i giovani autori e appassionati della rivista in una lettura dell’ebreo più famoso di tutti i tempi con un approccio libero e sereno, ma allo stesso tempo in ricerca e competente. Ciò è stato assicurato dalla supervisione di due studiosi: Federico Adinolfi, docente presso l’ISSR «San Francesco» di Mantova e lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, nonché dottore di ricerca in ambito storico-religioso (Alma Mater Studiorum – Bologna) e il direttore della rivista Piotr Zygulski, dottorando dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, già in libreria con Il battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei vangeli (EDB 2019).
Il compito per tutti gli autori coinvolti era di individuare un tema «caldo» da presentare con acribia e dedizione divulgativa, inserendosi in una delle tre aree proposte nella prima parte del volume: Gesù e il suo contesto: una storia passata; Rifrazioni di Gesù: una storia interpretata; Noi e Gesù: una storia possibile. La seconda è invece dedicata alle interviste; si è dato spazio ad alcune tra le voci italiane e internazionali più autorevoli sull’argomento, sempre sul crinale tra storia e fede: Dale C. Allison Jr, Joan E. Taylor, Mauro Pesce, Rafael Aguirre Monasterio, Gabriele Boccaccini, Maria Armida Nicolaci, Antonio Pitta, Jean Paul Lieggi, Paolo Gamberini, Romano Penna e Gérard Rossé, i quali hanno dato voce a un dibattito che, ancora una volta, dimostra la sua grande vitalità.
Una vitalità, questa, che deve interrogare tutti sul significato che ancora oggi quel Nazareno – creduto dai cristiani come il Figlio di Dio incarnato per salvare l’uomo – ha per le donne e gli uomini di ogni estrazione sociale e culturale. I tratti di Gesù di Nazaret che così appaiono in maniera più vivida non smettono di interpellare le coscienze sulla sua identità, oggi come ieri, in maniera trasversale: a scuola come in parrocchia, nelle università statali come nella facoltà teologiche, nei movimenti ecclesiali come in quelli più distanti dagli ambienti cristiani. Trasversale è stato anche il tentativo di dimostrare che tale tematica non è di nicchia, tutt’altro.
Si è desiderato, insomma, creare uno spazio d’interesse per la tematica tra appassionati che potesse dar voce a una domanda inesausta, quella su Gesù di Nazaret, il figlio di Maria e Giuseppe. Ora non resta altro che dar voce a tale ricerca appassionata attraverso quella dei lettori più curiosi e sensibili.
L’argomento è veramente affascinante, favorito oggi da fatto che lo spostamento verso il mondo teologico anglosassone favorisce la lettura dei grandi libri di Allison, Fredriksen, Ehrman, Meier, Sanders, Wright (molti mai tradotti). L’impressione è che però sul concetto del “riattivare” i grandi Schweitzer e Bultmann avessero già detto tutto. Pensare di riprendere e riaccendere la scintilla escatologica è assurdo ed impensabile nel mondo della modernità, e la Chiesa stessa ha già fatto in fondo la sua definitiva scelta “bultmanniana”: il Gesù della fede è un’altra cosa dal Gesù della storia. Quando il povero Loisy, all’inizio del ‘900, aveva evidenziato l’escatologia di Gesù, in maniera certo storica ma anche polemica, la Chiesa si era opposta con tutte le sue forze. Ora il dibattitto, che penso gli autori vogliano ri-accendere, cade in un vuoto di attenzione desolante e in qualche modo ormai definitivo. Ma, pensandoci bene, chi è pronto a “gettare la vita allo sbaraglio” in nome di un’attesa indefinita e in fondo molto indistinta? Chi lo fa, come qualche setta protestante anglosassone, si consegna a forme di religiosità tra il nevrotico e il paranoico, buona giusto per quanlche romanzo o serie televisiva (come “Leftovers” che già dal titolo dice tutto).
La sottolineatura dell’escatologia imminente nei pur grandissimi Weiss, Schweitzer, Loisy e Bultmann (quest’ultimo però attualizzò l’escatologia imminente in chiave esistenziale) non coglieva purtroppo adeguatamente la forte dimensione socio-politica insita nell’annuncio escatologico, come invece fanno gli autori più recenti (penso a Pesce, Crossley, W. Stegemann, Theissen, Freyne, anche Allison – un po’ meno Sanders e Fredriksen, quasi per niente Meier ed Ehrman). Si veda quanto afferma Joan Taylor nell’intervista contenuta nel volume: “Egli vedeva nel suo ambiente immense ineguaglianze e povertà dilagante, e utilizzò una specie di ideale utopico – la venuta del Regno di Dio – per criticare i ricchi e i potenti del suo tempo e per avviare una comunità di tipo alternativo. […] L’escatologia serviva a uno scopo; era concepita come un campanello d’allarme per spingere le persone a riflettere sulla loro vita nel presente e per dare speranza agli oppressi […] Gesù voleva che i suoi discepoli vivessero in modo egualitario e solidale, condividendo i beni” (Riattivare il Gesù storico, pp. 216-217). E questo – aggiungo io – valeva già per il suo maestro, Giovanni il Battista. Se dunque l’aspetto “cronometrico” dell’annuncio escatologico di Gesù è divenuto per noi improponibile, non così la sete di giustizia sociale che lo animava.