Il patriarca di Mosca, Cirillo, non perde occasione per confermare il suo assenso alla guerra di aggressione della Russia di Putin all’Ucraina.
Ormai isolato dalla maggioranza delle Chiese ortodosse e da tutte le confessioni cristiane si espone nella glorificazione di un pope morto nel Donbass, nel sostegno alla mobilitazione militare e nel tacito assenso a forme di delazione e a gruppi paramilitari di appartenenza ecclesiale.
Il 9 novembre ha solennemente celebrato nella chiesa cattedrale di Cristo Salvatore le esequie dell’arciprete Mikhail Vasiliev ucciso durante un’operazione militare nel Donbass.
Figura conosciuta per la sua frequentazione delle forze armate, Vasiliev è diventato noto dopo la sua apparizione sui social in cui censurava la resistenza di madri e spose a lasciare andare gli uomini di casa verso il fronte, consigliando loro di fare altri figli.
Molto vicino all’ordinario militare, aveva seguito la divisione di assalto delle truppe aviotrasportate in Kosovo, Bosnia, Abkhazia (Georgia), Siria e Caucaso. Putin lo insignito del titolo “eroe della patria” e Cirillo dell’Ordine di gloria e onore.
Prima della solenne celebrazione, il patriarca ha detto: «Vediamo padre Mikhail nel suo ultimo viaggio terreno come un sacerdote che ha diviso il suo cuore in due parti. Una completamente dedicata alla Chiesa, rimanendole fedele fino alla fine, l’altra dedicata alle Forze armate, per amore delle quali ha conosciuto la morte».
«Ogni sacerdote che svolge il suo servizio nelle Forze armate si rende conto che può perdere la vita da un momento all’altro per la sua vicinanza a chi difende la patria. Questo motiva l’attenzione particolare della Chiesa nei confronti dei soldati che oggi difendono la patria, fianco a fianco. Come anche la cura speciale della Chiesa nei confronti di quei sacerdoti che difendono il paese assieme a loro».
Fede, patria e sacrificio
Il mese scorso il patriarca ha benedetto e invitato tutti i vescovi diocesani ad organizzare, in collaborazione con le amministrazioni locali, il sostegno morale e spirituale agli uomini chiamati alla mobilitazione militare. Fornendo loro parole di consolazione e di stimolo e distribuendo i libri per la preghiera, le croci e le icone.
Un caso di delazione da parte di un prete è giunto agli organi di informazione. Sergey Kandybin, rettore della chiesa di Telma (Irkutsk), ha segnalato ai servizi segreti un suo parrocchiano, Sergey Uglyanitsa, ex deputato alla Duma (Parlamento), come un pericoloso disfattista.
In un dialogo personale con il prete Uglyanitsa avrebbe espresso il suo dissenso rispetto all’omelia del prete che sosteneva la guerra. Il prete lo ha denunciato, pur conoscendolo da anni, per «paura per la sicurezza del paese».
Alexei Ganjine, archimandrita della cattedrale di Kronstadt e incaricato per le relazioni con le forze amate della diocesi di San Pietroburgo, ha impegnato un’associazione religiosa parrocchiale in ordine alla formazione di volontari per il conflitto con l’Ucraina.
L’associazione “Croce di sant’Andrea” agisce dal 2017 per la preparazione militare di ragazzi e adulti e ora in vista di formare volontari per il fronte. Non è una compagnia militare privata come il gruppo Wagner, ma si propone di arrivare a formare un battaglione di soldati.
La giustificazione ideologica e teologica della guerra è stata di nuovo espressa da Cirillo nel discorso al Consiglio mondiale del popolo russo (25 ottobre), l’assemblea dei russofoni che il patriarca ha fondato trent’anni fa, d’intesa con Putin, per dare forma al “mondo russo” (russky mir) ben oltre i confini della Federazione russa, in particolare, Ucraina e Bielorussia.
Ha dedicato il lungo intervento al “trans-umanesimo”, ma – in termini più diretti – al laicismo delle civiltà occidentali. In esso scompare il riferimento alla verità, il consenso ai valori tradizionali, il ruolo pubblico delle fedi e delle Chiese.
Il segnale più evidente è la corruzione morale dell’omosessualità, dell’eutanasia, delle coppie gay. È uno scontro di civiltà in cui l’ortodossia russa è chiamata a difendere il cristianesimo davanti all’ideologia del globalismo. La posta della sfida bellica in Ucraina è metafisica, in nome della fede, della patria e del sacrificio.