Giovedì 10 marzo, il Parlamento spagnolo ha votato a larga maggioranza l’istituzione di una Commissione parlamentare indipendente di indagine sugli abusi sessuali avvenuti nella Chiesa cattolica del paese.
La decisione arriva dopo i lunghi tentennamenti in materia della Conferenza episcopale, giunta poi alla decisione di non procedere a un’indagine statistica affidata a persone e competenze esterne, ma di affrontare – volta per volta – solo i singoli casi internamente alla Chiesa stessa.
Il voto del Parlamento ha permesso al procuratore generale spagnolo di avocare a sé tutti gli atti penali riguardanti casi di abuso sessuale nella Chiesa, unificando e centralizzando così le indagini da parte della giustizia.
A differenza di altri paesi, come la Germania e la Francia, in Spagna si era prodotta una frattura fra i vescovi e i superiori maggiori delle congregazioni e ordini religiosi; questi ultimi, infatti, nel febbraio scorso avevano dichiarato la volontà di affidare un’indagine indipendente a uno studio legale (come avvenuto, ad esempio, nella diocesi tedesca di Monaco) e intrapreso i passi necessari per dare avvio al lavoro dello studio legale.
Secondo il voto parlamentare, la Commissione sarà formata, oltre che da esperti del settore, anche da rappresentanti delle vittime di abuso sessuale nella Chiesa cattolica. A esse, nel caso lo volessero, verrà garantita anche la possibilità di esprimersi direttamente davanti al Parlamento stesso.
Dopo il voto, il presidente della Conferenza episcopale spagnola, card. J.J. Omella, ha dichiarato la disponibilità della Chiesa locale a collaborare con la Commissione parlamentare indipendente.
Passo inevitabile per evitare di amplificare ulteriormente la posizione critica della Chiesa cattolica spagnola davanti alla società e alle vittime, che già avevano contestato la decisione precedente presa dai vescovi.
L’immobilismo della Chiesa spagnola, unita a una decisione procedurale presa senza tenere in debito conto della posizione e dei vissuti delle vittime di abuso sessuale, l’ha sostanzialmente messa nell’angolo – togliendole di mano la possibilità di un gesto significativo di trasparenza davanti al paese.
Il ripiegamento interno, come la volontà di affrontare solo singoli casi senza prendere in considerazione aspetti strutturali e istituzionali più ampi, è stato sostanzialmente percepito come un proseguimento dell’omertà ecclesiale in materia di abusi sessuali.
A romperla, ci ha pensato ora la massima istituzione civile rappresentativa della Spagna, coagulando una maggioranza trasversale a tutti i partiti – eccezion fatta per quello della destra populista Vox.
Davanti a quanto avvenuto in Spagna, i vescovi italiani e la nostra Conferenza episcopale dovrebbero agire in tempi rapidi e senza ulteriori incertezze – istituendo anche da noi, e per volontà della stessa Chiesa italiana, una commissione di indagine formata da competenze e professionalità esterne a essa, come richiesto in un Appello apparso solo pochi giorni fa da un gruppo di teologhe e teologi (cf. SettimanaNews, qui).