«Questo è un evento storico perché celebriamo nello stesso giorno l’indipendenza dell’Ucraina e l’autocefalia della Chiesa ortodossa». L’affermazione è del metropolita Epifanio, a capo della Chiesa ucraina autocefala.
La visita del patriarca Bartolomeo a Kiev (20-24 agosto) è stata molto apprezzata sia sul versante delle autorità politiche sia negli ambienti del patriarcato di Costantinopoli.
Il 28 agosto, in occasione della celebrazione liturgica della dormizione di Maria, il patriarca di Mosca, Cirillo, ha qualificato lo stesso evento come una colpa grave. Parlando di Chiese ortodosse «dilaniate dalle forze del male» ha detto: «un esempio di tutto ciò è la peccaminosa e incomprensibile visita del patriarca di Costantinopoli a Kiev e la sua concelebrazione con gli scismatici».
Il giudizio contrapposto conferma l’attuale grave difficoltà nei rapporti interni dell’Ortodossia.
Cirillo può mettere nel conto la significativa tenuta della Chiesa ortodossa filorussa in Ucraina, gli eventi di massa contro le leggi penalizzanti la stessa, e la grande processione in occasione del 1033° anniversario della cristianizzazione della Rus’ (27 luglio) che ha raccolto nella capitale 300.000 fedeli che fanno riferimento alla primazia del vescovo Onufrio, sostenuto da Mosca.
Le attività di disturbo della neonata associazione laicale (Miriani), tese a raccogliere i fedeli contestatori sulle strade e le piazze attraversate da Bartolomeo, se hanno impedito i bagni di folla non sono riuscite a consegnare ai media nessun confronto diretto per la rapidità e la segretezza degli spostamenti del patriarca.
30 appuntamenti
Il viaggio è sostanzialmente riuscito. Il patriarca ha onorato tutti i 30 eventi in programma: dall’incontro col presidente, Volodymyr Zelensky, con il parlamento e le altre autorità civili, alle numerose celebrazioni come quella di Santa Sofia a cui hanno partecipato, negli spazi esterni all’edificio, 15.000 persone, al dialogo con gli orfani della guerra mai dichiarata in Donbass, agli onori alla memoria delle vittime del genocidio ucraino (Holodomor) perseguito da Stalin, fino all’appuntamento con il Consiglio delle religioni del paese. Presente anche alla grande parata militare per il 30° dell’indipendenza dell’Ucraina (24 agosto 1991).
Non priva di significato l’iniziativa suggerita (Bartolomeo) e recepita (Zelenski) di celebrare, oltre all’anniversario dell’indipendenza, anche la festa della nazionalità ucraina nel giorno del battesimo della Rus’ (27 luglio) come punto di riferimento per l’identità etico-culturale del popolo ucraino. Svuotando di fatto la dimensione anti-istituzionale del pellegrinaggio finora cavalcato dalla Chiesa filo-russa.
Secondo un sondaggio dell’Istituto di sociologia di Kiev, il 58% degli ortodossi ucraini sostengono la nuova Chiesa autocefala (il 10% in più dell’anno scorso), mentre il 25% sostiene la Chiesa filo-russa. L’occupazione russa della Crimea e la permanente guerra nelle regioni orientali del Donbass (14.000 morti), mai censurate dal patriarca di Mosca, oltre alla condiscendenza dell’amministrazione alla nuova Chiesa, mettono in difficoltà i filorussi. Come ha notato il politologo ucraino V. Fessenko: «Il patriarca di Mosca comprende che la sua posizione è indebolita e le manifestazioni di protesta sono tentativi di mostrare la propria forza in vista della sopravvivenza della Chiesa filo-russa nel paese».
Autocefalia e primato
Fra i temi e gli incontri, cito la questione dell’autocefalia, le manifestazioni anti-Bartolomeo e l’incontro con le altre confessioni e religioni.
Nel discorso in occasione della laurea honoris causa all’università nazionale di Kiev, Bartolomeo afferma: «La concessione dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina nel 2019 è stata prima di tutto una preoccupazione pastorale per la giustizia e la libertà spirituali… di cruciale importanza per sanare gli scismi e le divisioni nella Chiesa locale». «L’autocefalia ucraina è stata un atto di responsabilità da parte della Chiesa madre. Nessuno può affermare in coscienza che portare in salvo una pecora smarrita all’interno della Chiesa costituisca una servitù alle agende politiche e agli interessi geopolitici del mondo… La concessione dell’autocefalia alla Chiesa di Ucraina da parte del patriarcato ecumenico non era solo ecclesiologicamente e canonicamente corretta, ma anche l’unica soluzione realistica al problema. Di conseguenza, rafforzerà l’unità ortodossa solo il riconoscimento dell’autocefalia ucraina da parte di tutte le Chiese ortodosse e non altre prese di posizione, o appelli per incontri pan-ortodossi o le innumerevoli interviste ai media, cariche di offese».
Alla fine della celebrazione in Santa Sofia ha ricordato l’incomprensibile rifiuto della Chiesa russa e di altre tre Chiese di venire al grande concilio di Creta nel 2016. «Volevano sabotare e screditare il santo e grande concilio di Creta che tutti insieme abbiamo deciso di convocare. Per grazia di Dio e per la potenza del Santo Spirito il grande e santo concilio della Chiesa ortodossa è stato celebrato. Quelli che si sono sottratti e disonorati sono quelli che non sono venuti, che hanno tentato di scalzarlo e annullarlo».
