Da tante parti arrivano critiche sull’operato del papa che avrebbe abbandonato la tradizione e l’ortodossia del cattolicesimo per abbracciare i suoi nemici di sinistra o di altrove. Nel migliore dei casi, sarebbe “un pasticcione” secondo l’arguta definizione di Giuliano Ferrara sul Foglio.
Personalmente non ho questa idea. I problemi della Chiesa in generale sono enormi e difficilissimi. Il primo essenziale è che la Chiesa cattolica è una minoranza infima in Asia, patria del 60% della popolazione mondiale e anche della maggior parte della crescita economica globale.
L’Asia e la Chiesa
Qui la popolazione cattolica è minima se si escludono le Filippine, una specie di protuberanza di America Latina in Asia.
Il paese con la percentuale di cattolici più alta è il Vietnam, tra il 10 e il 20%. Questi fedeli sono dovuti all’influenza della dominazione francese.
Quasi a pari merito c’è la Sud Corea dove l’influenza degli Stati Uniti ha convertito al cristianesimo quasi la maggioranza della popolazione e un 10% oggi è cattolico.
In India, dove il cattolicesimo arrivò con san Tommaso nel Primo secolo dopo Cristo, e poi con i portoghesi, i cattolici sono tra il due e il 5%.
Una percentuale simile c’è in Indonesia, dove i cinesi, per affermare la propria identità rispetto alla maggioranza indonesiana e musulmana, sono spesso cattolici.
In Cina i missionari arrivarono alla fine del ’500, ma i cattolici rimangono meno dell’1%. Una percentuale simile si trova in Giappone. In altri paesi dell’Asia c’è un’ostilità aperta o latente. In paesi musulmani come il Bangladesh o il Pakistan le conversioni sono sostanzialmente proibite. In paesi come la Thailandia le conversioni sono ufficialmente proibite. Cattolici sono i cinesi arrivati dalla Cina o dal Vietnam ma i veri Thai sono e devono essere buddisti.
In Asia allora, fino all’arrivo di papa Bergoglio, i cattolici erano sostanzialmente una curiosità intellettuale, sotto assedio culturale e politico da parte delle maggioranze spesso anticattoliche militanti. Avevano addosso l’ombra di essere stati complici del colonialismo occidentale, oltre a essere diversi dalle fedi locali. Bergoglio ha cominciato a cambiare tutto.
La svolta di Francesco
Ha messo il cattolicesimo nella carta geografica della cultura religiosa di questi paesi. L’ha fatto in due modi. Uno, parlando direttamente alla gente comune attraverso le sue omelie e i tweet tradotti in tante lingue. Quindi, è riuscito a comunicare sentimenti profondi che colpivano i lettori al di là della loro fede di origine.
Il secondo modo è stato di parlare ai musulmani normali, i quali erano in passato stati condizionati dai Mullah radicali. In pratica, questo ha portato al primo accordo con la Cina per la nomina dei vescovi, e a un invito in fieri al papa ad andare in India. Questo invito è estremamente importante perché arriva da un premier, Narendra Modi, impegnato nello sforzo di re-“induizzare” il paese.
In Africa, il continente con la demografia più dinamica del mondo, i cattolici aumentano le conversioni a un tasso doppio rispetto a quello demografico.
I paesi musulmani, per secoli terra proibita per le conversioni, oggi trovano nel papa una sponda di moderazione che li aiuta a marginalizzare l’estremismo radicale. I colloqui sempre più stretti, anche se ancora distanti, possono fare immaginare un orizzonte di riconciliazione con l’Islam.
Gli ortodossi, separati da Roma per oltre un millennio, hanno trovato di fatto una forma di integrazione nuova con il papa. Persino gli ortodossi russi, legati a una visione cesaropapista del potere, oggi sono meno distanti da Roma.
La differenza con i luterani si sta sciogliendo, come sta accadendo con gli anglicani.
La Chiesa cattolica e però sulla difensiva in tante sue aree tradizionali.
L’Occidente
Qui la risposta non pare essere l’affermazione dell’ortodossia cattolica. Infatti, i fedeli non corrono dietro a una Chiesa tradizionale che propone messe in latino e zaffate di incenso. I fedeli, usciti dall’abbraccio dei loro vecchi parroci, vanno in Chiese moderne, evangeliche, pentecostali, che propongono un accesso a Dio più immediato, semplice, anche semplicistico per i critici. Oppure semplicemente non vanno in chiesa, rifuggono i riti, le ritualità. Questo sembra dirci che non è la mancanza di tradizione che indebolisce la Chiesa, ma al contrario, è l’eccesso di tradizione rispetto all’attuale modernità.
