La torre Eiffel e le cupole a cipolla

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Cattedrale ortodossa russa a Parigi

Parigi, Cattedrale della Santa Trinità, proprietà del Patriarcato di Mosca

Un ricco orto architettonico

Parigi ha fatto l’abitudine a quei colpi di scena urbanistici nei quali un nuovo elemento architettonico spunta in mezzo alla città con l’effetto che farebbe l’ingresso di un hipster, con la sua barba periclea e i pantaloni alla caviglia, in una trattoria di camionisti.

Il Centre Pompidou, commissionato a Renzo Piano e ora santuario della cultura europea, venne accolto da molti con autentico ribrezzo per quelle viscere metalliche lasciate a cielo aperto come sul campo di battaglia di una guerra ottocentesca.

La piramide di Mitterand al Louvre, progettata dal cinese Leoh Minh Pei, prima di diventare l’immaginaria tomba della Maddalena nelle fantateologie romanzesche, generò reazioni che alternavano l’indignazione all’ironia, persino qualche inquietudine per quel che a molti sembrava un oscuro simbolo esoterico, per poi armonizzarsi perfettamente e contribuire efficacemente alla fortuna pop di uno dei più grandi musei del mondo.

Per nulla stanca di generare sorprese, la capitale di Francia assiste oggi alla consacrazione di una cattedrale ortodossa, intitolata alla Santa Trinità, con le sue splendenti cipolle in vista, costruita nei suoi 37 metri di altezza fra Les Invalides e la Tour Eiffel, gigantesca gamba di sedano in questo che sta diventando un ricco orto architettonico.

Un piccolo Cremlino nel cuore di Parigi

Pensata fin dal 2007 la Cattedrale, nata da un progetto dell’architetto Jean-Michel Wilmotte, appartiene al Patriarcato ortodosso di Mosca che compete con quello di Costantinopoli, in modo nemmeno troppo dissimulato, per la leadership religiosa nella galassia dell’ortodossia, ma porta con sé tutte le contiguità politiche che la Chiesa orientale non ha mai disgiunto dal potere politico, che nella nuova Russia di Putin ha ritrovato con la religione un’alleanza dal sapore antico.

Questo piccolo Cremlino che sorge nel cuore di Parigi, con l’immediata e subliminale potenza che i segni estetici possiedono, rende visibile la piega che stanno prendendo le complesse transizioni epocali che investono la nostra vecchia Europa laica e occidentale. La patria dei lumi, della secolarità democratica, delle sorti magnifiche e progressive di una ragione incaricata di rendere felice e pacifico il mondo, che la Tour Eiffel incarnava con una certa babelica determinazione prima di diventare il set fotografico degli innamorati, sta ora facendo i conti con il ritorno delle religioni, dei simboli, delle appartenenze, che il criterio della democrazia è tenuto a rispettare, ma da cui pure viene messo radicalmente alla prova.

Il principio della tolleranza, che valeva in un mondo organicamente secolare, si piega oggi in maldestri pasticci sociali, per via dei suoi stessi congeniti paradossi. La tolleranza che voleva tutti uguali deve oggi accettare che tutti vogliano essere diversi. Il travaso umano prodotto dalla liquefazione dei confini nazionali, che procede imperterrita a dispetto delle nuove muraglie innalzate dalle inquietudini del ventre sociale e dalla miopia della classe politica, non smette di moltiplicare identità insulari chiamate a convivere.

Le architetture nelle città del villaggio globale

Così un pezzo di Russia ortodossa reclama il suo posto al sole nel cuore della Francia. Sta prendendo forma il nuovo mondo. La sua ormai arcinota distensione globale, demone per qualcuno e paradiso per altri, va chiaramente assumendo la forma di una coesistenza del molteplice più che della riduzione all’uniforme, seguendo quasi un processo di democratizzazione del principio coloniale: nell’Ottocento abbiamo cosparso l’Asia e l’Africa di architetture europee e ora civiltà date per superate portano da noi i segni delle loro sopravvissute estetiche. Sicché le grandi città del villaggio globale vanno assumendo le sembianze di giganteschi parchi tematici nei quali senza troppa sensazione stanno uno accanto all’altro il villaggio del vecchio west e il porto dei pirati.

Il grande Chateaubriand, che a suo tempo aveva ironizzato sulla pialla livellatrice della cultura illuministica, sarebbe estasiato. Le cupole a goccia della cattedrale ortodossa di Parigi per un po’ faranno strano. Ma basta aspettare un po’ di tempo, e i selfie dei turisti le faranno tranquillamente entrare nell’album di famiglia.

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