A maggio 2021 è stata pubblicata la “Guida dell’UE a sostegno dei luoghi di culto”. Un primo importante passo verso una maggiore sicurezza.
Come proteggere le chiese e i luoghi di culto come sinagoghe, templi e moschee dai possibili attacchi del terrorismo?
Dopo le aggressioni nella chiesa cattolica a Nizza (ottobre 2020) e nel 2016 l’uccisione di p. Hamel, gli attentati contro le sinagoghe a Bruxelles (2014) e a Vienna (2020), quelli contro i musulmani a Londra (2017) e le ripetute minacce verso la cattedrale di San Pietro a Roma, la domanda non è retorica. Oltre ai singoli paesi, è stata fatta propria dall’Unione Europea (UE).
Nel Programma di lotta anti-terrorismo per l’UE; anticipare, prevenire, proteggere, reagire (2020) si diceva: «I luoghi di culto hanno un valore simbolico particolarmente elevato e sono stati spesso nel mirino del terrorismo. Dobbiamo proteggere al meglio le chiese, le moschee e le sinagoghe, così come gli altri luoghi religiosi in tutta l’UE.
Dobbiamo anche incoraggiare la collaborazione fra differenti comunità religiose e le autorità nazionali competenti nel quadro dello scambio di esperienze. A partire dal 2021 la Commissione intende sostenere i progetti che rafforzano la protezione fisica dei luoghi di culto in stretto coordinamento con gli stati membri».
Attacchi terroristici alle chiese
A maggio del 2021 è stata pubblicata la Guida dell’UE a sostegno dei luoghi di culto. «Come primo passo, i servizi della Commissione hanno elaborato questa guida rapida per aiutare i luoghi di culto a valutare i rischi che corrono e ad attuare misure che aumentino la loro protezione contro il terrorismo».
Le indicazioni sono state scritte dopo una consultazione con le polizie nazionali e i culti interessati in un quadro complessivo di tutela degli spazi pubblici rispetto alle aggressioni del fondamentalismo.
Distinguendo i luoghi ad alto rischio (per valore storico, riferimento simbolico, collocazione…) da quelli con minor rischio, le indicazioni si specificano nello sforzo di combinare la natura dei luoghi e l’esigenza di sicurezza: dalle serrature affidabili ai dissuasori visivi, alle telecamere a circuito chiuso fino ad un’attenta considerazione degli ingressi e delle festività di maggiore presenza dei fedeli.
Testare le vie di evacuazione, approntare luoghi protetti all’interno dei templi, monitorare le abitudine dei frequentanti nel ritrovarsi all’esterno prima o dopo la celebrazione, controllare i parcheggi, prevedere una chiusura più rapida possibile dell’edificio davanti ad eventi imprevisti, abilitare i celebranti a riconoscere comportamenti sospetti dando un allarme silenzioso e non percepito dall’assemblea: sono alcuni dei consigli che vengono dati.
In particolare, ai responsabili ecclesiali dei luoghi più a rischio si consiglia di non essere troppo abitudinari, di concordare coi collaboratori più vicini le reazioni ad un’eventuale emergenza, di alimentare rapporti diretti coi responsabili dell’ordine pubblico.
Simboli e valori
La Commissione degli episcopati dell’UE (Comece) ha commentato: «È un primo passo nella direzione giusta. La Chiesa cattolica è pronta a contribuire per arricchire e migliorare il testo».
Fra i suggerimenti proposti vi è la connessione dei luoghi con i valori di riferimento: «la protezioni degli edifici di culto dovrebbe essere assicurata in ragione del fatto che tali luoghi sono uno dei contesti fisici dove, in via normale, la gente esercita il proprio diritto fondamentale alla libertà di religione, in particolare nella sua dimensione comunitaria».
Terminologica ma non banale l’indicazione di sostituire il riferimento degli «eventi stagionali» con un più corretto «feste religiose». E ancora: la sottolineature che i luoghi delle fedi sono luoghi di accoglienza e di apertura e tali devono rimanere anche con una crescente esigenza di sicurezza.
Grazie a una collaborazione fra tecnici, esperti di sicurezza, servizi pubblici (pompieri, polizia) e le Chiese è nato un consorzio, chiamato Prosperes (sistema di protezione per i grandi assembramenti di persone nei siti religiosi) che potrà accedere ai finanziamenti dell’Unione Europea.
Il positivo interesse delle istituzioni per la sicurezza delle Chiese non annulla un margine di rischio legato all’imprevedibilità degli attentatori, alle deficienze dei servizi segreti e alle singole persone. Com’è successo a Nantes (18 giugno 2020), quando un collaboratore volontario, ruandese, 40 anni, destabilizzato e solitario, ha appiccato il fuoco alla cattedrale.