Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare appoggio e senso alla loro vita. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia. Questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso (EG 71).
Il tipo di riflessione non è direttamente sul diaconato e nemmeno in recto sulla diaconia della Chiesa nella città, ma su un’esperienza di ricerca collettiva che può rappresentare un’attenzione che accompagna il servizio della comunità cristiana nello spazio cittadino.
Esplorazioni
Si accenna qui ad un lavoro di riflessione collettiva che ha accompagnato alcune esplorazioni del centro studi e ricerche Insight, convinti che la contemplazione della città di cui parla papa Francesco ha bisogno di lunghi attraversamenti che facciano incontrare contesti, persone, relazioni per non cadere in nuove forme di nominalismo.
Le nostre esplorazioni (svolte dapprima con alcuni gruppi di lavoro, poi con l’associazione-centro studio) possono essere qui – molto sommariamente – ricordate:
- il progetto – Diritti, doveri, solidarietà[1] – sulla Costituzione italiana e le altre costituzioni svolto nel carcere di Bologna con detenuti a prevalenza islamica; tale percorso, pur non essendo svolto dal gruppo di lavoro Insight, ne è stato un ispiratore prossimo e molto importante. La ricerca è sfociata in una serie di pubblicazioni e in un documentario Dustur[2];
- il progetto Viaggio intorno al mondo che si è immerso nel mondo delle comunità confessanti di italiani e stranieri che popolano la città di Bologna; progetto che viene narrato in un libro[3] e in un documentario I nostri[4] e che ha mostrato una Bologna inattesa, in cui la ricerca religiosa e di senso è viva e multiculturale;
- il progetto – in via di conclusione – di Raccolta biografica in cui si è esplorato il contesto lavorativo di una cooperativa per persone in condizioni sociali non semplici e contestualmente si sono raccolte tracce di testimonianze biografiche delle persone coinvolte (operatori e lavoratori) nella vita della cooperativa;
- il progetto – in via di conclusione – Identità in movimento in cui, in collaborazione con il centro socio- educativo I Cortili della prima periferia di Bologna, si è riflettuto insieme con gli adolescenti che frequentano tale centro sulle dimensioni molteplici dell’identità. La ricerca/azione si concentra sull’indagine, attraverso l’uso di linguaggi diversi delle rappresentazioni che i partecipanti al progetto hanno della propria identità, di quelle altrui, dell’ambiente circostante. La componente di azione mira a favorire incontri dei partecipanti al progetto con persone e luoghi che possano stimolare una riflessione e un cambiamento delle rappresentazioni.
Due progetti sono in progettazione e in verifica di fattibilità:
- il primo su un gruppo LGBT di ispirazione cattolica che, collocato in una città del nord, ha una lunga storia e coinvolge diverse persone; il progetto intende studiare il lavoro del gruppo e raccogliere tracce di percorsi biografici di una comunità che custodisce molte questioni significative per la vita sociale e per quella ecclesiale;
- un secondo progetto si svolgerà, se possibile, in carcere e, attraverso un metodo seminariale con alcuni gruppi ristretti e giovani ricercatori, si interesserà dei legami, impliciti ed espliciti, tra immaginario della colpa, della pena, dell’espiazione e immaginario religioso/teologico. Anche da questo progetto, che ha una lunga storia di ricerche e studi alle spalle[5], si attendono, oltre che la possibilità di dialogo e confronto tra mondi dei ricercatori e mondi dei ristretti, significativi insights per la vita sociale e per la riflessione teologica.
Due ultime notazioni di quadro sui progetti di esplorazione: a) essi sono pensati come ricerche di approfondimento conoscitivo, ma il cui formato può essere facilmente rideclinato e, quindi, possibilmente replicabile in altri contesti e situazioni; b) rimane per noi vera un’affermazione di Mauro Magatti, contenuta nell’introduzione de La libertà immaginaria[6], secondo cui pretendere di studiare la società è come pretendere di studiare il mare: operazione impossibile; occorre accontentarsi di intercettare qualche corrente.
Strumenti
Le varie esplorazioni, pur nelle loro differenze di campi di studio e modalità di ricerca, si articolano utilizzando declinazioni del metodo della ricerca-azione[7] e cercando di custodire alcune attenzioni nelle pratiche di osservazione, ne ricordiamo qui alcune:
- L’esistenza nel gruppo di ricerca di presenze plurali per competenze e per età con una certa attenzione nell’avere in ogni progetto un nucleo di giovani ricercatori sostenuti nel lavoro di impostazione della ricerca e ascoltati come preziosi sensori nell’analisi dei contesti e delle situazioni esistenziali.
