Il 28 luglio, con un comunicato di poche righe (qui), la sala stampa della Santa Sede ha annunciato che papa Francesco ha accettato le dimissioni di Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, dal collegio cardinalizio. Inoltre, il papa ha disposto la sua sospensione a divinis e l’obbligo di residenza in una struttura che gli verrà indicata. Nel mese di giugno l’arcidiocesi di New York aveva comunicato che le accuse di abuso sessuale rivolte contro McCarrick si erano rivelate credibili e sostanziate (qui). McCarrick, che continua ad affermare la propria innocenza, è stato arcivescovo di Washington (2001-2006), di Newark (1986-2001), vescovo di Metuchen (1981-1986) e ausiliare di New York (1977-1981). Nel 2001 era stato creato cardinale da Giovanni Paolo II.
Verso la metà/fine dell’Ottocento succede qualcosa che sconvolgerà gli scenari del secolo successivo. Da un lato il potere politico, per dare una ragione comune a quel costrutto che è la nazione, si inventa la patria – la cui salvaguardia giustifica l’illimitatezza di quel potere. In nome della patria, il governo della nazione diventa «sacerdotale» e dispone il sacrificio del suo popolo in due conflitti mondiali che porteranno l’Europa sull’orlo dell’annichilimento. Il popolo sacrificale celebra la sua remissività a quel potere, resa possibile dall’introiezione dell’esaltazione della patria, diventando carne da macello per la macchina della guerra.
La fine del potere temporale della Chiesa
D’altra parte, il potere temporale della Chiesa si riduce territorialmente al lumicino, diventando praticamente irrilevante. Ma la sua forza non si lascia certo né contenere né diminuire da questa contingenza: essa, semplicemente, trasmigra in quello che rimane del potere della Chiesa: ossia, nella dimensione spirituale. Pochi se ne accorgono, e ancora di meno sono quelli che si rendono conto della perversione di questo passaggio. Il potere supremo della Chiesa si auto-dichiara infallibile, dando giustificazione a ogni delirio di onnipotenza e intangibilità.
Da più di un secolo, questa è la condizione della Chiesa cattolica. Dentro questa logica istituzionale tutto è giustificabile per proteggere tale assolutismo dell’immunità. E questa macchina, non meno di quella bellica, inizia inesorabilmente a produrre le sue vittime – in ogni forma e in ogni modo. Del tutto irrilevanti nella loro singolarità, esattamente come i cittadini che muoiono al fronte e quelli che soccombono nei bombardamenti delle città.
Quanto accadde all’Europa all’alba della fine della II Guerra mondiale, accade oggi per la Chiesa cattolica – ossia il trovarsi davanti all’abisso dell’auto-annichilimento per mancanza di strutture che sappiano governare la violenza distruttiva del potere. Con una distinzione per la Chiesa: il suo potere è tutto ripiegato all’interno, non ha un riferimento altro su cui possa misurare con consapevolezza la propria implosione; ed essendosi dichiarato assolutamente spirituale ha prodotto un sistema di immunizzazione davanti a qualsiasi forma di evidenza fisica.
La Chiesa cattolica, un mondo virtuale
Si apre così un vortice che risucchia ogni cosa: dal corpo violato della vittima alla patologia del perpetratore, dal mondo fittizio e parallelo che l’immunità permette di costruire alle logiche di sottomissione assoluta al potere come rituale di iniziazione a esso. Una matassa inestricabile che la Chiesa si trova oggi tra le mani, senza sapere bene da dove iniziare per riemergere da questa perversione del potere.
Seguendo una logica sostanzialmente coerente al problema che si vorrebbe risolvere, ripetendo su registri politicamente corretti la strategia di immunizzazione, si è buttato a mare il singolo nel tentativo di salvare l’immagine dell’istituzione. Sulla cosiddetta «tolleranza zero» si può discutere molto, ma essa è destinata a fallire se continua, latentemente, a funzionare seguendo tale logica.
Inoltre, questo ha fatto sorgere l’illusione che la Chiesa come corpo istituzionale non fosse in drammatico bisogno di iniziare lei stessa un percorso penitenziale di guarigione dalla patologia di sé, in primo luogo riscrivendo radicalmente le coordinate del potere e del suo esercizio; e, poi, immaginandosi strutture adeguate e autonome in grado di giudicare sulle perversioni di quello stesso potere.
Se un lato di questa impresa dovrebbe convocare la dimensione giuridica, l’altro deve essere messo in atto da quella teologica. La struttura gerarchica della Chiesa, esito di un lunghissimo processo storico che ha raggiunto il suo apice al tramonto della modernità, è giunta alle soglie del rischio di implosione.
La sua semplice affermazione di principio, e le pratiche che ne prolungano la sua realizzazione virtuale, non fanno altro che accelerare il punto di non ritorno per ogni forma (anche rivisitata a fondo) del suo mantenimento. Detto per inciso, tanto per essere chiari, non è che le procedure democratiche siano automaticamente immuni a qualsiasi forma di violenza inflitta all’umano – abbiamo un secolo di storia che dovrebbe renderci avveduti su questo.
