«È molto singolare questa iniziativa perché ci permette brevemente di rivolgere alcuni pensieri sulla importanza di queste presenze sia dal punto di vista delle relazioni inter-ortodosse, sia per l’importanza ecumenica determinata dal fatto che la maggioranza dei templi in uso alle nostre comunità, sono di concessione della locale Arcidiocesi cattolica». Così ha esordito sua santità Bartolomeo I, arcivescovo di Costantinopoli – Nuova Roma e Patriarca Ecumenico, nel discorso pronunciato durante il pranzo con i sacerdoti ortodossi e i sacerdoti cattolici della città di Bologna nel corso della sua visita alla Chiesa bolognese (13-14 Settembre) in occasione del Congresso eucaristico diocesano. Lo riprendiamo di seguito.
Ιερώτατε Μητροπολίτα Ιταλίας και Μελίτης, K. Γεννάδιε,
Vostra Eccellenza Mons. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo Metropolita di Bologna,
Eminenze, Eccellenze, Reverendissimi padri,
Fratelli amati nel Signore,
Ringraziamo di tutto cuore, Vostra Eccellenza mons. Matteo, anche per questo incontro conviviale, che vede riuniti i parroci delle locali comunità ortodosse, e i parroci e sacerdoti della Diocesi di Bologna. È molto singolare questa iniziativa perché ci permette brevemente di rivolgere alcuni pensieri sulla importanza di queste presenze sia dal punto di vista delle relazioni inter-ortodosse, sia per l’importanza ecumenica determinata dal fatto che la maggioranza dei templi in uso alle nostre comunità, sono di concessione della locale Arcidiocesi cattolica.
La importanza ed il ruolo della parrocchia nella vita della Chiesa locale non differisce molto nel contesto ortodosso o cattolico. Il termine parrocchia dal greco παροικία, παρα-οικέω, manifesta il senso dell’abitare vicino, dell’essere appresso, ma che nel periodo apostolico testimoniava l’appartenenza ad una comunità in cammino verso la patria nei cieli: «Carissimi, voi siete come stranieri e pellegrini in questo mondo» (1Pt 2,11). La Chiesa dei primi secoli si è formata attorno al Vescovo che celebra l’eucarestia con il proprio popolo e che annuncia la Parola di salvezza. La crescita della fede in Gesù Cristo ha portato ad una organizzazione ecclesiastica più decentrata, il cui sviluppo ha avuto un diverso approccio in Oriente ed in Occidente. Tuttavia nella accezione odierna, la parrocchia resta quella fondamentale cellula della Chiesa, affidata dal vescovo locale a un parroco, nella quale si sviluppa il cammino dei fedeli dalle cose di quaggiù a quelle di lassù. Questo cammino si incentra sulla testimonianza di fede che ha come fondamento la celebrazione dei santi misteri, con al centro la celebrazione della eucarestia e l’annuncio della Parola vivificante del Signore e come risultato il servizio ai fratelli.
Negli ultimi decenni siamo stati testimoni di una immigrazione massiccia di gente dai Paesi tradizionalmente ortodossi dell’Europa orientale, dai Balcani e dal Medio Oriente, che si è aggiunta alle presenze ortodosse più antiche esistenti in Italia derivanti dai secoli scorsi, non solo dalla storia, ma anche dalle opportunità degli scambi commerciali e dalle tradizioni umanistiche e culturali di questo Paese e successivamente dagli sconvolgimenti politici del primo Novecento. Questa migrazione di intere famiglie ha posto le sante Chiese ortodosse locali nella necessità di provvedere alla cura pastorale dei propri figli, creando non solo strutture parrocchiali e comunità, ma anche Diocesi ortodosse al di fuori dei confini canonici di ogni Chiesa locale. È venuta così a strutturarsi la Diaspora ortodossa, la cui valenza ecclesiologica non è conforme ai canoni propri della Chiesa ortodossa. Tuttavia, riconoscendo le necessità pastorali e le cause storiche di tale evento, con la volontà di riportare nei tempi opportuni, tale situazione nei confini canonici, le sante Chiese ortodosse hanno costituito nei vari paesi le Assemblee episcopali, il cui scopo principale è quello di armonizzare l’opera della Chiesa, oltre la identità etnica dei vari popoli e in uno spirito di collaborazione reciproca, così come deciso nella IV Conferenza pan-ortodossa preconciliare nel 2009 e nella Sinassi dei primati nel 2016. L’articolo 2 del Regolamento per il funzionamento delle Assemblee recita infatti: «La finalità dell’Assemblea è manifestare l’unità della Chiesa ortodossa, promuovere la collaborazione fra le Chiese in tutti i campi del servizio pastorale, e sostenere, custodire e sviluppare gli interessi delle comunità, che dipendono dai vescovi canonici ortodossi del territorio».
