Polonia – Germania: sull’omoeresia

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Un dibattito teologico diventa uno scontro politico e una divergenza teorica fa trasparire uno scontro pastorale: è quanto successo dopo la pubblicazione sulla rivista teologica tedesca Theologisches degli articoli firmati dal sacerdote e professore polacco Dariusz Oko sulla questione omosessuale.

omoeresia

Dariusz Oko, professore all’università di Cracovia e formatore nei seminari.

Sulla politica il conflitto è fra Polonia e Germania, sulla pastorale è fra il pensiero tradizionale e le incipienti pratiche pastorali nei confronti degli omosessuali.

Il tribunale distrettuale di Colonia ha condannato il 6 luglio scorso D. Oko e il direttore responsabile della rivista, Johannes Stöhr, al pagamento di 4.800 euro per l’articolo apparso sul numero di gennaio/febbraio dal titolo: Sulla necessità di resistere alle lobby omosessuali nella Chiesa.

Il testo ha avuto un seguito nel numero di marzo-aprile. Il 26 luglio i media polacchi si sono interessati alla vicenda riportando l’accusa di incitamento all’odio contro una parte della popolazione e di attentato alla dignità altrui. La sanzione pecuniaria è stata emessa in base all’articolo 130 del codice penale tedesco, ma non è ancora definitiva per il ricorso avviato dall’editore Manfred Hauke.

L’indignazione del politico

Il caso giuridico è lievitato alla dimensione politica per l’intervento del viceministro polacco della giustizia, Marcin Romanowski che in un tweet ha accusato la magistratura tedesca di calpestare la libertà accademica e di proteggere gli aggressori più che le vittime. «Non permetteremo una simile paranoia in Polonia». E poi ha aggiunto: «L’imposizione di sanzioni per attività scientifiche è una minaccia alle libertà fondamentali e agli standard europei».

È intervenuto il presidente di Ordo Iuris – potente organizzazione tradizionalista cattolica che ha avviato un istituto universitario superiore a Varsavia per contrapporsi all’università europea del finanziere Soros obbligato a spostare la propria da Budapest a Vienna – esprimendo serie preoccupazioni sulla sentenza di Colonia.

A difesa del teologo ha preso posizione la diffusissima Radio Maryja (legata, ma non dipendente da quella italiana) che rilancia spesso le riflessioni e gli scritti di p. Oko.

I giornali filo-governativi escono con titoli come Condannato a causa della verità o Così funziona il bavaglio tedesco. Di orientamento opposto la rivista cattolica di taglio progressista, Tygodnik Powszechny, accusata di ambiguità sulla teoria di genere.

Intervenendo alla televisione nazionale, p. Oko ha affermato: «I nostri oppositori seguono la teoria di genere che prevale in larga misura in Occidente e che dà origine al “comunismo di genere”». Essa è ormai egemone in Germania, il paese «responsabile dell’inviolabilità degli omosessuali». Dietro la Germania la polemica riguarda l’Unione Europea e l’Occidente, decadenti e incapaci di esprimere valori che non siano individualistici.

Il fraintendimento del lettore

L’editore tedesco, Hauke, ha fatto notare che la rivista Theologisches ospita saggi di diversi orientamenti come richiesto dal dibattito in corso e che «non tutte le interpretazioni e le espressioni dei singoli articoli corrispondono sempre e in ogni caso alle opinioni dell’editore».

Oko si colloca nell’area più intransigente della teologia morale che, nel caso dell’omosessualità, fa riferimento al rapporto fra dottrina e legge naturale per cui il comportamento “contro natura” ha una inevitabile connotazione morale negativa. Anche se il testo, approvato dai vescovi polacchi Posizione della Conferenza episcopale polacca sui temi LGBT nel 2020 è più sfumato e attento. In ogni caso assai lontani dall’interpretazione che, a partire dalla dimensione storica della morale biblica, lega i segni dei tempi alla storia comune, con uno sguardo più disponibile al confronto nella cultura contemporanea (un testo di riferimento è Che cos’è l’uomo della Pontificia commissione biblica del 2019).

Va detto che il saggio di Oko si riferisce non all’omosessualità in generale, ma all’azione delle “cricche” omosessuali nel clero e nella Chiesa cattolica. E che le affermazioni più abrasive dell’articolo (colonia di parassiti, crescita cancerosa, piaga omosessuale) riguardano l’azione corrosiva che le lobby omosessuali producono nella Chiesa.

L’editore tedesco ha detto che «chiunque prenda le affermazioni forti del testo, fuori dal contesto, potrebbe leggerci una denigrazione delle persone con tendenze omosessuali. Ma questo è un fraintendimento».

