Nella prima relazione della giornata di studio organizzata dalla FTER, Johannes Beutler – emerito di Esegesi e Teologia del NT alla Gregoriana, al Biblico e a Francoforte – compie una revisione panoramica delle posizioni di vari autori sulla reinterpretazione delle tradizione ebraica da parte di Giovanni per quanto riguarda il caso delle feste. Anche se vari studiosi lo vedono come un elemento strutturante l’intero Vangelo, si dividono poi sul senso da attribuire alla modalità con cui Giovanni redaziona il suo Vangelo testimoniale alla fine del I secolo, quando il tempio di Gerusalemme giaceva in rovine già da trent’anni. La categoria sostituzionista (supersessionism) sembra inadeguata a esprimere la posizione teologica assunta da Giovanni. Marcheselli – docente di Esegesi del NT alla FTER ed esperto giovannologo, con tesi di dottorato su Gv 21 elaborata proprio sotto la guida del Doktoratpater prof. Beutler – esamina il motivo del tempio in Gv 2 – 4, per verificare l’attendibilità di una ipotetica teologia sostitutiva nel Quarto Vangelo.
In Gv 2 Gesù non vuole distruggere, abolire o sostituire il tempio di Gerusalemme ma solamente purificarlo dal suo uso indebito quale luogo di commercio. Il proporre il proprio corpo come nuovo luogo di incontro con Dio non ha sapore sostitutivo in quanto si pone a un livello più alto, teologico, rispetto a quello materiale del tempio di Gerusalemme. Ciò non esclude che nel 100 d.C. il testo non contenesse un messaggio ben preciso inviato alla comunità giudaica alle prese con una rielaborazione teologica riguardante la modalità del contatto rituale con Dio all’indomani della distruzione del tempio a ciò preposto.
Anche nel dialogo con la Samaritana di Gv 4 l’alternativa non è fra una sostituzione del tempio di Garizim (o di Gerusalemme) con un altro allo stesso livello, ma la prospettiva di un nuovo spazio cultuale costituito dal corpo di Cristo risorto in cui adorare il Padre nella verità della rivelazione piena donata da Gesù, interiorizzata e attualizzata dallo Spirito del Padre operante nel credente. Grassilli, dottore in Teologia, esamina il segno delle nozze di Cana. Esso ha una valenza primaria a livello di nozze messianiche, con abbondanza del vino nuovo che allude al dono del sangue dello Sposo messianico. Le idrie con l’acqua della purificazione sono utilizzate, e non rinnegate, per attuare il segno del vino nuovo che porta a compimento una potenzialità parziale presente nell’elemento di partenza.
Arcangeli, Alias e Pagani – dottorandi della FTER –, analizzano rispettivamente Gv 6, il motivo dell’indurimento-accecamento in Gv e la parola di YHWH presente nella parola di Gesù. Traendo le conclusioni del suo studio (pp. 37-70) Marcheselli esclude l’idea teologica della sostituzione (supersession nell’ambito anglosassone) quale connotato tipico del Quarto Vangelo e intravede come categoria ermeneutica più adeguata quella di un “compimento escatologico” che non si pone allo stesso livello dell’elemento di partenza ma che vede nella persona e nei gesti di Gesù il compimento di persone, feste, elementi cultuali della tradizione giudaica che riprende in parte e supera a livello qualitativo, e non quantitativo (e quindi potenzialmente sostitutivo) – l’elemento di partenza.
Se sul piano storico Gesù non si presenta con intenti sostitutivi nei confronti della tradizione giudaica, questo fatto non esclude un messaggio chiaro e un invito alla fede in Gesù risorto – rivelatore perfetto del Padre e apportatore della salvezza definitiva attesa anche dai giudei – rivolto dal Quarto Vangelo al mondo giudaico al momento della sua redazione ultima e definitiva nel 95-100 d.C. Una introduzione di Gian Domenico Cova – coordinatore del gruppo di lavoro -, una bibliografia scelta (pp. 149-158) e gli indici biblico e dei nomi completano il volume.
Maurizio Marcheselli (a cura di), Israele e Chiesa nel Vangelo di Giovanni. Compimento, reinterpretazione, sostituzione? Atti della giornata di studio sugli scritti giovannei promossa dal gruppo di lavoro Ecclesia-Israel (Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna, Bologna 29 ottobre 2015), Collana «Epifania della Parola», EDB, Bologna 2016, pp. 176, € 16,00. 9788810403105
Descrizione dell’opera
Una questione centrale e poco approfondita del dialogo ebraico-cristiano risiede in un orientamento teologico-dottrinale di potente rilievo e di lunghissima durata storica: la tendenza più o meno marcata, ma spesso inconsapevole, della Chiesa a porsi come sostituto di Israele nelle prerogative peculiari del popolo ebraico sotto il profilo teologico. Un fenomeno tanto ampio quanto trascurato o, ancora più spesso, ignorato: al punto che lo stesso lessico concettuale teologico mostra di conoscere soltanto un tipo di sostituzione, quella vicaria del Figlio, in ambito cristologico.
La questione teologica e storico-politica suscitata dalla pretesa cristiana di essere il Verus Israel non è presente nel dibattito pubblico e accademico, e al contempo si assiste a una sua sorprendente rimozione nell’ambito dello stesso dialogo ebraico-cristiano, anche da parte ebraica. Così, se da un lato oggi il pensiero teologico cristiano accredita l’acquisito superamento dell’idea stessa di sostituzione della Chiesa a Israele, dall’altro il linguaggio teologico ed ecclesiale la ripropone continuamente anche in documenti ufficiali di quello stesso magistero che pratica una relazione con l’ebraismo di segno opposto a quello antigiudaico storico.
Note sui contributori
Johannes Beutler, professore emerito di Esegesi e Teologia del Nuovo Testamento al Pontificio Istituto Biblico, la Pontificia Università Gregoriana e la Philosophisch-Theologische Hochschule Sankt Georgen di Francoforte.
Maurizio Marcheselli, professore ordinario di Nuovo Testamento alla Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e docente invitato al Pontificio Istituto Biblico.
Michele Grassilli, dottore in Teologia.
Davide Arcangeli, dottorando in Teologia.
Rinaldo Alias, dottorando in Teologia.
Isacco Pagani, dottorando in Sacra Scrittura.
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