«Amor mi mosse, che mi fa parlare»
Cari Giornalisti liberi e forti,
Vi confesso che fin dall’inizio di questa vicenda ho avvertito un senso di disagio e di perplessità.
Nella comunicazione diramata dalla Santa Sede la sera del 24 settembre scorso c’era qualcosa di irreale, di surreale: «Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia alla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu». Il più stretto collaboratore del Papa, il cardinal Parolin, ha detto che lui non ne sapeva nulla, che ha appreso la notizia dai TG. Da allora sono passati quasi tre mesi e la Santa Sede non ha ancora fornito una spiegazione.
Presunzione di innocenza
Ma perché quel sapore di irreale, di surreale? Perché questo modo di procedere è decisamente contrario alla filosofia di papa Francesco, il quale non ha perso occasione, nel corso del suo pontificato, di ribadire la sua considerazione per la giustizia civile, il suo apprezzamento del principio giuridico della presunzione di innocenza e l’importanza della tutela della reputazione degli indagati.
Nella primavera del 2019, per fare un esempio, di ritorno dal Marocco papa Francesco ha detto: «Cosa dice la giurisprudenza mondiale? Che se una causa è aperta c’è la presunzione d’innocenza. Forse non è innocente, ma c’è la presunzione. Una volta ho parlato di un caso in Spagna di condanna mediatica che ha rovinato la vita di alcuni sacerdoti che poi sono stati riconosciuti innocenti. Prima di condannare dal punto di vista mediatico, meglio pensarci due volte».
E nel viaggio di ritorno dalla Thailandia e dal Giappone (novembre 2019), parlando degli scandali immobiliari vaticani, il papa ha ribadito e rafforzato il concetto: «la presunzione di innocenza è una garanzia, un diritto umano». Evidentemente queste affermazioni parlano di una convinzione profonda del papa, di un principio inalienabile, senza il quale si rischia di mettere in gioco la dignità di esseri umani, magari innocenti. Convinzione rafforzata anche pochi mesi fa dall’iter giudiziario del cardinal Pell, prima condannato e poi assolto dalla giustizia australiana.
«Molti ipotizzano, tanti inventano»
E allora? Com’è possibile che dal 24 settembre scorso, dopo un colloquio di una ventina di minuti e senza che Becciu potesse difendersi dalla accuse che fino a quel momento non conosceva nemmeno, il cardinale venga considerato – dall’opinione pubblica mondiale – colpevole? Senza un processo? Per lui non vale il diritto umano della presunzione di innocenza? Qualcosa davvero non torna.
Monsignor Galantino – che ha manifestato «disagio» per questa vicenda – ha detto che il papa, come tutti, è un essere umano e nella trasmissione Re Start del 28 ottobre scorso s’è espresso in questi termini: «Nelle sue decisioni [il papa] segue le sue conoscenze, segue il suo istinto. C’entra molto anche il carattere della persona, perché quando uno diventa vescovo o diventa papa, resta quell’uomo, non è che diventi un’altra persona». Secondo lui il Papa ha agito così «o per permettere al cardinal Becciu di difendersi con libertà, oppure perché ha un suo convincimento particolare». E, su quanto dicono i giornalisti, Galantino ha commentato: «Molti ipotizzano, tanti inventano».
Certo è che in quei giorni di fine settembre incombeva come una spada di Damocle l’ispezione di Moneyval e qualcuno aveva preannunciato che sarebbe successo qualcosa di grosso in Vaticano. Certo è che quel 24 settembre papa Francesco aveva in mano il numero dell’«Espresso» non ancora uscito in edicola, il quale già annunciava la scacciata dei mercanti dal Tempio e indicava nel cardinal Becciu il colpevole del malaffare.
Le domande
Ma le domande non possono che rincorrersi: chi ha portato quella rivista al papa? Chi, di coloro che gli stanno vicino, era d’accordo con l’«Espresso», il quale scrisse delle dimissioni di Becciu – dimissioni delle quali la rivista si vanta d’avere il merito – parecchie ore prima che il cardinale stesso le offrisse, e quindi che il papa le accettasse? Chi ha fornito informazioni riservate – vere o false che siano – all’articolista dell’«Espresso»? E, se davvero quelle erano carte della magistratura, come hanno fatto a uscire da dove dovevano restare? Perché l’istituto dell’avviso di garanzia – che dovrebbe tutelare l’indagato dalla gogna – non ha funzionato?