- L’utilizzo del metodo della ricerca/azione implica una conoscenza e una presenza nei luoghi e nei contesti tale da creare relazioni personali non anonime. Tale metodologia che prende a prestito alcune pratiche etnografiche permette di entrare nei contesti con uno sguardo differente, nella speranza di modificare, in senso positivo e in misura certo minimale, il contesto stesso.
- In tale quadro operativo si è cercato di privilegiare, quando possibile, la raccolta – anche – di testimonianze biografiche o almeno di alcune tracce dei percorsi esistenziali delle persone incontrate. Tale attenzione biografica – supportata dagli studi e dalla competenza del prof. Giorgio Marcello dell’Università della Calabria – richiede un profondo lavorio personale e collettivo del gruppo dei ricercatori, un affinamento – o una ridiscussione – delle domande di ricerca, una capacità di connessione tra vicende personali e condizioni sociali ed esistenziali. È superfluo ricordare come tale incontro con porzioni preziose di esistenze personali, spesso ferite in maniera molteplice, fa entrare la ricerca – che pur si muove in un contesto aconfessionale – a contatto con gli spazi del “sacro”.
- Tale attenzione biografica si colloca sempre all’interno di quadri e campi di ricerca dove molti sforzi sono spesi per capire il funzionamento dei luoghi, dei ruoli, delle interazioni. Tale imprescindibile conoscenza del contesto cittadino o di sue porzioni si manifesta come una risorsa sempre nuova di precisazione delle conoscenze, di svelamento di strati della realtà insospettati, di ulteriori questioni.
- Tale tipo di approccio – inter e trans-disciplinare – permette di incontrare e di formulare una serie di questioni rilevanti a livello (a) della ricerca in ambito esistenziale, sociale, politico e teologico. Domande che mostrano come la realtà cittadina, vista a partire da certi contesti, rivela prospettive inedite e preziose[8]. Questioni importanti a livello (b) anche del gruppo dei ricercatori – e talora degli attori del campo di ricerca – che esperimentano e riconoscono un processo di trasformazione a vari livelli. In tale ambito molto preziose sono state per noi – per così dire, a posteriori – le riflessioni dell’antropologo/sociologo della scienza Bruno Latour sui temi dell’azione, del network e dell’assemblaggio dei fenomeni complessi/ibridi.
Domande e vettori teologici
Dalla nostra minima esperienza di esplorazione sociale emergono alcune domande e prospettive vettoriali che – crediamo – sono anche teologicamente ed ecclesialmente rilevanti, ne ricordiamo alcune[9]:
1) Contemplare la città, o semplicemente guardarla con attenzione e senso di cura, ha bisogno di un lungo apprendistato e di un attraversamento[10]: serve una capillarità della conoscenza esistenziale delle persone e dei contesti. In questo le strutture e le figure di Chiesa – quali i diaconi – capillari sono/sarebbero una grande risorsa di possibilità di decifrazione dei territori. Come espresso bene da Evangeli gaudium: «è necessario arrivare là dove si formano i nuovi racconti e paradigmi, raggiungere con la parola di Gesù i nuclei più profondi dell’anima delle città» (EG 74).
2) Questo tipo di osservazione e di intervento implica una teologia dei segni del regno di Dio capace di riconoscere – come veri e propri rabdomanti – nelle trame dell’esistenza i germi del regno e, nello stesso tempo, vedere le logiche e le pratiche dell’anti-regno. In tale direzione rimangono molto importanti – per il contenuto e per il metodo – i quattro discorsi ai movimenti popolari del vescovo di Roma. In particolare credo che andrebbe ripresa una riflessione su cosa significa ascoltare contestualmente la parola dei poveri, degli esclusi, degli umiliati e la parola che proviene dal mistero di Dio. Mi pare che su questo, chiavi di lettura importanti siano emerse nella ricerca Dentro il welfare che cambia. Cinquant’anni di Caritas al servizio dei poveri e della Chiesa[11].
3) Le osservazioni e le esperienze, le testimonianze e le riflessioni sugli ambiti di vita umana – del quotidiano (De Certeau) – hanno bisogno di uno spazio di accoglimento e di decantazione. La capillarità è, per così dire, un movimento in due direzioni: in uscita nelle dinamiche esplorative, in ingresso nell’assunzione dei dati e delle intuizioni da parte del corpo sociale e, nel nostro caso, del corpo ecclesiale[12]. Qui si pone la questione, sinodale, degli “spazi” – umani, sociali ed ecclesiali – di ascolto e rielaborazione dei molti temi emersi dalla conoscenza della realtà; esiti riflessivi che possano poi portare, in qualche modo, a trasformazioni personali e collettive.