Infatti, è finito il periodo di militanza atea. Tutta la retorica filosofica ateista che aveva caratterizzato almeno gli ultimi due secoli di cultura Occidentale è svanita come nebbia al sole. Ci vorranno decenni di studi forse per spiegare il motivo di questa sparizione improvvisa. Per il momento quello che importa è che non c’è più una cultura dell’ateismo, ed è tornato un “teismo” che però è nuovo.
Inoltre, c’è una voglia di essere perdonati che ha preso la forma di una diffusione capillare e globale delle varie scuole di psicoterapia. Si tratta di un perdono rispetto a sé stessi, importantissima.
Se ciò si vede insieme al nuovo “teismo” e al fatto che la Chiesa ha uno spazio specifico per il perdono con sé stessi e con Dio attraverso la confessione, appare un grande spazio di avvicinamento del cattolicesimo a tutta la popolazione globale.
Non piano ma sensibilità
Il papa forse senza un piano ordinato, ma con una sensibilità “politica” si sta accostando a tutto questo e sta spingendo la Chiesa fuori da un suo ambito di conforto tradizionale.
Infatti, come nelle strategie quando si è sotto assedio, bisogna rompere l’accerchiamento, conquistare altri territori e mettere in fuga il nemico. Questo poi consoliderà il consenso dentro la cittadella assediata.
Cioè solo il nuovo spazio conquistato fuori dal cattolicesimo tradizionale, in Asia, nel dialogo con altre fedi, nel cercare uno spazio fra gli ex atei, poi consolida anche quelli che hanno nostalgia della messa in latino.
Viceversa, abbarbicarsi su riti e tradizioni che non riescono a parlare più né al proprio mondo né al mondo allargato significa trasformare la Chiesa cattolica in una specie di fede identitaria. È contro la natura stessa del cattolicesimo, per sua stessa definizione universalmente salvifica.
Così non c’è pasticcio, anzi. La difficoltà è certamente di non avere spiegato, illustrato abbastanza e a sufficienza il percorso accidentato della Chiesa oggi.
Queste sono considerazioni però laiche, politiche, non religiose. Ma sarebbe ingenuo astrarsi da queste. Le religioni viaggiano sulla carne degli uomini, e quindi sugli aspetti “politici” forse c’è qualche osservazione da fare.
Così, varie considerazioni convergenti portano verso l’idea di creare una nuova struttura della Chiesa da “aggiungere” a quella tradizionale, di servizio al mondo oggi in uno stato di caos crescente.
C’è il fallimento dell’ONU come spazio di mediazione internazionale. Ciò perché i governi o i funzionari di molti stati in via di sviluppo vendono il proprio sostegno al primo che passa in cambio di piccoli benefici materiali, senza un pensiero generale.
Tale fallimento lascia vuoto uno spazio dove vari paesi possano parlarsi confidenzialmente in maniera stabile, magari con una mediazione disinteressata. Questo avrebbe dovuto essere l’ONU.
La Santa Sede ha una storia di tale servizio e negli archivi Vaticani sono conservati centinaia di accordi politici fra stati, parte della storia dello stato pontificio stesso.
Inoltre, oggi c’è “il papa superstar” che ha portato la Chiesa su uno spazio globale senza precedenti. Ciò è anche legato alla personalità di papa Francesco. Ma la Chiesa non può cominciare e finire con il papa. Inoltre c’è un problema: e se il prossimo papa non è una personalità “frizzante” come quella di Bergoglio?
Problemi di comunicazione
Sarebbe opportuno, quindi, incanalare questa attenzione globale in una struttura che servirebbe anche ad altro.
La Chiesa cattolica non sa comunicare bene attraverso i mass media moderni. Incespica, balbetta, sbaglia. Ma le grida del predicatore, la musica, lo spettacolo moderno non sono nelle corde del cattolicesimo. La formazione del prete cattolico non è questa. La Chiesa da secoli ormai comunica attraverso il rito, le istituzioni, usando i preti che toccano l’anima di fedeli e infedeli.
La “comunicazione” e la “narrativa”, sono più proprie delle Chiese protestanti, con meno strutture e riti, con preti più “manager”, “annunciatori” che, quindi, devono poggiarsi sui proclami del pastore.
La Chiesa quindi avrebbe bisogno di un’altra struttura, un’altra istituzione politica, per aiutare la sua comunicazione e sostenere anche la sua indipendenza politica, vista la giusta mancanza dello stato pontificio, che per secoli garantì l’autonomia del papa.