E ancora: chi ha fornito materiale accusatorio ai magistrati, se quel materiale – come sembra – è almeno in parte falso? Chi è in grado di confezionarlo? Quali forze sono coinvolte in questa vicenda? Può darsi che il cardinal Becciu sia un capro espiatorio, e quindi innocente e fedele al Papa? Può darsi che sia tutta una colossale montatura ai danni non solo di un cardinale, ma del Papa e dell’intera Chiesa? Chi ha alimentato la disinformazione e le calunnie pubblicate su certa stampa? Quanto interessa ai magistrati arrivare – liberamente e in coscienza – a trovare la verità? Lavorano con cognizione di causa i magistrati quando, ad esempio, prendono abbagli come quello del “Papa-Re” per riferirsi a un papa antimonarchico come Francesco, o come quello portato alla luce dalla Cassazione sull’arresto illegittimo della collaboratrice vaticana Cecilia Marogna?
E soprattutto, date queste premesse: i magistrati vaticani sapranno rispettare diritti umani e principi sacrosanti della giurisprudenza – come quello della presunzione d’innocenza e quello del processo equo – se sono sotto l’impressione che il papa (da loro considerato Monarca Assoluto dello Stato che li paga) abbia già espresso una condanna, oppure hanno imboccato un vicolo cieco?
Per amore della verità
Il 24 settembre il papa è stato mal consigliato o addirittura ingannato da qualcuno? Oppure la Provvidenza – nelle sue misteriose trame – ha voluto che il cardinal Becciu venisse spogliato dei suoi diritti cardinalizi affinché potesse difendersi in un tribunale civile e laico (italiano e vaticano)? Non lo so.
Ma, da quanto lo conosco, credo che papa Francesco sia un gigante dello spirito e sappia ascoltare la voce dello Spirito Santo, in ogni attimo presente.
Scrivo a voi, cari giornalisti liberi e forti, per sollecitarvi a trovare risposta alle domande elencate qui sopra (esclusa l’ultima, va da sé; a quella penserà la storia), perché contribuiate a portare alla luce la verità dei fatti.
Fatelo per amore della Chiesa e del papa, o almeno per amore della verità.
La verità ci renderà liberi. E vi renderà il merito della qualità del vostro lavoro.
Ne va della libertà di tutti noi, in fondo.
Con un cordiale saluto e con l’augurio di un buon Natale!
Che sia un Natale di luce!
Ebbene, se per caso, ma proprio per caso, le accuse mosse al cardinale fossero infondate e quindi ingiuste, cosa direbbe il nostro quisque de populo? Che comunque valeva la pena di massacrare un prelato, che non è un ragazzino ingenuo, per il bene e la grandezza della Chiesa? Che comunque il Papa-Re ha sempre ragione? Se ci sono le prove allora che vengano rese note visto che sono trascorsi tre mesi inutilmente, dopodiché il cardinale colpevole venga ridotto allo stato laicale altro che cardinale senza funzioni e prerogative! Trovo invece stucchevole un certo modo di ragionare, dove si accetta e si digerisce tutto senza neanche porsi alcun dubbio o prendere alcuna posizione. Da parte mia reclamo ancora un finale in tempi brevi di questa triste vicenda che è diventata una soap opera solo per volontà del Vaticano, anche perché sono state coinvolte tante altre persone non religiose, altrettanto già condannate a priori dai mass media.
Egregio Berton,
trascurando ogni considerazione sul tono delle sue parole a mio riguardo, la informo che non guasterebbe se lei volesse fare quel che rimprovera (sia vero o meno) a me: porsi qualche dubbio. Potrebbe magari scoprire che è possibile essere molto più radicali di quanto lei non creda e non sia.
Quando scrivo che “il tempo farà luce” prefiguro un’alternativa tra due scenari:
1) o le accuse a Becciu appariranno del tutto infondate, e allora verranno svergognati il Papa e i suoi consiglieri/informatori, perché sarebbe inaudito e clamorosamente ingiusto prendere simili decisioni sulla base di accuse giornalistiche – ma ad oggi io non ritengo Bergoglio capace di una simile imbecillità, salvo future smentite (l’immagine del Papa-Re se la coltivi pure, se le piace tanto);
2) o dietro quel che è noto al grande pubblico, c’è molto di peggio, tale che l’attuale silenzio sulla persona del cardinale e su quel che lo riguarda è un pietoso – e magari discutibile, glielo concedo se vuole – gesto di carità, per risparmiare maggiori pubbliche infamie.