Distribuzione del potere e del giudizio
Davanti alla violenza degli abusi non c’è giustificazione, come non c’è giustificazione per un sistema di potere che si è lasciato colonizzare non solo da dinamiche di copertura, ma addirittura anche da coloro che quelle violenze le hanno perpetrate. Resistendo altezzosamente a ogni voce che metteva in guardia davanti a essi e – come ha affermato papa Francesco nella sua lettera alla Chiesa cilena – occultando perversamente quella delle vittime.
«Il “mai più” alla cultura dell’abuso come anche al sistema dell’occultamento che gli permette di perpetuarsi, richiede di lavorare tutti insieme per una cultura di attenzione che impregni le nostre forme di relazionarci, (…) di vivere l’autorità; (…) il nostro rapporto con il potere e il denaro» (ivi).
Come mi rapporto al potere (che ho nelle mie mani)? Quale istanza vigila su questo potere esercitato quotidianamente nella Chiesa? Chi giudica legittimamente sull’abuso del potere? Rispetto a queste domande, la cui risposta è a mia avviso decisiva per la questione degli abusi nella Chiesa cattolica, essa si trova attualmente in un vicolo cieco (teologico): perché, in fin dei conti, sono tutte in mano al medesimo soggetto istituzionale.
Il travaso della violenza giustificata, insita nella forma temporale del potere, all’interno dello spirituale, compiutosi per necessità a fine Ottocento senza sorveglianza alcuna, rimane il grande impensato di tutta la gestione attuale degli abusi nella Chiesa cattolica. Ha prodotto mentalità diffusa e legittimazione indebita di strategie di accaparramento del potere camuffate da vite ministeriali. Ma ha anche prodotto una sorta di incapacità paralizzante nel far fronte al proprio fallimento, immaginandosi una garanzia di immunità che avrebbe preservato, in ogni caso, qualcosa come un’essenza della Chiesa.
Non sono Caino e neanche Dio (meno male). Però questo servo di Dio… lo chiuderei in cella con i peggiori, dove il loro credo è: “I BAMBINI NN SI TOCCANO”.
QUESTI SONO I MOMENTI CHE VORREI ANDARE AL PIANO DI SOPRA E CHIEDERE: “PERCHE'”
25 LUGLIO 2018, ore 19:41, TGCOM24
Prato, sacerdote sorpreso nudo in auto con una bimba di 10 anni: arrestato | Lui ammette e dice: “Lei ha preso lʼiniziativa”. A notare la scena è stato un residente. Il prete ha rischiato il linciaggio. La bambina era seguita dai servizi sociali. Don Paolo Glaentzer parla di un “rapporto consenziente”. Il vescovo lo sospende. Sono dovuti intervenire i carabinieri, nella tarda serata di lunedì, a Calenzano, in provincia di Firenze, per salvare don Paolo Glaentzer, sacerdote di 70 anni. Rischiava il linciaggio dopo essere stato scoperto seminudo in auto con una bambina di 10 anni. Il prete ha già fatto qualche ammissione e per questo è stato sospeso dal vescovo. Per la bambina, seguita da tempo dai servizi sociali, è stato disposto un sostegno psicologico. Don Glaentzer, parroco di una chiesa della diocesi di Firenze, al confine con la provincia di Prato, ma che non appartiene al clero fiorentino, è stato poi arrestato dagli stessi militari. Pesante l’accusa: violenza sessuale aggravata. Vista l’età avanzata del sacerdote, la Procura di Prato ha disposto gli arresti domiciliari. Nudo in auto con una bambina – Il sacerdote, poco dopo le 22 di lunedì, si era fermato nel parcheggio di un supermercato lungo il tragitto tra la parrocchia e la casa della bambina, sua parrocchiana, a cui avrebbe dato assistenza vista la situazione disagiata della famiglia. Un residente della zona ha notato i due in auto in una zona buia. Insieme al padre si è avvicinato alla macchina e, dopo avere visto la piccola con i pantaloni abbassati, ha aperto lo sportello e fatto uscire la bambina avvisando anche i vicini. La folla tenta il linciaggio – Così un gruppetto di residenti della zona si è radunato nel parcheggio. In un crescendo di tensione e insulti, il prete è stato bloccato e solo l’intervento di una pattuglia dei carabinieri ha evitato che venisse aggredito e linciato dai presenti. Non era la prima volta che si appartava con la bimba – Il sacerdote portato in caserma è stato interrogato e avrebbe ammesso di essersi appartato con la bambina e che non era la prima volta che accadeva, ma avrebbe dichiarato anche di intendere il suo rapporto con la minore come una relazione affettiva e che sarebbe stata sempre lei a prendere l’iniziativa. Gli episodi, più di uno, sarebbero avvenuti sempre nella sua auto, durante il tragitto tra la parrocchia e la casa della bambina. Per la minore è stato disposto un sostegno psicologico. I carabinieri di Signa stanno conducendo indagini anche per accertare se ci siano altre giovani vittime molestate dal sacerdote, che avrebbe dovuto lasciare la parrocchia a settembre. Card Betori: mai arrivate segnalazioni, prete sospeso – Il prete è stato sospeso “cautelativamente” dall’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, “dall’esercizio del ministero pastorale”. “Alla diocesi di Firenze non erano mai arrivate informazioni o segnali che potessero lasciare intuire condotte deplorevoli né tanto meno comportamenti penalmente rilevanti – spiega una nota della curia dove si ricorda che don Paolo Glaentzer è ospite della diocesi e non fa parte del clero fiorentino – altrimenti la diocesi avrebbe immediatamente agito”. Betori, innanzi tutto, “afferma la piena fiducia nell’operato degli inquirenti e della magistratura” e con tutto “il presbiterio diocesano, colpiti e addolorati, esprimono sentita vicinanza alla bambina e alla sua famiglia”. Diocesi: se confermati fatti intollerabili. “I fatti, così come contestati, già di per sè gravissimi, qualora fossero confermati dalle indagini per le quali ci si affida agli inquirenti, sono resi ancora piu’ intollerabili e sconvolgenti in quanto attribuiti a un sacerdote e sono causa di profondo dolore per le vittime e ferita aperta per l’intera comunità”. Così la diocesi di Firenze sull’arresto del sacerdote. “Nel deprecare ripugnanti comportamenti”, la diocesi di Firenze, prosegue la nota “ribadisce il dovere della ricerca della verità, l’attenzione e la cura per le vittime, l’impegno ad evitare ogni possibilità di reiterazione dei reati, la salvaguardia delle comunità, la fiducia nel clero, la certezza che il Signore non abbandona la sua Chiesa”.
