Il 7 settembre 2022, nella giornata inaugurale di Festivaletteratura di Mantova, Vandana Shiva ha dialogato con Nicoletta Dentico, giornalista esperta di cooperazione internazionale e diritti umani, sulle forme di neocolonialismo che mettono a rischio l’ecosistema e che minacciano le popolazioni più povere.
Vandana Shiva è nata nel 1952 a Dehra Dun, nel nord dell’India. Si è laureata in Fisica alla University of Western Ontario. Dopo essersi misurata con l’impoverimento del suo Paese e con gli scempi ambientali perpetrati dai massicci interventi della Banca Mondiale, dai primi anni Ottanta è divenuta un’ecologista e attivista nota in tutto il mondo per le sue battaglie in favore della salvaguardia del pianeta.
Nel 1982 ha fondato il Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy di Dehra Dun ed è stata fra i principali leader dell’International Forum on Globalization. Nel 1987 ha dato vita a Navdanya, un progetto che punta a contrastare la tendenza alla monocoltura promossa dalle multinazionali e che ha creato decine di banche dei semi in India, promuovendo un’educazione alla diversità biologica e culturale (www.navdanyainternational.org).
Si interessa anche di biodiversità, bioetica, proprietà intellettuale e delle conseguenze dell’uso delle biotecnologie. Ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali, tra i quali il Right Livelihood Award (1993), considerato il Premio Nobel per la Pace alternativo, il Sydney Peace Prize (2010) e il Thomas Merton Award (2011). Il suo ultimo libro – Dall’avidità alla cura – è uscito quest’anno, edito da EMI.
Dentico ha posto l’accento sui disastri che produce la globalizzazione quando determina una forte concentrazione di beni nelle mani dei sempre più ricchi, che sono sempre più pochi: questi sono i protagonisti della nuova colonizzazione, quelli che occupano i centri di potere (Banca Mondiale, Fondo Monentario Internazionale) che decidono il futuro del pianeta, gestiscono i monopoli, facendo uso anche di un filantropo-capitalismo – che mette in grave pericolo l’autodeterminazione dei popoli – rappresentato da figure come Bill Gates, Bezos, Zuckerberg. In questo tempo di crisi generale è venuto il momento di uscire dall’avidità e di promuovere un’economia nuova, basata sulla cura dell’ecosistema e delle persone, per un’economia sostenibile, per la sopravvivenza.
Shiva ha ribadito la necessità di fare passi importanti per contrastare l’avidità di pochi ultraricchi che pretendono ancora di civilizzare i poveri depredandoli, con metodi simili a quelli del vecchio colonialismo. Col filantropo-capitalismo fanno donazioni, ma puntano a privatizzare i beni comuni, la terra, le foreste, l’acqua.
Il presidente di Nestlè ha dichiarato che l’acqua non è un bene comune, ma una merce: invece l’acqua dev’essere un bene disponibile a tutti, donato dalla Natura. Durante il lockdown della pandemia da Covid chi è sopravvissuto ha potuto farlo grazie a cure reciproche, al darsi una mano scambievolmente.
Tuttavia, c’è chi ha approfittato di questa contingenza per arricchirsi, come Big Pharma, Amazon, le multinazionali agricole, Monsanto, Coca Cola, Pepsi Cola e Nestlè. Ed è cresciuta enormemente la dipendenza digitale delle persone. Le regole del WTO sono quelle stabilite dalle multinazionali. Bill Gates ha voluto che non si impongano tasse all’info-tech.
Il vecchio e il nuovo colonialismo sono simili, ma il nuovo ha strumenti più invasivi: ’ingegneria genetica sulle sementi, l’estrazione di dati digitali presi dalle nostre vite; così diventiamo la discarica di dati scartati da algoritmi. Tutto ciò si basa su alcune premesse: l’intelligenza artificiale può scalzare l’intelligenza umana, il 99% della popolazione è inutile e le persone che incontriamo, le cose che compriamo, sono il prodotto di relazioni manipolate in modo poliziesco. Mentre l’economia della cura è l’unica necessaria per la vita: la vera rivoluzione contro questo nuovo colonialismo.
Dentico ha ricordato come la realtà abbia ormai smentito la teoria secondo la quale l’arricchimento di pochi aiuterebbe tutti. Solo la cura reciproca può salvarci, com’è accaduto nel periodo della pandemia da Covid. Ma, se da una parte c’è l’avidità – e non la collaborazione -, come possiamo costruire il paradigma della cura?
Shiva ha risposto constatando che le dittature non sono eterne e che ogni periodo che ha visto la schiavizzazione ha anche generato movimenti contro la schiavitù. Il cibo è l’elemento centrale per la nostra vita: chi ha superato meglio il Covid è chi ha mangiato in modo più sano. Il cibo cattivo rende la vita più debole e peggiora la situazione climatica.
L’agricoltura industriale determina il 50% dell’emissione di gas serra; l’1% della popolazione – i ricchissimi – è responsabile del 50% della crisi ambientale; Bill Gates parla di cibo e di agricoltura senza agricoltori, senza piccole aziende agricole, quindi di un cibo da laboratorio. Questa scelta dovrebbe contribuire a risolvere la crisi climatica e pandemica?!
I nostri paesi sono ricchi di tradizioni e di conoscenze sul cibo. Il 16 ottobre è la giornata mondiale dell’alimentazione: i consumatori devono fare partnership con chi produce il cibo, perché dal cibo dipende la nostra salute. Il nuovo colonialismo sul cibo va sconfitto con la verità: qui troviamo i semi dell’economia della cura per sconfiggere la dittatura dell’avidità, un sistema profondamente malato che non può che produrre malattie e dipendenze: Covid, cancro, obesità, resistenza agli antibiotici, dipendenza dal fumo e dalle droghe.
All’agricoltura occorrono tecnologie non violente, senza uso di sostanze tossiche. A Navdanya è stata creata l’Università della Terra per dare soluzioni al cambiamento climatico e alla fame, con un nuovo modo di fare agricoltura. In India si è registrata un’ondata di suicidi tra gli agricoltori espropriati dalle loro terre. Una cattiva agricoltura, sostenuta dalle corporation internazionali, incrementa le disuguaglianze, le malattie e l’instabilità tra le specie animali, con possibili sviluppi di pandemie nell’uomo.
Contrastiamo queste tendenze: nelle scuole facciamo giardini e orti, in modo che anche i bambini e i ragazzi imparino a coltivare il loro cibo. Il piccolo agricoltore deve avere il diritto e la possibilità di coltivare la propria terra. La sicurezza alimentare si collega a quella sanitaria, all’istruzione, alla gestione corretta delle risorse: facciamo le scelte giuste per la salvaguardia dell’ecosistema, per noi stessi e per i nostri figli. Dobbiamo rivendicare la democrazia per avere un futuro per noi e per le nuove generazioni. Non c’è futuro senza una politica della cura.