Si è posto lei, egregio Berton, tali dubitanti domande? E, dovendo scegliere, lei opterebbe a cuor leggero per la seconda ipotesi? Io no, nonostante tutto. Perché ho sempre saputo che il tempo è galantuomo, con tutti. Cardinali e Papi inclusi.
Premesso che non interverrò più sull’argomento e ringrazio la redazione per avermi ospitato, ribadisco che il problema non è se il cardinale Becciu sia colpevole o meno ma come è stato gestito il caso. Abbiamo di fronte un accusato che continua a proclamarsi innocente e che ha già provveduto a rivolgersi all’autorità giudiziaria italiana contro il suo grande accusatore (vedi L’Espresso) e la decisione pesantissima presa dal Papa, che ha pochissimi precedenti nella storia della Chiesa Romana. Ma il Vaticano si è trincerato dietro un silenzio assordante. Nel contempo sono stati però coinvolti pesantemente i familiari del cardinale e una signora denominata dai mass media internazionali la “Dama di Becciu”, prima incarcerata su ordine del Vaticano e poi liberata dallo stesso Stato Italiano, in attesa di un quadro probatorio più serio. Se tutto ciò è normale e accettabile… Io ritengo di no. Auguri di buon anno a tutti e soprattutto al cardinale Becciu, ai suoi familiari e anche alla signora Marogna; e che Dio li protegga.
Con tutti i problemi davvero seri che hanno sia la Chiesa che la società, trovo ancora stucchevole continuare a parlare del cosiddetto “caso Becciu”. Il cardinale non è ragazzino ingenuo incapace di difendersi, quando arriveranno momento e luogo. Quanto a coloro che sanno più cose del Papa tanto da poterne criticare l’operato, farebbero meglio ad aspettare pazientemente che il tempo faccia luce: si eviterebbero di dire sciocchezze, parlando di retroscena che non si conoscono e che potrebbero essere molto peggiori del poco che si intravede ora.
Ho un profondo timore che il Papa sia stato ingannato da interessati consiglieri per condurlo ad un’azione non sufficientemente motivata e gravemente lesiva dei principi basilari del cristianesimo sulla presunzione d’innocenza. Riguardo al conto in banca cui fa riferimento don Adriano (“Pietro non aveva il conto in banca”), mi sembra un commento ipocrita contrastante con l’oggettiva realtà della vita comune di tutti, ecclesiastici e laici. Non si condanna prima di avere per giudicare tutti gli elementi e le prove del dolo ! Purtroppo la gogna mediatica (il più delle volte gratuita) è la costante della nostra (troppe volte falsa ed interessata) “informazione”.
Le auguro Don Adriano che nessuno della Gerarchia le riservì un trattamento simile. Obbedienza?
Rifletta.
Per quanto riguarda gli Investimenti finanziari del Vaticano certo desta perplessità, tutto e da tempo, e non solo questa operazione, di cui tra l’altro il Papa era a conoscenza : “non si possono tenere i soldi nel cassetto “.
Si documenti .
Il Papa e Vescovi non sono infallibili e non lo è neppure Papa Francesco. Esiste davanti a Dio il dovere di ascoltare Prima di giudicare e non solo qui c’è l’aggravante di aver dato in pasto agli avvoltoi un Figlio che ha sempre servito e dato tanto pet la Chiesa ( parole del Papa).
L’articolo è stato scritto alcuni giorni fa. Ieri ho seguito il discorso del Papa alla Curia, e mi è piaciuto molto. In particolare mi hanno colpito alcuni passaggi che, forse, riguardano anche ciò che abbiamo nel cuore e ciascuno di noi:
«Dio risponde ad Elia che la realtà non è così come l’ha percepita lui (…).
Gesù affrontò una indescrivibile crisi nel Getsemani: solitudine, paura, angoscia, il tradimento di Giuda e l’abbandono degli Apostoli. Infine, venne la crisi estrema sulla croce: la solidarietà con i peccatori fino a sentirsi abbandonato dal Padre. Nonostante ciò, Egli con piena fiducia ‘consegnò il suo spirito nelle mani del Padre’. E questo suo pieno e fiducioso abbandono aprì la via della Risurrezione.
(…) Vorrei esortarvi a non confondere la crisi con il conflitto. La crisi generalmente ha un esito positivo, mentre il conflitto crea sempre un contrasto, una competizione, un antagonismo apparentemente senza soluzione fra soggetti divisi in amici da amare e nemici da combattere, con la conseguente vittoria di una delle parti.
