«Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?». L’affermazione di papa Francesco durante il viaggio in Brasile nel 2013 è diventata virale e si è imposta nel contesto mediale. Qualcosa di simile potrà avvenire per l’espressione da lui usata nel documentario del regista russo Evgeny Afineevsky, dal titolo Francesco:
«Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo».
La legittimità e opportunità di una legislazione civile che regoli un fenomeno sociale senza confondere la dimensione del matrimonio con la semplice unione non è nuova nel pensiero del papa. Era quello che aveva difeso in Argentina nel 2010 quando si discuteva del matrimonio omosessuale. Molto critico rispetto al progetto di legge, considerato un «grave danno», considerava accettabile una normativa di un profilo giuridico proprio. In termini tradizionali di teologia morale: «un male minore».
La posizione di Francesco è certamente diversa dalla chiusura «a ogni riconoscimento giuridico di unioni omosessuali» del documento della Congregazione per la dottrina della fede del 2003 (Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali), ma non rappresenta una via libera all’equiparazione fra unione e matrimonio civile e, tantomeno, l’apertura al matrimonio religioso degli omosessuali. Essa esprime un cambiamento di approccio alla questione e uno sguardo che privilegia i dati positivi ed evangelici su quelli normativi, pur non rinnegando questi ultimi.
Riconoscere l’amore generoso
Nell’arco degli anni del pontificato i segnali non sono mancati. Ne ricordo alcuni. Nel 2014, durante il primo Sinodo sulla famiglia, ci fu un momento di vivace discussione al termine della relatio post disceptationem, cioè della relazione dopo il dibattito in aula e prima dei lavori di gruppo. Al n. 52 si diceva: «Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi il cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner. Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli».
I numeri 50-52 non raggiunsero la maggioranza dei due terzi e il tema cadde, ma tra i contrari vi erano anche quanti li giudicavano troppo prudenti. In ogni caso, il papa, incontrando l’estensore dei testi, lo incoraggiò senza mostrarsi preoccupato per la battuta di arresto. La postsinodale Amoris laetitia (2016), al n. 297 ha questo passaggio: «Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo. Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino».
In una delle risposte nel libro intervista con Dominique Wolton si legge: «Cosa pensare del matrimonio fra le persone dello stesso sesso? il “matrimonio” è un termine storico. Da sempre nell’umanità e non solo nella Chiesa è (composto) da un uomo e una donna. Non si può cambiare. È la natura delle cose. È così». E continua: «Il matrimonio, cioè un uomo con una donna. Questi sono i termini precisi. La convivenza omosessuale chiamiamola unione civile… ma non è un matrimonio, è una unione civile».
Nella postsinodale Christus vivit (2019), al n. 81 si dice: «I giovani riconoscono che il corpo e la sessualità sono essenziali per la loro vita e per la crescita della loro identità. Tuttavia, in un mondo che enfatizza esclusivamente la sessualità, è difficile mantenere una buona relazione col proprio corpo e vivere serenamente le relazioni affettive. Per questa e per altre ragioni, la morale sessuale è spesso causa di incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa, in quanto è percepita come uno spazio di giudizio e di condanna. Nello stesso tempo, i giovani esprimono un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità fra uomini e donne, all’omosessualità».
Spostamenti teologici
Indiretta, ma di un certo peso, è l’interpretazione che la Pontificia commissione biblica nel documento Che cos’è l’uomo (2019; al numero 195) ha dato del racconto del peccato di Sodoma del cap. 19,1-29 di Genesi. Il testo è sempre citato nella tradizione per sostenere la disapprovazione biblica dell’orientamento e della pratica omosessuale (anche nel Catechismo della Chiesa cattolica). La commissione dimostra che, in realtà, l’esegesi del brano va rivista. Il vero peccato di Sodoma è la mancata ospitalità del forestiero, rappresentato dai due angeli. «Il rifiuto del diverso, dello straniero, bisognoso e indifeso, è principio di disgregazione sociale, avendo in se stesso una violenza mortifera che merita una pena adeguata».
In un recente incontro con dei genitori di omosessuali dell’associazione Tenda di Gionata papa Francesco ha detto: «Il papa ama i vostri figli così come sono, perché sono figli di Dio. La Chiesa non li esclude perché li ama profondamente».
Nell’episodio non è emersa una seconda questione, legata alla benedizione dell’unione omosessuale. Esclusa dal Catechismo della Chiesa cattolica, è praticata nelle Chiese riformate e raccoglie molte discussioni fra i teologi. Ne è un esempio il volume Benediktion von gleichgeschlectlichen Partnerschaften (Benedizione di coppie dello stesso sesso) edito da Pustet in Germania, che raccoglie gli atti di un convegno sponsorizzato dalla Conferenza episcopale austriaca. Anche in questo caso non è in questione il matrimonio religioso, ma la possibilità per una unione omosessuale di essere accompagnata da un gesto benedicente del livello delle preghiere contenute nel Benedizionale.
Tornando all’occasione originante la discussione, va ricordato che il documentario di Evgeny Afineevsky è il racconto delle sfide e della missione della Chiesa oggi. Attraverso documenti, spezzoni video e interviste (da Benedetto XVI ai familiari di Bergoglio, dal cardinale Tagle a mons. Scicluna) e alcune risposto dello stesso Francesco si ricostruiscono molte delle emergenze attuali. Il regista ha detto che il film non è sul papa, ma sui disastri del mondo: «Sono stato impressionato da lui non come papa ma come persona. È un vero gesuita, un uomo di azione, ma anche un vero leader. Una cosa che manca molto oggi».