Tuttavia, le posizioni che p. Oko esprime nell’insieme dei suoi scritti pubblici e interventi mediali, da un lato, radicalizzano le riflessioni degli avversari (denunciandoli apertamente di “omoeresia”) e, dall’altro, incrociano e alimentano le posizioni più sessuofobiche del partito polacco di maggioranza (PiS) e degli ambienti clericali più retrivi. In piena coerenza con la denuncia anti-UE del governo di Varsavia.

La ricezione delle posizioni accennate nei media occidentali produce la sovrapposizione delle affermazioni di Oko e dei suoi sostenitori con i siti cattolici più intransigenti e la conseguente polemica contro il magistero di Francesco, nonostante le severe indicazioni pratiche del papa contro gli abusi e a difesa delle vittime.

La pastorale per gli omosessuali

In una intervista del 2014, Dariusz Oko diceva: «L’omoeresia è un rifiuto del magistero della Chiesa sull’omosessualità. I sostenitori dell’omoeresia non accettano che la tendenza omosessuale sia un disturbo della personalità. Mettono in dubbio che gli atti omosessuali siano contro la legge naturale. L’omoeresia è una versione ecclesiastica dell’omosessualismo». E identifica la lobby ecclesiastica omosessuale con la mafia.

Nel testo pubblicato da Theologisches scrive: «L’omomafia si comporta come qualsiasi mafia, come un parassita spietato, come un cancro che è persino pronto a uccidere l’ospitante, succhiando le sue ultime risorse, per garantirsi un’esistenza confortevole».

Nato nel 1960 e prete dal 1985, Oko ha preso il dottorato alla Gregoriana, è professore all’università di Cracovia e formatore nei seminari. È stato denunciato al tribunale di Colonia da un sacerdote di Monaco, F. Rothe, molto attivo nella pastorale per gli omosessuali e nei movimenti di riforma ecclesiali come Maria 2.0 e Noi siamo Chiesa. Nel maggio scorso Rothe ha partecipato all’azione di provocazione della benedizione delle coppie omosessuali. Dopo la sua denuncia, è stato fatto oggetto di un tempesta di fango sui social da parte di conservatori polacchi con minacce anche personali. Tanto da indurlo a rimuovere la targhetta col suo nome dall’appartamento che abita.

Libertà accademica

L’iper-sensibilità occidentale al tema, con la parallela disattenzione alle argomentazioni prodotte, non giustifica la saldatura di richiami morali, oggi assai discussi, con interessi politici di scarsa sensibilità democratica registrabili in Polonia che alimentano la polemica antieuropea.

L’invocazione della libertà accademica andrebbe affermata contestualmente al funzionamento della democrazia (autonomia della magistratura, libertà dei media, rispetto degli accordi nell’UE), più che esibita come contraddizione altrui.

È il caso della petizione che Ordo Iuris ha rivolto alla cancelliera Angela Merkel e che ha raccolto 270.000 firme. «La pena pecuniaria è comminata all’articolo del sacerdote e professore Dariusz Oko, pubblicato sulla rivista Theologisches col titolo Sulla necessità di resistere alle lobby omosessuali nella Chiesa. Il testo è una riflessione scientifica del preside della cattedra di filosofia cognitiva della Pontificia università “Giovanni Paolo II” di Cracovia su uno dei problemi più importanti della Chiesa cattolica contemporanea, ovvero quella di avere pastori con tendenze omosessuali. Nello scrivere l’articolo, l’autore ha pienamente onorato le pratiche accademiche, citando fonti affidabili e numerose e prevedendo le conseguenze gravi e dannose delle lobby omosessuali nelle strutture ecclesiastiche. Ivi compresi i crimini di pedofilia commessi da gerarchi con inclinazioni omosessuali. Il testo esprime il punto di vista del sacerdote e professore Dariusz Oko e la sua preoccupazione per la comunità cristiana; motivo di dibattito fra teologi e studiosi che analizzano i vari aspetti del funzionamento della Chiesa cattolica».

«Riteniamo – scrive ancora Ordo Iuris – che la sentenza sanzionatoria emessa dal tribunale distrettuale di Colonia costituisca una restrizione del diritto della ricerca scientifica del sacerdote e professore Dariusz Oko e del suo diritto alla libera espressione. La punizione è stata inflitta a un testo pubblicato su una rivista scientifica, violando anche la libertà di stampa».

La denuncia sarebbe più credibile se gli stessi ambienti non avessero esultato per la condanna dei tribunali polacchi a un paio di autori di volumi editi all’estero e colpevoli di aver mostrato elementi di contiguità fra polacchi e tedeschi in ordine al dramma dell’olocausto degli ebrei durante la secondo guerra mondiale.

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