La logica del conflitto cerca sempre i “colpevoli” da stigmatizzare e disprezzare e i “giusti” da giustificare per introdurre la consapevolezza – molte volte magica – che questa o quella situazione non ci appartiene..»
Papa Francesco, ieri nel discorso alla Curia
Rinnovo gli auguri per un Natale e un anno nuovo di luce
Non si deve rimangiare quello che ha scritto nell’articolo. Il suo articolo non era severo, anzi l’ho trovato alla fine abbastanza ingenuo. “Ma, da quanto lo conosco, credo che papa Francesco sia un gigante dello spirito e sappia ascoltare la voce dello Spirito Santo, in ogni attimo presente.”
Papa Francesco può indubbiamente avere avuto buone intenzioni e ha certamente la capacità di ascoltare lo Spirito Santo.
La realtà di questo caso però- qui non stiamo giudicando la coscienza di Papa Francesco, chi può farlo se non Dio solo??- è che Papa Francesco non sa cogliere a sufficienza le dinamiche dei mass media e la comunicazione vaticana è un vero disastro, insieme all’immagine che ne hanno “quelli di fuori”.
Il fatto che dopo mesi di speculazioni non sia ancora giunto un chiarimento ufficiale da parte del Papa o dalla curia vaticana costituisce un evidente scandalo. Papa Francesco può fare quante omelie vuole su Gesù abbandonato nel Getsemani, sui conflitti che vanno evitati…i suoi pensieri sono belli e gliene siamo grati, ma purtroppo il suo agire autoritario nel caso Becciu, con assenza di chiarificazioni, la mancanza di chiarificazioni ufficiali anche per il documentario in cui parlava delle coppie omosessuali che ha disorientato molti (una scarna nota non firmata inviata ai nunzi è il massimo che sono riusciti a fare!!), fanno sì che le sue parole suonino piuttosto vuote e stia perdendo la fiducia della gente… la Chiesa, nata per comunicare il Vangelo fino agli estremi confini della terra, non sa gestire la propria comunicazione in modo semplice, coerente e efficace, non deve sembrarci un disastro da poco
Due cose: nella chiesa noi preti siamo vincolati dall’obbedienza. se il vescovo ti toglie un incarico non deve aver prove documentali. Servirai da un’altra parte la Chiesa. Secondo: il palazzo di Londra non va giù a nessuno. Pietro non aveva il conto in banca.
Tuttavia (1) il vescovo non è un satrapo e resta vincolato alla legge divina e canonica; (2) san Pietro non aveva nemmeno 5.000 dipendenti e 1.000 pensionati da retribuire ogni mese.
Condivido pienamente quanto scritto da Paganini, le sue domande e critiche sono anche le mie, che ho già posto alla redazione di Vaticano News. Non si può lasciare un prelato per mesi sulla gogna mediatica internazionale senza che questi possa effettivamente difendersi, infangando lui ed i suoi famigliari. Mi spiace per don Adriano, ma per il cardinale Becciu non si è trattato di una semplice rimozione da un prestigioso incarico da accettare in obbedienza, ma di una cacciata cattivissima, legata ad accuse abnormi tutte ancora da verificare, rese pubbliche da L’Espresso e fatte proprie dal Papa, probabilmente grazie anche al sostegno di zelanti collaboratori. E si anche i Papi, come ci insegna la storia, sanno essere anche vendicativi come tutti i comuni mortali.
In merito al Palazzo di Londra, ma la vera finalità del suo acquisto era proprio legata alla speculazione? E chi sarebbero stati i beneficiari finali? Il cardinale con i suoi famigliari o i suoi amici poco raccomandabili? Credo che solo una volta accertata la verità “vera”, dopo aver sentito le ragioni dell’accusato, si potranno fare giuste valutazioni in merito.
Giusto, San Pietro non aveva il conto in banca ma oggi senza questo molte attività caritatevoli e sociali tipiche della ns Chiesa probabilmente non avrebbero più esistenza. Quindi il problema non è il conto ma come questo viene usato.
Infine, vorrei che dai rappresentati della mia Chiesa, di ogni ordine e grado, vi fosse sempre un atteggiamento più fraterno, meno manicheo, più comprensivo, meno vendicativo. Ma tant’è che sempre di esseri umani si tratta, con tutti i pregi e difetti.
Quindi, se domani l’accusano di pedofilia e lei sa di essere innocente non si difende e va a servire la chiesa da un altra parte? Prima di scrivere dovrebbe riflettere, tutti possiamo sbagliare e, i processi nelle adeguate sedi servono per stabilire la verità.