Andrés Torres Queiruga è senza dubbio uno dei teologi spagnoli contemporanei tra i più prestigiosi, da anni sulla scena della teologia con grande erudizione, meticolosità storica, intuizione creativa.
Era il 2012 quando la Commissione per la dottrina della fede della Conferenza episcopale spagnola pubblicò una Notificazione riguardante l’opera di Queiruga. La commissione era allora presieduta dal vescovo Adolfo Gonzalez Montes, già vescovo di Almeria. Segretario era l’attuale vescovo di Jerez de la Frontera, Rico Pavés, notoriamente e spudoratamente un esponente dell’ala ultra conservatrice della gerarchia cattolica, ben protetto dal card. Rouco.
La Notificazione diceva a chiare lettere che alcune delle opere di Queiruga non erano propriamente «eretiche», ma non corrispondevano alla tradizione della Chiesa e contenevano per lo meno sette importanti «distorsioni» nell’ambito della fede.
Puntualmente e con grande acutezza il filosofo-teologo di Santiago di Compostela rispose. Le dichiarazioni della Notificazione a suo giudizio «erano ingiuste, ma soprattutto teologicamente infondate e svianti». Insorsero in sua difesa e in difesa della libertà della ricerca teologica gruppi di teologi, settori di diverse università, preti.
Alcuni vescovi più aperti, che conoscevano bene Queiruga e apprezzavano la sua ricerca e il suo impegno di «riformulare e ripensare la fede nel paradigma della modernità», preferirono il silenzio e qualche sotterranea parola di incoraggiamento. In seguito alla Notificazione, in Spagna e in alcune diocesi dell’America Latina Queiruga venne annoverato tra i reprobi e gli fu proibito tenere conferenze.
A rompere gli indugi è stato in questi giorni il nuovo arcivescovo di Santiago di Compostela, mons. Francisco José Prieto Fernández, bravo teologo e biblista, con studi alla Gregoriana (Roma) e all’Università di Salamanca, dove fu qualificato come il migliore degli studenti.
Mons. Prieto è sceso in campo, chiedendo che a Queiruga fosse assegnata una conferenza e la partecipazione a una tavola rotonda in occasione della 22ª Giornata di teologia organizzata dall’Istituto teologico di Compostela per il 6-7 settembre prossimi. Titolo dell’intervento di Queiruga sarà «Ripensare il rapporto fra teologia e scienza nell’attualità», tema a lui molto caro.
Ci si domanda come reagirà a questa iniziativa l’arcivescovo emerito di Santiago di Compostela, mons. Julián Barrio Barrio, che aveva del tutto ignorato il grande teologo e quale sarà la reazione del card. Rouco, già arcivescovo di Santiago, dei suoi delfini e di altri vescovi.
Applaude al coraggio di mons. Prieto tutta la comunità teologica, non solo spagnola ma internazionale, nella quale Queiruga è conosciuto e stimato, avendo fatto parte per anni del Comitato internazionale di Concilium, rivista della quale è membro del Comitato scientifico.
È consapevole il coraggioso arcivescovo Francisco José Prieto Fernández di correre dei rischi, ma non è pentito della sua scelta. Lo dicono uomo tenace e volitivo. Viene da Orense, dove è nato nel 1968; ha un curriculum di studi di tutto rispetto e conosce l’arcidiocesi di Santiago, di cui è divenuto ausiliare nel 2021. Dal 3 giugno 2023 è arcivescovo titolare della stessa diocesi.
Salve. Era l’anno 2012. Ma l’autore dell’articolo non dice che era l’anno precedente alle ‘dimissioni’ di papa Ratzinger o Benedetto XVI. anno anche in cui al comando della congregazione della dottrina della fede, ex sant’Uffizio o già prima detta dell’Inquisizione romana, vi era il card.Gerhard Ludwig Müller. perchè la commissione spagnola non si è mossa così autonomamente come si può pensare, ma avrà ricevuto l’avallo o l’input dalla congregazione romana (Muller) con il beneplacito del pontefice regnante (Ratzinger). ora, dopo 11 anni, si riabilita il teologo spagnolo Andrés Torres Queiruga, sotto un altro papa. intanto, però, Queiruga lo si è emarginato e considerato anche ‘eretico’ da parte degli organi cattolici istituzionali, ma non da un popolo che ha continuato e di più a leggere i suoi libri e articoli e forse proprio perché ‘condannato’ e additato… Ormai questi atti di ‘condanna’ teologica da parte di Roma e/o delle varie commissioni episcopali lasciano il tempo che trovano e sono comportamenti all’insegna di un ‘fariseismo’ veramente anticristiano. Che poi siano comportamenti ‘cattolico-romani’, sì lo sono, perché la religione di Roma è così: autoreferenziale, dottrinale, clericale, dogmatica che non può che fare così illudendosi di preservare il loro potere religioso, oramai alla deriva (vedi il commento di Garelli sul forte ribasso della pratica religiosa in Italia).
Era ora! Bisogna dare spazio alle nuove voci, soprattutto se si rifanno alla Sacra Scrittura.
Chi se non un modernista dev’essere riabilitato? I peggiori oggi sono tutti riabilitati, non per nulla anche alla Murgia si è dato il titolo di “teologa.” Ricordo che l unico oggetto di ricerca per i Teologi è Dio! Il resto poltiglia satanica. Buongiorno
Un commento dovrebbe portare delle ragioni a sostegno di una tesi o dell’altra. Mi pare che il suo (commento) sia solo offensivo….
A studiare, e di corsa!
Non mi sembra una vera e propria riabilitazione, ma un tentativo – timido – di dargli voce, spazio e parola. Speriamo che tutto ciò abbia un seguito/prosieguo.