Prima la Conferenza episcopale polacca (SettimanaNews, qui), poi quella dei paesi nordici (SettimanaNews, qui), avevano espresso tramite delle lettere aperte profonde riserve rispetto al Cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca.
A entrambe ha ora risposto il presidente della Conferenza episcopale, mons. Bätzing. La lettera inviata ai vescovi polacchi è rimasta confidenziale, mentre quella ai vescovi dei paesi nordici è stata pubblicata sul sito della Conferenza episcopale tedesca. Della critica giunta dalla Polonia, più che i contenuti aveva irritato la forma: il testo di mons. Gadecki era diventato di dominio pubblico prima che i vescovi tedeschi, compreso mons. Bätzing a cui era indirizzato, potessero prenderne visione.
Questo potrebbe spiegare il motivo per cui la sua risposta a Gadecki non è stata resa pubblica. È probabile, poi, che nei toni della replica il presidente della Conferenza episcopale tedesca sia stato anche più duro rispetto a quello conciliatorio usato con i vescovi nordici.
Nella lettera inviata a questi ultimi, Bätzing spiega le ragioni per cui le loro preoccupazioni e riserve non hanno ragion d’essere – in primo luogo perché “non corrispondono a quando effettivamente discusso, ai reali processi di consultazione e a quanto si trova nei documenti approvati”.
In secondo luogo, “è chiaro che il Cammino sinodale si attesta a livello della ricerca sinodale di un potenziale vitale nella vita e nell’agire della Chiesa oggi a cui papa Francesco, come dice anche lei, chiama tutta la Chiesa”. In questo senso, sia all’Assemblea dei sinodali tedeschi sia ai cattolici del paese è ben chiaro ciò che è possibile attuare a livello locale e ciò che coinvolge l’intera Chiesa cattolica sul piano universale. Distinzione adeguatamente rispettata, sia nella mentalità dei partecipanti sia nei testi che sono stati votati.
L’esperienza sinodale tedesca, che nasce dal dato di fatto del “fallimento della Chiesa nell’impedire gli abusi” al suo interno, insegna però che un “semplice andare avanti come si è sempre fatto non fa altro che distruggere la Chiesa”. Proprio questa base di partenza era ciò che nella lettera di critica di mons. Gadecki non veniva tenuto in debita considerazione per inquadrare correttamente il senso del Cammino sinodale tedesco. E su questo Bätzing si augura uno scambio fruttuoso con i colleghi polacchi: “mi piacerebbe imparare da voi, come state gestendo le cause sistemiche delle migliaia di casi di abuso che vi sono da noi in Germania, da voi in Polonia, ma anche in tutto il resto della Chiesa”.
Davanti all’accusa proveniente dai vescovi nordici di una Chiesa tedesca che butta a mare il depositum fidei, Bätzing ricorda che esso non deve venire inteso in modo tale che “ogni prassi ecclesiale, ogni regola e forma sociale della Chiesa, che si sono sviluppate nel corso della storia a partire da congiunture storiche ben determinate, siano di per sé immediatamente parte di questo depositum immodificabile”.
E sembra essere proprio il modo teologico di leggere la storia quello che separa i vescovi polacchi e nordici dalla Chiesa cattolica tedesca. Bätzing rimanda al mittente l’accusa di avere ceduto allo spirito del tempo e quella di dare alle scienze umane un rango superiore a quello della Scrittura e della tradizione. Certo, non tutto quello che avviene nella storia è indice dell’agire operoso di Dio nelle vicende umane – per questo si rende necessario un discernimento ecclesiale fondato teologicamente e competente dal punto di vista storico. Ma non si può negare che “l’agire e l’essere di Dio si fanno riconoscere anche negli eventi della storia umana” – sulla scia di Gaudium et spes.
E qui raggiungiamo uno spartiacque che non riguarda solo il Cammino sinodale tedesco, ma anche il giudizio ecclesiale sul pontificato di Francesco: ossia, quello del rilievo teologico e della normatività per l’attuazione ecclesiale della storia comunemente umana. Su questo la Chiesa tedesca e la Chiesa cattolica secondo Francesco coincidono perfettamente l’una con l’altro – e non è cosa da poco.
Beh, sfido chiunque – anche Batzing – a negare che il vero convitato di pietra al Synodale Weg non sia il caro vecchio storicismo con retrogusto modernista.
Più che mettersi sulla difensiva i prelati tedeschi dovrebbero ascoltare i loro confratelli i quali – pur partendo da storie e retroterra tanto diversi – giungono ad un discernimento tanto simile. Forse lo Spirito sta soffiando fuori dal recinto sinodale più che al suo interno, forse è meglio non impedire ad Eldad e Medad di profetizzare.