Trento-abusi: la fiducia tradita

di:

grido

Il dolore degli abusi sessuali sta chiedendo alla Chiesa cattolica un profondo ripensamento anche del suo agire pastorale: mettere a parola la complessità del tema, oltre gli slogan, significa individuare i possibili passi per una vita ecclesiale più capace di testimoniare il Vangelo. «L’elitismo, il clericalismo favoriscono ogni forma di abuso. E l’abuso sessuale non è il primo. Il primo è l’abuso di potere e di coscienza».

Le parole di papa Francesco hanno aperto i lavori del convegno «La fiducia tradita. Gli abusi di potere, di coscienza e spirituali all’interno della Chiesa», che il Servizio Diocesano Tutela Minori della diocesi di Trento ha organizzato venerdì 10 novembre 2023. Si sono succeduti gli interventi di Anna Deodato, del Consiglio di Presidenza Servizio Nazionale Tutela Minori della CEI (Milano); Katharina Anna Fuchs, dell’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana (Roma) e, infine, Barbara Facinelli, responsabile del Centro di Ascolto del Servizio Tutela Minori (Trento).

Ascolto delle vittime

Il primo passo è stato dedicato a un tempo di ascolto della testimonianza di una persona ferita da forme diverse di abusi. L’ascolto, guidato dalla prof.ssa Deodato, ha permesso ai partecipanti di entrare in contatto con ciò che una vittima, anche a distanza di tempo, vive nell’intimo della sua persona: la sua lotta per vivere, le tracce di dolore che emergono anche attraverso circostanze che si ripetono e rinnovano memorie faticose, le domande sulla fede.

Ciascuno dei presenti in sala ha avvertito in modo forte, profondo e con chiarezza come l’esperienza di un abuso sconvolge la vita di una persona: «come può cadere in prescrizione il dolore di una persona che si ritrova con la vita sfasciata. Questa parola è terribile. Non la si può capire se non la si vive, perché non si capisce che il dolore dell’abuso è un dolore che non trova pace».

Sono parole che non possono non inquietare e smuovere le coscienze di ciascuno e di tutti. Ce ne siamo accorti anche nel momento in cui siamo stati invitati a reagire personalmente e in sala a partire da alcune domande: cosa sto pensando, cosa ho provato mentre ascoltavo, quali parole ed emozioni mi ritrovo nel mio intimo.

Lo scambio libero che ne è seguito ha evidenziato come ciascuno abbia partecipato e avvertito in modo intenso ciò che la vittima ci aveva trasmesso: senso di umiliazione, di lotta interiore, rabbia dell’ingiustizia subita, la desolazione della solitudine, ma anche – come qualcuno ha messo in luce – la forza profonda del desiderio di continuare a vivere.

Questo primo momento è stato un esercizio formativo, ci ha permesso di entrare nella seconda parte del Convegno con maggiore consapevolezza e rispetto, consapevoli che tutto ciò che si conosce dell’abuso fa soprattutto parte di una realtà che ferisce le persone, la Chiesa e la società.

Abuso di potere

L’approfondimento, affidato alla prof.ssa Fuchs, ha ulteriormente consegnato con chiarezza i termini della questione. Va affrontato prima di tutto un chiarimento linguistico, per mettere a fuoco che cosa si intenda per abuso spirituale, e così superare una certa confusione concettuale, culturale e linguistica. Come ogni abuso, è strettamente collegato a tre fattori: il superamento dei confini e dei limiti, il ruolo del potere, la fiducia.

Dunque, il primo focus è sul ruolo del potere, in quanto l’abuso è fortemente legato al suo esercizio. Ogni tipo di istituzione è coinvolta; nel contesto ecclesiastico in particolare, si danno due tipi di potere, quello di governo e l’autorità morale.

L’abuso di potere si può esprimere attraverso forme di squilibrio («causato, ad esempio, dalla posizione, dalla gerarchia ecclesiastica, dall’età, dall’esperienza di vita o di lavoro o dallo stato sociale») e dentro relazioni asimmetriche («incluse quelle pastorali, spirituali, educative e formative»).

Lo squilibrio di potere si manifesta in modo sottile e inconsapevole, come può essere il modo di comportarsi, di parlare o di vestirsi, così da essere individuato quale membro di un gruppo.

Nell’abuso di potere gioca un ruolo fondamentale la fiducia che viene posta nell’abusante, stimato per le sue competenze e capacità umane e professionali: nella vita religiosa, la questione è amplificata dalla fede in Dio quale componente di fondo della relazione. La fiducia è abusata quando «i confini nelle relazioni fiduciose vengono violati o trasgrediti e quando una persona colpita da abuso lo rivela e non viene creduta».

Abuso spirituale

Un secondo focus è dato all’abuso spirituale, che avviene solitamente «nel nome di Dio», e quindi è molto difficile da mettere in discussione. Si esprime in «schemi sistematici di comportamento di controllo, intimidazione e manipolazione; uso improprio o manipolativo della sacra Scrittura e/o di altri testi religiosi e spirituali; minacce di conseguenze spirituali negative; violazione dell’autodeterminazione e della libertà spirituale».

