Fondata nel 1869 a Londra più 150 anni fa, Nature è una delle più autorevoli e importanti riviste scientifiche al mondo, un’eredità prestigiosa, ma anche carica di ombre oltre che di glorie.
L’editoriale del settembre 2022 rievoca la figura di Francis Galton, uno dei più importanti e famosi scienziati del suo tempo che, nel 1904, si espresse sulla rivista a favore dell’eugenetica, ossia delle “scienze” che si occupano dei fattori che possono migliorare e potenziare la qualità dei nati della razza umana: una questione assai inquietante e problematica ancora oggi, una questione per la quale l’autorevolezza di cui godeva Galton favorì la messa all’ordine del giorno dei ricercatori, nonché delle politiche dei governi.
A quello di Galton seguirono molti altri interventi di antropologi, etnografi, ecologi, biologi a sostegno delle tesi per cui esisterebbero gruppi umani, per lo più di colore o poveri, che sarebbero costituzionalmente inferiori rispetto ai “bianchi”: con questo giustificando razzismi e politiche di discriminazione.
Nature si affermò nell’epoca in cui l’Impero britannico controllava risorse e popoli di un quarto delle terre emerse del pianeta e fu la rivista di riferimento di un gruppo di intellettuali vittoriani che si sentiva legittimato a sostenere la superiorità della razza bianca europea nel mondo e a discutere dei mezzi più efficaci da mettere a disposizione dell’Amministrazione dell’Impero per governare le razze arretrate e perciò da assoggettare.
L’eugenetica ispirò un movimento internazionale di scienziati e politici. Porto ad esempio Richard Gregory – direttore di Nature dal 1919 al 1939 negli anni cruciali fra le due guerre mondiali – che scrisse nel 1921 che le razze civilizzate di Europa ed America avevano alle spalle secoli di sviluppo e progresso, mentre le razze europee che abitavano i Balcani non sarebbero state in grado di raggiungere tali livello di sviluppo ancora per molti anni a venire. L’editoriale ispirò e giustificò le sterilizzazioni forzate, sollevando perplessità e critiche.
Negli anni ’30 la rivista pubblicò scritti antisemiti del fisico Johannes Stark che parlava di un’influenza dannosa degli Ebrei sulla scienza tedesca.
Nel secondo dopoguerra gli scienziati hanno rigettato le tesi di Galton e di altri eugenetisti, ma tali idee continuano a pesare nella vita quotidiana del XXI secolo mentre continuano ad esserci persone che soffrono di discriminazioni a motivo del colore della pelle, del sesso e dell’orientamento sessuale, della povertà economica e della marginalità sociale.
Ebbene: oggi Nature invita – noi contemporanei – all’impegno, allo sforzo di critica, alla conoscenza della falsità delle radici “scientifiche” del pregiudizio razziale.