Riprendo brevemente un passo del testo sopra presentato: “Davanti alla violenza degli abusi non c’è giustificazione, come non c’è giustificazione per un sistema di potere che si è lasciato colonizzare non solo da dinamiche di copertura, ma addirittura anche da coloro che quelle violenze le hanno perpetrate”. Che dire dinnanzi a questa piaga dell’abuso verso coloro che si trovano in una “posizione inferiore”? Che posizione prendere dinnanzi a questa oscenità umana? Che dire del celibato “imposto” per diventare presbiteri? Che dire sul comportamento di taluni vescovi che di principio hanno sempre un occhio di riguardo verso i “loro” presbiteri? E’ la piaga del clericalismo, della casta che si auto-preserva e si auto-giustifica perché non si può macchiare l’onore del proprio ruolo sacrale! E, intanto, la vita di alcuni è stata rovinata e per “guarire” il percorso è lungo! Certo, bisogna certamente distinguere: non tutti i preti sono pedofili o abusatori, non solo i preti hanno abusato sessualmente della povera gente. Eppure le logiche ecclesiastiche sono sottili… in nome della misericordia gli ecclesiastici (spesso e volentieri) attivano sistemi relazionali e immunitari assai diversi se sono attivati “tra di loro” o se sono attivati “tra il resto del popolo di Dio”. E, questo non è corretto! Questo è un ulteriore abuso, stavolta di potere, e non è secondo il criterio della giustizia: se uno ha abusato deve essere punito perché ha messo in atto dei comportamenti altamente dannosi verso gli indifesi e i piccoli! Altro che scaricare le colpe sul Demonio… come si è recentemente espresso un presbitero italiano che ha abusato di una bambina di 10 anni! “E’ stato il Demonio che mi ha ingannato!”, ha detto il prete. Facile tirar fuori il Demonio quando fa comodo o chiamare in causa la preghiera come “arma” in grado di risanare le proprie mancanze e le ferite altrui! Cara Chiesa… spogliati di quei pochi onori ai quali ancora ti aggrappi per preservare te stessa! Abbi il coraggio di restare nel mondo, con i piedi per terra, dentro all’unica grande scena che è quella in cui gli uomini vivono, lottano e sperano. Non rinchiuderti nel “mondo dietro al mondo”, non fuggire escatologicamente nel futuro per scappare dalla realtà. La speranza che ti abita, quella che viene da Dio, ti mantenga umile e vera, onesta e solidale, misericordiosa e giusta, leale e uguale per tutti.
Non ho capito: “L’infallibilità papale è una specie assolutismo politico determinato dalla caduta del potere temporale?”. Quindi il comportamento del cardinale McCarrick ha evidenziato come viene esercitato il potere nella Chiesa. Ma cosa dire se dopo 5 anni il commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata non c’è ancora una chiara accusa ed una proporzionata eventuale punizione. Come mai è stato proibito alle suore dello stesso ordine di accedere al tribunale ecclesiastico? Credo che sia rilevante ed anche connaturale al diritto individuale ed anche collettivo che, se qualcuno viene accusato di qualche reato penale, civile e/o religioso, abbia il diritto di difendersi. Impedire l’atto di difesa, dopo l’accusa del proprio superiore, si configura come comando paradossale. Questo tipo di comando ed esercizio della propria autorità non è espressione di autorità ma di abuso di potere. In chiave psicologica è un comportamento patogeno, cui non si può rispondere né con l’obbedienza, né con la ribellione perché in entrambi i casi sarebbero errati. L’unico modo di proteggersi da questo abuso di potere è non riconoscere a questo potere alcuna autorità.