4) Tale lavoro di ascolto pone almeno due interrogativi direttamente teologici: il primo riguarda la questione delle risorse bibliche e teologiche con cui leggere i problemi. Si tratta della modalità su “come” si leggono i testi e le nostre tradizioni. Dentro quale orizzonte – esterno ed interno – collochiamo la nostra rilettura delle Scritture e della Tradizione cristiana? Il rischio è spesso il reinserimento in percorsi noti – in una sorta di gabbia d’acciaio – senza respiro, senza forza vitale e senza la possibilità che le storie di vita interagiscano con la storia della salvezza. Una seconda questione tocca le rappresentazioni dei modi – teologico-politici[13] e teologico-sociali – con cui la Chiesa si pensa nella città e nei territori.
È il tema dell’uscita dalla mentalità/spiritualità vorace di cristianità[14] – e dal trauma attuale per il cambiamento in atto – per entrare in altre modalità di presenza nello spazio pubblico[15]. Molte strutture, quadri mentali, percorsi di formazione, criteri di selezione e di intervento mi sembra che siano ancora profondamente collocati – basta citare la questione del mondo femminile nella Chiesa – in un quadro di cristianità che ha bisogno vitale di aria fresca[16].
5) Lo sfondo ultimo della questione riguarda, quindi, un’esperienza interiore adatta a tale lavoro di contemplazione e attraversamento della città, ossia capace di silenzio, di sentire e di accogliere orizzonti differenti, radicata e non aggressiva, non spaventata dalla vita. Probabilmente c’è bisogno di coltivare un atteggiamento che può essere enucleato dalla conclusione bellissima de Le città invisibilidi Italo Calvino: «[Parla Marco Polo:] L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme».
Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio». C’è, infatti, bisogno di vissuti di attenzione, di approfondimento continuo, che cercano e sanno riconoscere il bene, per farlo durare e dargli spazio. Si apre qui lo spazio di un rinnovato lavoro per la coltivazione di un’esperienza spirituale cristiana “in ascolto” (1Re 3,9).
- Traccia di un intervento orale tenuto in occasione della giornata di studio su Diaconia della Chiesa nella città dell’uomo svolta a Vicenza a fine ottobre 2021. L’intervento parte dal lavoro collegato ad un piccolo centro studi – Insight – di Bologna per poi cercare di proporre alcune linee di riflessione sociale e teologica.
[1]https://www.assemblea.emr.it/garante-detenuti/iniziative/progetti/diritti-doveri-solidarieta/diritti-doveri-solidarieta#:~:text=Diritti%2C%20doveri%2C%20solidariet%C3%A0%20%C3%A8%20un,patrimonio%20linguistico%2C%20religioso%20e%20culturale
[2] https://www.youtube.com/watch?v=XdwJv0knRow
[3] Viaggio intorno al mondo, a cura di F. Mandreoli – G. Cella, Zikkaron, Marzabotto 2019.
[4] http://www.viaggiointornoalmondo.org/docufilm/
[5] Cf. M. Pavarini, Corso di istituzioni di diritto penale, Bononia University Press, Bologna 2014, ringrazio Giulia Cella per la segnalazione; cf. anche L. Eusebi, Una giustizia diversa, Milano 2015.
[6] Cf. M. Magatti, Libertà immaginaria, Feltrinelli, Milano 2009.
[7] Cf. The Sage Handbook of Action Research. Partecipative Inquiry and Practice, 2nd edition, ed. P. Reason – H. Bradbury, Sage Publications, London 2008.
[8] Cf. A. Staropoli, Lo scarto delle periferie del mondo: pietra di scarto e fessura d’infinito, in Concilium 57 (2021/1), 23-34.
[9]Alcune riflessioni introduttive sono presenti in http://www.settimananews.it/saggi-approfondimenti/appunti-su-amore-civile-e-politico/
[10] Cf. C.M. Martini, Attraversava la città, 23 marzo 2002.
[11] https://www.caritas.it/caritasitaliana/allegati/9643/03_Caritas%20parlano%20i%20testimoni….pdf
[12] Cf. F. Fava, In ascolto degli ‘ultimi posti’ della città, in Aggiornamenti sociali, gennaio 2016, 51-61.
[13] Cf. M. Prodi, Regno di Dio e mondo nel De Civitate Dei. Una parola attuale per il cambiamento d’epoca, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2021.
[14] Un’efficace descrizione della tendenza a divenire il «tutto» tipica del pensiero di cristianità si può trovare ne Questione di yin e yang dove si racconta di un uomo molto grasso che vuole mangiarsi tutto e tutti per divenire «tutto» e per far scomparire ogni alterità, in Stralci di filosofia da F. Wallace, La scopa del sistema, traduzione di S.C. Perroni, Einaudi, Torino 2012, 96-105.
[15] Cf. M. Neri, Fuori di sé. La Chiesa nello spazio pubblico, EDB, Bologna 2020.
[16] Cf. Papa Francesco, Udienza alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 21 dicembre 2019 https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/december/documents/papa-francesco_20191221_curia-romana.html