Francesco sembra fare di tutto per ricevere l’applauso del mondo, non proprio ciò che si legge nel Vangelo.
Oltre la sua affermazione ci può dire ciò che Francesco fa per strappare applausi che non è ispirato dal Vangelo? Aspettiamo lumi da lei che sembra essere così conoscitore della scrittura in modo da non far essere la sua affermazione quello che sembra ossia generica, infondata e un tantino ideologica.
Caro Davide, legga meglio il mio intervento: è la ricerca dell’applauso del mondo che non è affatto quello che suggerisce il Vangelo. Detto questo basta vedere le prese di posizione sui temi cari al mondo (Greta, LGBT, immigrazione clandestina, religione universale) e poi “unire tutti i puntini”. Senza pregiudizi ideologici o ingenuo clericalismo.
Accusa banale e pure scontata che merita poca attenzione. Mi ricorda tanti articoli di socciana memoria…Che dire allora delle folle di giovani esaltanti alle GMG di GPII? E le folle che seguivano Gesù di Nazareth? Erano anche queste all’insegna della “gloria mundi”? Se proprio deve una critica al papa ne faccia una più articolata ed argomentata. Questa lascia davvero il tempo che trova e soprattutto non coglie nel segno…
Troppi tentativi maldestri di rimediare a ciò che il Papa ha detto…l’ha detto e ora se ne deve assumere tutte le conseguenze. Tenendo conto che è la sua personale opinione e vale tanto quanto quella di qualsiasi altra persona. Il Magistero e la Tradizione insieme alla Parola rappresentano i riferimenti a cui dobbiamo obbedienza se ci definiamo cristiani. A niente e a nessun altro, neanche al Papa quando esprime solo una personalissima opinione viziata da una personalissima sensibilità.
Mi sembra nessun tentativo, cara signora Lara. Forse è la miope posizione di gente come lei che induce a sottolineare con pazienza l’ovvio, cioè che il papa ha parlato di riconoscimento dei diritti civili. Forse lei vuole privare dei diritti civili sanciti dalla Costituzione chi non la pensa come lei. Prima di parlare di Magistero bisogna sapere ciò di cui si parla. E prima del Magistero, leggere e non solo parlare del Vangelo aiuterebbe.
Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Ma questo sia fatto con dolcezza, rispetto e retta coscienza. (1 Pietro 3,15-17) .
Qui vedo solo piagnistei…
Tra l’altro noto con un curiosità che gli unici post commentati sono quelli sull’omosessulità. Chissà come mai?
In passato il Papa parlava sempre col “pluralis maiestatis” non per alterigia, ma perché voleva costantemente ribadire che la sua individualità si perdeva nella lunga serie dei suoi predecessori.
Da un po’ di tempo I Papi sono passati alla prima persona singolare.
Non ci siamo più Noi ci sono soltanto IO.
Il popolo attonito e confuso guarda e giudica e l’otto per mille va a picco.
Forse dobbiamo passare da questa prova per distillate la nostra fede.
Non rimane che pregare affinché il Francesco comprenda la gravità del suo comportamento e si ravveda.
Grazie per la riflessione, che contestualizza il pensiero di Francesco. Aldilà del tentativo “maldestro” di strumentalizzare l’espressione del papa, credo che accoglienza, e riconoscimento di diritti di tutela di relazioni affettive sia una questione di civiltà e di umanizzazione. E’ davvero puerile che fronde sempre più “papaline del papa” ritengano n detrimento della sacralità del matrimonio sacramento. SIamo su un altro piano, sono due realtà diverse nella forma sostanziale, ma che hanno in comune la relazione di affetto, di prendersi cura reciproca, di amora. E’ tanto dura da sconfiggere questa maledetta OMOFOBIA così marcatamente presente nella chiesa, quella con con C minuscola…. Grazie a Settimana e a Papa Francesco.
Ma leggendo le scritture in particolare Paolo ai Romani il problema è chiaro.
A mio avviso non è il problema di una legge, il codice civile permette tante tutele pensiamo solo alla donazione al testamento biologico, il fatto che dopo non ci si ferma più, bambini senza padre o madre utero in affitto ecc…
In un mondo mediatico come questo la comunicazione è diventata difficile perché strumentalizzata e deviata a proprio comodo
Per me andrebbero tutelate anche i rapporti plurimi. Tipo due uomini e una donna, due donne, Ecc.
È amore e bisogna dargli una copertura giuridica. Poi anche il diritto ad adottare. A questo proposito si potrebbe pensare a delle cooperative di fattrici con tariffe calmierate.
Viva il Papa
“Quello che ho sognato non si avveri mai, è troppo doloroso e spero che il Signore non permetta che il Papa neghi ogni verità di fede e si metta al posto di Dio. Quanto dolore ho provato nella notte, mi si paralizzavano le gambe e non potevo più muovermi, per quel dolore provato nel vedere la Chiesa ridotta ad un ammasso di rovine”.
Dal diario di Bruno Cornacchiola, 21/09/1988