Questa, forse, la nuova sfida vera della Santa Sede.
Papa Francesco divide ma non divide come faceva Nostro Signore Gesù Cristo. I suoi discorsi raramente hanno il sale che brucia ma sanifica, il Sale della Sapienza Divina non viene da papa francesco. Papa Francesco non dice messa da mesi , ma da da anni non smette di dare interviste: alla fine le sue sono parole umane e non Parole di Dio , e quindi parole inutili. Del buffone viene viene dato ai politici odiati dal popolino oppure tra amici quando si è in confidenza e mai in in occasioni pubbliche perché è sempre un po’ dispregiativo : spiegatemi che cosa significa che lady Rothschild dica che papa francesco è il loro giullare. Papa francesco è prova di fede che Dio chiede alla Chiesa (Cattolica) oggi. Nei tempi delle guerre infinite, delle pandemie globali, degli smarrimenti di identità transgenderisti e morali, dell’idolo tecnologico (definitivo?) della IA , del frastuono disumano globale ineludibile di internet , delle modifiche biologiche ultimedep DNA , la Chiesa Cattolica non parla tramite Jorge Bergoglio che si rifiuta di essere papa, cioè Pontefice. Ma ditemi stiamo ancora a discutere di Bergoglio?
Mons Viganò, è lei in incognito a sollazzarci con questo flusso di coscienza?
Se la Chiesa Cattolica non si affida completamente nelle mani della Madonna, non andrà molto avanti, anzi si annichilirà di più, Bergoglio con l’idolo della Pachamama intronizzato in San Pietro, ha deciso volontariamente al degrado della Chiesa Cattolica.
e avanti con questa storia della Pachamama… le statuette nei giardini vaticani non erano idoli pagani.
https://wherepeteris.com/catholic-prayer-or-pachamama/
https://wherepeteris.com/a-catholic-moral-panic-two-years-on/
poi Papa Francesco si è sempre affidato alla Madre di Dio!
La Chiesa ha bisogno di parlare all’umanità del mondo e deve saperlo fare (al suo interno ci sono veri esperti…) ma bisogna capire che parlare al mondo non è solo fatto di parole – prediche, dogmi, encicliche – ma di comportamenti degli uomini di chiesa, di parole da loro espresse, dal modo con cui si porta avanti il messaggio del Vangelo, dalla capacità di aprire a decisioni più comunitarie, dai riti e dalle opulenze di facciata, dalle divisioni non sempre angeliche, dagli investimenti…dai peccati e come vengono superati (quando si cambierà la formazione dei preti?)…
naturalmente anche il popolo di Dio deve testimoniare la sua fedeltà non solo con l’assistere (in silenzio) alla Messa settimanale ma nei comportamenti familiari e sociali, come cittadini e persone…
e non mi dilungo sulla questione delle donne nella chiesa…un vero peccato di non-giustizia e non-carità.
Ho trovato l’articolo molto interessante. Grazie. A volte mi sembra che papa Francesco esca con affermazioni contrastanti, o apparentemente tali, ma forse è cattiva comunicazione 😉
Vorrei aggiungere che trovo il Sinodo 2021-2024 di grande portata per la Chiesa universale, perché con esso papa Francesco ha aperto uno spazio di dialogo per il popolo di Dio, a diversi livelli, non ultimo quello fra le Chiese locali. A febbraio ci sarà a Praga la tappa continentale di questo sinodo universale, sarà interessante.
Papa Francesco ha spiegato bene le sue idee nella recente intervista ad rivista di gesuiti americani: “Un cattolico non può pensare aut-aut e ridurre tutto alla polarizzazione. L’essenza di ciò che è cattolico è et-et. Il cattolico unisce il bene e il non tanto bene”. E ancora: “Più c’è armonia tra le differenze e gli opposti, più è cattolico. Più ci si polarizza, più si perde lo spirito cattolico e si cade in spiriti settari. Questo non è mio, ma lo ripeto: ciò che cattolico non è aut-aut, ma è et-et, sommando le differenze”. Tenere nella stessa casa posizioni e culture così diverse senza lanciare facili scomuniche non è assolutamente semplice. E’ evidente tale modalità di agire in alcune volte può sembrare confusa. In futuro l’autonomia delle chiese locali sarà indispensabile per tenere unita la chiesa nel suo insieme. La cosa non è andata tanto bene nel primo millennio, vedremo se andrà meglio nel terzo millennio.
