La sera del 20 ottobre scorso il sacerdote José Manuel Ferreira, religioso appartenente alla Congregazione dei padri dehoniani, è stato ucciso nei pressi della sua parrocchia (San Juan Bautista), a San Carlos (Venezuela) da un gruppo di persone armate. La testimonianza di un suo confratello venezuelano (ripresa dal sito della Congregazione dei padri dehoniani).
Sentire che la vita di una persona è stata eliminata a causa della violenza e della criminalità in Venezuela è purtroppo diventato un luogo comune. Nel 2019 il Venezuela è stato uno dei Paesi con il maggior numero di morti violente in Sudamerica e nel mondo, con circa 16.505 omicidi. Possono sembrare semplicemente dei freddi dati statistici. Ma se ci fermiamo ad ascoltare le storie concrete delle famiglie venezuelane, siamo profondamente scossi, indignati e portati a riflettere sul senso stesso della nostra vita e di quella dei nostri cari. Non dovrebbe succedere e basta! In queste situazioni, come religiosi e sacerdoti, a partire dalla nostra fede, cerchiamo di essere vicini, di vivere e di elaborare il lutto, di dare speranza, conforto e sostegno ai parenti e ai più colpiti.
Oggi è stato il nostro turno, i dehoniani del Venezuela. La sera del 20 ottobre 2020, mentre padre José Manuel parlava e salutava alcuni parrocchiani alla porta della casa parrocchiale, uomini armati sono entrati, li hanno immobilizzati e li hanno fatti entrare in casa per derubarli. A quanto pare José Manuel ha resistito all’assalto, così gli hanno sparato mortalmente, causandone la morte.
Padre José Manuel è nato a Caracas (Venezuela) il 25 novembre 1980. È il figlio di Isabel e Juan, immigrati portoghesi in Venezuela. Era il terzo di quattro fratelli. Poiché molte famiglie venezuelane erano mercanti e imprenditori, hanno lavorato e lottato per mettere al sicuro la loro famiglia non senza difficoltà. A causa della situazione instabile del Venezuela, la madre è dovuta tornare a Madeira (Portogallo) e il padre è rimasto nella zona urbanizzata “El Cementerio”, dove sono cresciuti i suoi figli.
José Manuel è entrato nella Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù nel 2000. Viveva nella nostra parrocchia “San Miguel Arcángel” nel “Cementario”. Ha emesso i primi voti in questa parrocchia il 29 settembre 2004 e successivamente è stato ordinato sacerdote il 19 dicembre 2009.
Durante il suo ministero diaconale e più tardi come sacerdote si è occupato della pastorale nella parrocchia di “Nuestra Señora del Carmen” a Mariara. Ha partecipato per un certo periodo al corso per formatori a Roma e poi è tornato in Venezuela. È stato nominato amministratore parrocchiale presso la chiesa di “Santo Domingo de Guzmán” nella diocesi di San Carlos, dove attualmente risiede la nostra comunità dehoniana. Dopo qualche tempo di discernimento, lascia la comunità e si mette a disposizione del vescovo locale che gli affida la chiesa dedicata alla patrona della diocesi “La Divina Pastora” nella città di Lagunitas. In questo luogo ha promosso in modo creativo e incrementato la devozione alla Vergine e ha sviluppato molte attività di promozione sociale nell’area rurale. Attualmente era in servizio come parroco nel santuario eucaristico “San Juan” a San Carlos. In quella parrocchia aveva iniziato il restauro del santuario che risale all’epoca coloniale e stava promuovendo varie attività di carattere sociale a favore dei più svantaggiati. Tra gli altri compiti, era responsabile della pastorale missionaria della diocesi di San Carlos.
Chi ha incontrato José Manuel ha conosciuto il suo spirito carismatico e dinamico, sempre interessato a sviluppare attività innovative. Il suo carattere affabile e tranquillo si è integrato perfettamente nel lavoro pastorale. Ha saputo interiorizzare l’“Ecce venio” nella sua vita. Ricordo personalmente quanto fosse disponibile quando si trattava di aiutare i fratelli. Pur essendo pienamente immerso nel lavoro pastorale della sua parrocchia, non ha mai smesso di avere un cuore dehoniano. Frequentava regolarmente i nostri confratelli e provvidenzialmente lavorava a fianco della nostra scuola tecnica, il che gli permetteva di avere un rapporto buono e stretto con la comunità. Era un uomo dalle “porte aperte” per l’accoglienza e oggi lo ricordiamo con il suo sorriso e il suo carisma particolare. Lo ricordiamo come un fervente devoto della Madonna e del Santissimo Sacramento, ma prima ancora di tutto lo ricordiamo come un uomo inquieto, in movimento e in costante ricerca, come un “buon fratello”.
Oggi tocca a noi confortarci a vicenda. Le nostre sincere condoglianze ai suoi parenti – alcuni in Venezuela e altri fuori – che, come noi, sono rimasti costernati dalla notizia. Sentite il nostro sostegno e il nostro affetto dal cuore. Che possiamo trovare nel Cuore trafitto di Cristo consolazione e speranza in questo momento di tristezza e di angoscia. Preghiamo per tante famiglie che soffrono questa tragedia giorno dopo giorno in Venezuela e nel mondo. Che le ingiustizie e la violenza nel mondo si trasformino in pace e giustizia, lo imploriamo ardentemente dal Cuore di Gesù.