Questo è possibile naturalmente solo se le comunità o parrocchie di un territorio, come la città di Bologna e dintorni, al di là della dipendenza canonica e sempre in accordo con il proprio vescovo, sanno dare testimonianza di unità visibile, di credibilità e di rispetto reciproco, ma soprattutto di collaborazione pastorale, liturgica e filantropica, pur nelle loro differenze linguistiche e nel rispetto della propria provenienza e delle proprie tradizioni locali ma, e soprattutto, nella consapevolezza di appartenere alla sola Chiesa di Cristo.
Conosciamo carissimi fratelli, che questa collaborazione inter-ortodossa è presente a Bologna, tra i sacerdoti, tra i fedeli, tra tutti coloro che compongono questa presenza ortodossa in città e questo vi fa molto onore. Il Patriarcato Ecumenico e la nostra Modestia, nel loro ruolo istituzionale di comunione tra le Sante Chiese ortodosse autocefale promuovono e sostengono ogni iniziativa di unità pan-ortodossa a livello locale, provinciale, nazionale ed universale. Per questo vogliamo esortarvi a continuare su questa via per essere esempio per ogni comunità in Diaspora. La autoreferenzialità infatti nel proprio gruppo etnico o nazionale è contrario all’insegnamento del nostro Salvatore, che ci ha detto: «Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).
Ma vi è un ulteriore elemento che caratterizza la Vostra presenza, sacerdoti cattolici ed ortodossi insieme oggi. In primo luogo come abbiamo già accennato, molte delle Chiese in uso alle locali parrocchie ortodosse, sono state offerte in concessione dalla locale Arcidiocesi cattolica, con apertura di spirito e grande amore cristiano e per questo vogliamo ancora una volta ringraziare l’Arcivescovo Matteo e i suoi predecessori. Ma riteniamo che questa «convivenza» proponga a tutti noi una ulteriore riflessione: la necessità del rispetto reciproco, della conoscenza reciproca, del dialogo e della collaborazione in tutti i campi. Se le nostre parrocchie, nell’opera pastorale a favore dei propri fedeli, hanno la possibilità, con umiltà, di manifestare le bellezze della nostra Chiesa, hanno allo stesso modo la possibilità di ammirare le bellezze degli altri fratelli cristiani. E questo avviene se vi è rispetto e conoscenza gli uni degli altri; rispetto delle peculiarità, delle disposizioni ecclesiastiche e canoniche, del modo di manifestare la fede nel Dio Trino e conoscenza di quello che ancora non possiamo, perché il dialogo teologico è in corso, ma non è terminato, delle nostre reciproche esperienze nella storia e delle nostre attitudini e delle nostre convinzioni. Ma vivendo insieme, abbiamo la possibilità di conoscerci e capirci, anche dove possiamo non essere completamente in sintonia, e questo è il dialogo. Dialogare significa amare l’altro, porsi in ascolto e farsi ascoltare; è offrire e ricevere, è gioire e condividere l’uno dell’altro. Così avviene lo scambio dei doni che il Signore ha dato ad ognuno di noi e non «andremo per paura a nascondere il talento sottoterra» (cf. Mt. 25,25).
Possiamo insieme così affrontare le grandi sfide dei nostri tempi, come la scristianizzazione delle società cosiddette cristiane, il fondamentalismo religioso, il relativismo, il consumismo fine a se stesso, la secolarizzazione, la globalizzazione priva dei fondamentali diritti di ogni essere umano, la catastrofe ambientale, le nuove migrazioni bibliche e la incapacità di molte società di affrontare il problema, la crisi del lavoro, la povertà e le prospettive per il domani, il futuro della famiglia e le nuove sfide.
Ogni parrocchia, ortodossa o cattolica, nella sua specificità può veramente essere esperienza vivente del Mistero di Dio di fronte alle crisi del mondo, perché essa e cellula primordiale della Chiesa, Chiesa domestica essa stessa, Chiesa che accoglie, Chiesa che offre e si fa offerta, Chiesa che è speranza e àncora di salvezza, perché in Lui e solo in Lui ha il fondamento, la certezza e la incrollabile fede. A Lui sia la gloria nei secoli.
Grazie della Vostra presenza e pazienza.
Radio Vaticana
Bartolomeo I a Bologna per il Congresso eucaristico diocesano