“Persino gli ortodossi russi, legati a una visione cesaropapista del potere, oggi sono meno distanti da Roma”.
Si, infatti. l’attacco hacker russo al sito del vaticano come l’impermeabilità di Kirill agli appelli di Francesco, sono degli esempi chiarissimi di questa distanza sempre più ridotta.
La differenza con i luterani si sta sciogliendo, come sta accadendo con gli anglicani.
Quali anglicani e quali luterani? quelle tradizionali, tipo la LCMS, con la Chiesa Cattolica non ci parlano pur avendo molto in comune; quelle progressiste, tipo l’ELCA, a parole dicono di non avere nessuna differenza con noi ma poi introducono prassi incompatibili con la fede cattolica
Pasticcioni siete voi a nettere questi titoli per pasticciare sul Buon nome del Papa Santo Francesco che in none di tale nome “Francesco” che ha scelto appunto come primo Papa nella storia della Chiesa, sta portando avanti l’Opera di S.Francesco d’Assisi che poi è l’Opera creata da Gesù, di unire tutti i popoli della terra, sia di diverse religioni, dua colro che non credono.
IL GRANDE SANTO PADRE PAPA FRANCESCO STA COMPIENDO UNA GRANDE OPERA DI PACE NEL MONDO, QUESTA È LA SACRIFICATA MISSIONE CHE HA ABBRACCIATO APPUNTO NEL NOME DI GESÙ E DI FRANCESCO
Prima di fare accostamenti insostenibili tra un Papa che compie atti sincretistici e un Santo vero che rischiava la vita per convertire i non Cristiani, le suggerirei di documentarsi tramite testi storici su San Francesco d’Assisi.
Se è pasticcione lo è in certi discorsi a braccio che – francamente – per i continui tergiversamenti e contraddizioni risultano senza costrutto. Quanto alla strategia generale non mi sembra affatto pasticciona. L’idea è quella di spingere l’agenda “San Gallo” in maniera lenta ma significativa rassicurando i fedeli con un certo devozionismo e la contrarietà ad alcuni feticci dei progressisti come le donne prete.
L’analisi dell’articolista – oltre alla prospettiva da marketing di posizionamento del prodotto – mi sembra un po’ grezza e datata. Ad esempio credere che le persone che si avvicinano alle chiese pentecostali cercano la modernità mi pare ingenuo. Le chiese evangelicali sono tra le più integraliste ed il loro modo di rapportarsi al divino – anche se poco rituale – è premoderno. Quanto all’Africa non c’è area più restia ad accettare il verbo della modernità in ambito culturale, sessuale ecc. Ne sa qualcosa la chiesa anglicana che ad ogni piè sospinto rischia di sfasciare sotto le spinte delle chiese africane tradizionaliste.
Per il resto non sarà un po’ marketing strategico ad indicare la vera rotta da seguire. Penso che papa Francesco questo lo sa bene.
Finalmente qualcuno apprezza gli intenti e la capacità innovativa di Papa Fran esco!
Chi ha avuto successo con l’evangelizzazione sono stati gli apostoli e i santi. Se non ha il coraggio di testimoniare la rivelazione di Cristo, il Papa ha fallito in partenza.
Se per pasticcione si intende uno che tenta di tenere conto della complessità del reale, la definizione mi piace. Ma chi di fronte alla complessità del reale non sarebbe pasticcione? Per il resto articolo interessante anche se non condivido la parte finale. Non è questione di comunicazione… è altro: è Vangelo!
Una analisi dello strumento evangelico in chiave moderna, lo trovate sul mio libro “Il Manifesto del Partito Cristiano”
L’unica parte interessante, a mio avviso, sono le ultime 4 righe. Però è un desiderio irrealizzabile perché la struttura è centralizzata in maniera strutturale, teologica, oggi da rivedere, se non giudicarla abbastanza inutile. E poi un dicastero di comunicazione già esiste. Magari bisognerebbe renderlo più efficiente, integrarlo con le comunicazioni esterne di altri Dicasteri e delle Pontificia Accademie, fare verifiche del lavoro svolto, affidare gli uffici di comunicazione a professionisti, mentalmente indipendenti dalla centralizzazione autoritaria imperante (e pagarli…). Traduzione in italiano corrente: è necessaria una mentalità nuova; parafrasando il Papa: non serve cambiare mentalità ma serve un cambiamento totale di mentalità. Oggi mi sembra impossibile. Quindi articoli come questo, pur di qualche interesse, non colgono il nodo della questione.
Bhe: comunque una spanna sopra al commento del “papa pasticcione”, no?