È un abuso di potere e di fiducia che interseca sia la dimensione orizzontale che quella verticale della persona; è incarnato da figure di guide spirituali (fondatori, superiori, accompagnatori ecc.) che si collocano tra Dio e l’uomo quali unica fonte di risposte corrette.

Le persone colpite rischiano la perdita dell’identità personale, perché quella di gruppo diventa predominante; sono violati i confini dell’accompagnamento spirituale; la persona è isolata; si creano relazioni di dipendenza, sostenute da un pensiero elitario e da un’obbedienza cieca; vengono posti obiettivi missionari ambiziosi e irraggiungibili; nasce confusione tra foro interno ed esterno.

Abuso di coscienza

Un terzo e ultimo focus è sull’abuso di coscienza, collegato strettamente all’abuso spirituale e alla violenza psicologica, una forma sottile e subdola di maltrattamento, con tante «facce» diverse, che vanno dall’umiliare, al criticare, negare, controllare, accusare, biasimare o isolare un’altra persona per destabilizzarla, metterla in imbarazzo o per creare dipendenza.

I documenti della Chiesa hanno riconosciuto la coscienza quale «luogo dell’ultima responsabilità e dell’identità personale dell’uomo in relazione con Dio». È l’autorità suprema, prima di qualsiasi istituzione religiosa e civile.

Quando l’apertura e la fiducia di una persona diventano strumenti per sostituirsi alla sua coscienza, si dà un abuso; nasce una relazione profondamente distorta: chi è accompagnato, viene sollevato dalla fatica della scelta; chi accompagna, acquista sempre più potere: «Questa è la cosa giusta! Questa è la tua strada/la tua vocazione! Dio ti ha chiamato a questo! Questo è buono e questo è cattivo!». Anche se il consiglio è corretto, sono vincolate o annullate la libertà personale e la possibilità di crescere nella scelta autonoma.

Su diversi livelli

Le dinamiche manipolative e abusive mettono a rischio i singoli, ma anche gruppi di persone, famiglie, fino ad arrivare a intere comunità, in tanti luoghi pastorali: «accompagnamento spirituale; contesto educativo/formativo; catechismo; confessione; gruppi di preghiera; vita quotidiana di un movimento e di una comunità; ritiro spirituale; omelia».

Una regola di fondo va ricordata: «La violazione dei confini in un’area porta a soglie di inibizione più basse in altre aree»; per questo l’abuso di coscienza o spirituale possono «preparare, giustificare e accompagnare altre forme di abuso».

Spesso le ferite e le conseguenze di questi abusi sono profonde e dolorose; la prof.ssa distingue tra otto livelli diversi: spirituale; emotivo; psicologico/mentale; fisico; cognitivo; morale; psico-sociale; finanziario. Il numero di livelli dice da solo la gravità, che coinvolge anche vittime secondarie: testimoni, familiari, appartenenti alla comunità o movimento religioso.

In sintesi, gli abusi di potere, di coscienza e spirituali sono una realtà che può teoreticamente colpire tutti, soprattutto nei momenti di fragilità o vulnerabilità.

«L’abuso spirituale e l’abuso di coscienza sono delle questioni difficili e molto delicate con delle conseguenze talvolta gravi sulla vita, sulla salute psichica e fisica, sulla relazione con Dio e sulla fede delle persone colpite. Entrambe le forme di abuso sono legate al potere e alla fiducia e hanno molte sfaccettature, per questo non è sempre facile riconoscerle, percepirle e distinguerle. Per questo motivo, la consapevolezza e la conoscenza dell’argomento, delle sue dinamiche e delle sue conseguenze sono essenziali per aiutare le persone colpite e per prevenire attivamente il tradimento della fiducia come capita negli abusi spirituali e di coscienza».

Azioni necessarie e possibili

Prima di tutto, è «essenziale sensibilizzare il più possibile sulla responsabilità associata a una certa posizione e al potere che l’accompagna». Si tratta poi di porre come obiettivo di ogni azione pastorale quello di «formare le coscienze, non pretendere di sostituirle» (Amoris laetitia 37).

Infine, è stato toccato il modo con cui la Scrittura viene interpretata, come guadagno di umanità oppure come fonte di sottomissione. Sono questi ambiti centrali per il ripensamento di ogni agire ecclesiale, perché sia trasparenza di quel Dio che ha trasformato in servizio ogni potere.

Il convegno si è concluso con le parole della dott.ssa Facinelli, che ha presentato l’attività del Servizio diocesano tutela minori.

L’articolo è stato redatto con la collaborazione delle relatrici del convegno, Anna Deodato, del Consiglio di Presidenza Servizio Nazionale Tutela Minori della CEI (Milano), e Katharina Anna Fuchs, dell’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana (Roma)

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