Una quarantina di movimenti ecclesiali, comunità e associazioni francesi si sono date una Carta d’intenti (non ancora pubblica) per avviare un cammino di riforma ecclesiale. Per la prima volta spezzoni di Chiesa fra loro molto diversi e associazioni dedicate ad attività sociali si sono interrogate su come aiutare la Chiesa in questo momento difficile. Ne dà notizia La Croix (16 ottobre) sottolineando il ruolo aggregativo dell’iniziativa, chiamata Promesses d’Ėglise.
Una risposta
Tutto nasce dalla Lettera al popolo di Dio (20 agosto 2018) in cui il papa chiamava alla collaborazione il mondo dei laici davanti alla devastazione prodotta dagli abusi sui minori. Un piccolo gruppo informale si è riunito chiedendosi cosa fare.
Qualche mese dopo, al primo incontro (maggio 2019), sono arrivati esponenti di una trentina di aggregazioni ecclesiali, le più diverse: dalla Communauté de l’Emmanuel a CCFD-Terre solidaire, dalle Semaines sociales a DCC (delegazione cattolica per la cooperazione), da Secours catholique a Chemin-Neuf.
Al secondo e terzo incontro (giugno, settembre) erano presenti una settantina di persone in rappresentanza di oltre quaranta aggregazioni. A novembre il progetto è stato presentato all’assemblea dei vescovi e due di essi sono stati coinvolti (mons. D. Blanchet e mons. F. Fonlupt).
È interessante notare il cambiamento della denominazione a seconda della crescita del gruppo. Si parte da gouvernance en Eglise (il funzionamento della “macchina” ecclesiale) a Synodalité (il ritrovarsi assieme) alla denominazione finale Promesses d’Eglise (entrata dei movimenti giovanili).
I temi affrontati a livello centrale e periferico sono la dignità dei battezzati, la relazione di fiducia con i preti e i vescovi, il sistema di governo della Chiesa, il formarsi delle decisioni ecclesiali, il rapporto uomo-donna nella comunità, la cura delle vittime di abusi e dei vulnerabili, la formazione del clero ecc.
Cultura della sinodalità
Rispetto ad altre iniziative laicali come quella promossa da una decina di personalità (fra cui Michel Camdessus, ex direttore generale del Fondo monetario internazionale; cf. Settimananews: «Laici francesi, trasformare la Chiesa») sulla riforma ecclesiale, quella di Promesses ha l’originalità della convergenza tra aggregazioni molto diverse, di una collocazione segnata dall’appartenenza ecclesiale piuttosto che dalle singole rivendicazioni, di una vicinanza (non servile) ai vescovi e alle Chiese locali. Con l’effetto di una conoscenza diretta dei protagonisti di mondi fra loro molto distanti.
Il segretario generale di CCFD ha detto: «Promesses d’Eglise non fa un’operazione lobbistica, ma è piuttosto una piattaforma in cui è possibile un’esperienza sinodale». L’assenza di una agenda troppo precisa ha permesso e in prospettiva permetterà una aggregazione più facile per quanti lo volessero.
Per questo, dopo la formulazione della Carta d’intenti, non si è definito un orizzonte finale preciso. Piuttosto che a una rappresentanza come quella espressa dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ora direttamente impegnato nel processo sinodale di quella Chiesa) si punta ad altre forme di presenza, come gli «stati generali» della Chiesa, o un sinodo nazionale. Come ha detto mons. D. Blanchet: «Che i responsabili nazionali dei movimenti sollevino la questione di un sinodo nazionale non è sorprendente, ma coltivare una cultura della sinodalità è ancora più importante».