Il vicepresidente del Dipartimento per le relazioni estere del patriarcato di Mosca, N. Balashov, ha negato ogni legittimità canonica all’operazione di Costantinopoli, denunciando la sua pericolosa deriva verso l’esercizio di una primazia che assume le forme del primato romano. «Noi ortodossi non abbiamo e non abbiamo mai avuto il primato. Il patriarca di Costantinopoli non è il papa di Roma. Il Vaticano I è stato celebrato senza di noi. E l’infallibilità papale dei nostri fratelli cattolici, ai quali il Fanar si avvicina così rapidamente, è carica di gravi limiti».
Il metropolita Antonio (Pakantitch), cancelliere della Chiesa filo-russa ucraina, ha ricordato i numerosi conflitti circa la proprietà delle chiese e il cambiamento delle comunità cristiane da un’obbedienza all’altra che rafforzano la destabilizzazione religiosa del paese. E insiste sulla censura dogmatica alla pretesa di Costantinopoli. «La promozione da parte del Fanar della concezione del “primus sine paribus” (primo senza pari, rispetto alla tradizionale “primus inter pares”, primo fra pari) e il suo muoversi verso l’unione con Roma aprono numerose questioni complesse e di fondo. A mio avviso, la coscienza conciliare della fede della Chiesa ortodossa non solo può, ma deve produrre una valutazione degli intrighi promossi dal Fanar».
La posizione di Costantinopoli è per ora condivisa dalle Chiese di Grecia, Cipro e Alessandria. Voci non confermate parlano di un prossimo assenso della Chiesa di Georgia.
Invito al dialogo
L’associazione Miriane si è intestata le ultime attività pubbliche a difesa della Chiesa filo-russa (raccolta di firme, richiesta di annullare il viaggio, il pellegrinaggio per il 1033° della conversione della Rus’). Fa capo a dei laici, spesso prossimi ai partiti di opposizione. Ha cercato di organizzare una presenza contestatrice durante la visita di Bartolomeo e ha chiesto a lui un incontro di chiarifica con una lettera pubblica. In essa si legge: «La sua decisione di soddisfare la domanda dell’ex presidente ucraino (P. Poroshenko) accordando il tomo dell’autocefalia all’istituzione detta Chiesa ortodossa d’Ucraina ha provocato autentiche persecuzioni rispetto alla nostra Chiesa ortodossa ucraina il cui primate metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina è Onufrio… Riteniamo che le siano state date informazioni false su ciò che succede in Ucraina. Per questo le chiediamo di incontrarci per comunicarle tutta la verità e trovare una soluzione alla situazione della nostra Chiesa». L’approccio è andata a vuoto.
Il 23 agosto c’è stato l’incontro del patriarca con l’Associazione ucraina delle confessioni religiose che raccoglie i rappresentanti delle fedi del paese. L’organismo è ora presieduto dall’arcivescovo maggiore degli ucraini greco-cattolici, Sviatoslav Shevchuk. Rivolgendosi all’ospite, ha detto: «Abbiamo oggi l’opportunità di raccontarvi una ricca vita religiosa in Ucraina, al di là delle singole identità etniche e confessionali… Avvertiamo che lei è venuto non solo per gli ortodossi, ma per tutti gli ucraini».
Bartolomeo ha sviluppato il tema del dialogo tra confessioni e fedi, ammonendo a non «privatizzare la verità», favorendo e incoraggiando il rispetto e l’azione comune. Solo il dialogo può «risolvere le nostre differenze, promuovere la stabilità, combattere i pregiudizi e l’intolleranza, sostenere la pace, l’armonia, la solidarietà e la cooperazione». «L’ascesa del fondamentalismo e dell’estremismo religioso, dell’odio e dell’etno-filetismo è un fenomeno trasversale di tutte le tradizioni religiose che produce autoisolamento, limitazione e rifiuto del diverso: atteggiamenti che negano la vera missione della religione».
Unità o alleanza?
Il conflitto intraortodosso pesa molto nel contesto del dialogo ecumenico fra le Chiese cristiane, e in particolare con la Chiesa cattolica che è l’interlocutore privilegiato e più prossimo.
Per gli ortodossi russi le pretese “papiste” di Costantinopoli sarebbero state alimentate dal dialogo con la Chiesa cattolica. Non su istigazione dei cattolici, ma perché nel confronto teologico il Fanar avrebbe trovato modo di far passare la necessità di avere un’autorità particolare, quella appunto del “primus sine paribus”, del primo con particolari responsabilità. A quel punto, per la Chiesa russa, il dialogo teologico è «in un vicolo cieco» (mons. Hilarion).
Questo non ha impedito quella che è stata chiamata “alleanza strategica”, cioè l’azione comune delle due Chiese in ordine a problemi come la difesa dei cristiani perseguitati, il secolarismo aggressivo o le relazioni funzionali di studio e di scambio. Un rapporto di profilo meno impegnativo, ma che comunque permette un certo cammino comune.
Il governo ucraino ha supportato la visita di Bartolomeo anche per dare visibilità allo scontro con la Russia. Sempre il 24 agosto si è aperta a Kiev la Piattaforma Crimea che ha come scopo di coinvolgere l’Unione Europea e gli Stati Uniti nel tener viva l’attenzione sulla Crimea e su tutti i mezzi diplomatici per arrivare a una soluzione che salvaguardi i diritti territoriali dell’Ucraina.