Il 18 giugno è stato presentato, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, il volume In cammino per la cura della casa comune – A cinque anni dalla Laudato si’, elaborato dal Tavolo Interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale. Riportiamo l’intervento di mons. P.R. Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana.
Care Eccellenze, Signore e Signori,
È un piacere per me essere qui con voi per la presentazione del testo «In cammino per la cura della casa comune. A cinque anni dalla Laudato si’», elaborato dal Tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale, che ha cominciato questo lavoro nel 2018, quando ricevette l’approvazione del Santo Padre, al quale ho avuto il privilegio di consegnare la prima pubblicazione ieri pomeriggio.
Può essere interessante ripercorrere brevemente la genesi di questo testo, il cui principale obiettivo, è bene sottolinearlo, non è quello di duplicare la Laudato si’ attraverso riflessioni etiche valoriali che sono ben sviluppate nella stessa Enciclica. Le finalità del testo sono infatti diverse e molteplici:
- rilanciare la ricchezza dei contenuti di un’Enciclica che, sebbene abbia compiuto da poco cinque anni, è ancora molto attuale, come messo ancora più in luce dalla situazione mondiale determinata dalla pandemia da Covid-19;
- offrire un orientamento sulla lettura dell’Enciclica, promuovendone elementi operativi che scaturiscono dalle riflessioni contenute in essa e minimizzandone i rischi di fraintendimento;
- favorire la collaborazione tra i Dicasteri della Curia Romana e le Istituzioni cattoliche impegnati nella diffusione e nell’attuazione della Laudato si’, valorizzandone le numerose sinergie.
Il libro che avete davanti è infatti frutto di un lavoro collegiale di numerose entità che operano all’interno della Santa Sede e della Chiesa cattolica a cui va il nostro ringraziamento. Il Tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale ha visto la collaborazione di molte realtà, oltre a quelle che sono rappresentate in questa Conferenza Stampa.
Posso citare ad esempio la Congregazione per la Dottrina sulla Fede, il Dicastero per il Laici, la Famiglia e la Vita, il Dicastero per la Comunicazione, i Pontifici Consigli per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per il Dialogo interreligioso, per la Cultura, per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, le Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali, il Sinodo dei Vescovi, numerose Conferenza Episcopali, rappresentate spesso dalle loro Riunioni Internazionali, come il SECAM per l’Africa, la FABC per l’Asia, la FCBCO per l’Oceania, il CELAM per l’America Latina, la CCEE e la COMECE per l’Europa, le Unioni Internazionali delle e dei Superiori Generali, alcune reti di Organizzazioni non governative come la CIDSE.
Oltre alla partecipazione delle suddette istituzioni, si è voluto poi coinvolgere anche le Nunziature Apostoliche, alle quali sono state chieste indicazioni sulle buone prassi e sui modelli operativi per l’attuazione della Laudato si’ che sono stati realizzati nei loro Paesi di pertinenza da realtà locali collegate con la Chiesa cattolica.
Solo questo lungo elenco evidenzia l’intenso lavoro che ha portato alla redazione di un testo che ha visto il susseguirsi di numerose bozze ed è diventato sempre più ricco di contenuti, mantenendo però una dimensione semplice, sintetica e orientata all’azione, e restando ancorato all’approccio sul quale è focalizzata l’Enciclica: quello dell’ecologia integrale.
Al riguardo, si è cercato di offrire al lettore risposte a un quesito che compare nella conclusione del testo: «e noi che cosa dobbiamo fare?», uniformandosi all’impostazione della Laudato si’ nel prendere in considerazione una vasta gamma di situazioni che vanno dalla quotidianità dell’economia domestica alle implicazioni per la comunità internazionale.
A proposito di quest’ultimo aspetto e ad ulteriore testimonianza di questo impegno, sono lieto di informarvi della prossima adesione della Santa Sede all’Emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, strumento finalizzato a contrastare sia il problema del cosiddetto “buco dell’ozono”, sia il fenomeno dei cambiamenti climatici. Strumento che va nella direzione auspicata dal Santo Padre, quando afferma nella Laudato si’, al n. 112, che «la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di orientarla, e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale».
Care Eccellenze, Signore e Signori, la pandemia da Covid-19 ci sollecita ulteriormente a rendere la crisi socioeconomica, ecologica ed etica che stiamo vivendo come momento propizio di stimolo alla conversione e a decisioni concrete e improcrastinabili, come messo ben in evidenza nel testo che avete di fronte.
Per fare ciò, abbiamo bisogno di una proposta operativa, che nel caso in oggetto è rappresentata dall’ecologia integrale. Come indicato nel testo, essa richiede una «visione integrale della vita per elaborare al meglio politiche, indicatori, processi di ricerca e di investimento, criteri di valutazione, evitando concezioni fuorvianti di sviluppo e di crescita» (pag. 9); una «visione lungimirante, che deve concretizzarsi nei luoghi e negli spazi in cui si coltivano e si trasmettono l’educazione e la cultura, si crea consapevolezza, si forma alla responsabilità politica, scientifica ed economica, e, in generale, si procede ad azioni responsabili» (pag. 11).
Ciò rappresenta una sfida impegnativa, ma anche un’occasione quanto mai attuale per «disegnare e costruire insieme un futuro che ci veda uniti nel custodire la vita che ci è stata donata e coltivare il creato che ci è stato affidato da Dio perché lo facessimo fruttificare senza escludere o scartare alcuno dei nostri fratelli e sorelle» (pag. 16). Si tratta di un compito complesso e pregno di insidie dettate dalla difficoltà del far prevalere gli interessi comuni su quelli particolari, di riconoscere che «il tutto è superiore alla parte» (Evangelii gaudium, n. 237). Si tratta di un compito che richiama ad un «dialogo onesto e coerente sul bene comune, capace di valorizzare il multilateralismo e la cooperazione tra gli Stati e inteso ad evitare i pericoli di strumentalizzazioni politico-economiche» (pag. 219). Cooperazione multilaterale che, è bene ripeterlo, è necessaria ma non sufficiente per dare una risposta adeguata, integrale e inclusiva, alla grande e stimolante sfida che la nostra epoca ha davanti a sé e deve essere affrontata con urgenza.
L’auspicio è che questo testo possa essere un effettivo contributo alla formulazione di questa risposta.
Grazie!