L’arcivescovo Michel Aupetit di Parigi ha rimesso il suo incarico al papa e questi ha accettato le sue dimissioni nei giorni che sono seguiti. Nessuno può pretendere di avere tutti i mezzi per valutare oggettivamente queste due decisioni e di poter così darne un giudizio.
Sulle cause di questo duplice avvenimento, la maggioranza dei media non si è fatta scrupolo di fare dei riassunti né di dare una versione mutilata delle ragioni che hanno creduto di conoscere di queste dimissioni e della loro rapida accettazione. Non andiamo a domandare ai media (anche a tutti i media cattolici o di ispirazione cattolica, purtroppo!) di far camminare insieme la verità e la misericordia.
Per contro, dobbiamo interrogare i metodi di coloro che hanno portato accuse contro Michel Aupetit e le hanno comunicate anonimamente al settimanale Le Point sapendo che sarebbero state rese pubbliche. Visti i loro metodi, è difficile dar credito a questi informatori di voler servire l’unità e la verità. Possono ritenere che un arcivescovo non governi bene la sua diocesi e anche che dovrebbe ritirarsi, ma i mezzi che hanno usato sono contrari al vangelo e alla vita della Chiesa. Dov’è andata a finire la misericordia fatta di discernimento benevolo, di franchezza, di fiducia, di correzione fraterna, di discrezione, di sincerità e di rispetto nella ricerca della verità e della giustizia?
Queste stesse persone hanno così trovato nel passato della vita privata dell’arcivescovo di che aggiungere – sempre in forma anonima – una “rivelazione-accusa” nella loro uscita. Questo ha funzionato! I media vi si sono interessati principalmente se non esclusivamente. Mons. Aupetit si è spiegato riguardo al legame che aveva avuto con una donna quando era prete.
Questa storia non mi interessa, non mi riguarda. Michel Aupetit ha preso le misure per mettervi fine. Se lei ha avuto un aspetto peccaminoso, avrà domandato il perdono del Signore e ripreso la strada della fedeltà ai suoi impegni.
Com’è possibile che questo genere di avventura interessi tanto da sembrare imperdonabile? L’ipocrisia non è così lontana… L’ordinazione presbiterale non sopprime le emozioni né le pulsioni e non sono sufficienti sempre la coscienza e la volontà per dominarle. È normale che un prete o un vescovo trovi affetto e conforto in una relazione chiara. È normale che un prete “si innamori”. Avrà talvolta bisogno di tempo per ritrovare la fedeltà ai suoi impegni o anche per rinunciarvi dopo lunghe riflessioni e spesso al prezzo di grandi sofferenze.
In una Chiesa di misericordia è contro il vangelo andare a frugare nel passato negativo dei fratelli e sorelle per trovarvi di che condannare oggi (salvo, evidentemente, nel caso in cui una ingiustizia non fosse stata riparata).
Speriamo che l’attuale cammino sinodale contribuisca a convertire le menti e i cuori e a non puntare solo ad un cambiamento delle strutture.
In una realtà completamente differente e che non ha niente a che vedere con il caso di Parigi, la misericordia, è, a mio parere, così spesso dimenticata. Ha il suo posto nell’orribile dramma degli abusi sessuali sui minori. Essa si esprime francamente (finalmente!) riguardo alle vittime, ma che ne è dei colpevoli?
Siamo chiari, come papa Benedetto XVI: La misericordia non si sostituisce alla giustizia. I colpevoli devono essere denunciati, giudicati, condannati e impediti di nuocere di nuovo. Ma affinché questi si convertano, la Chiesa ha il dovere di esercitare la misericordia.
Vi è un sorprendente silenzio quasi permanente riguardo alle dichiarazioni delle autorità della Chiesa. Ciò deriva senza dubbio dal fatto che esse sono a volte paralizzate dai media e che temono che le vittime e una parte dell’opinione pubblica rimproverino loro di perdonare assai presto e di dare l’impressione di minimizzare una tragedia. La fedeltà al vangelo esige che noi annunciamo con atti la speranza della salvezza per tutti, compresi i più grandi peccatori.
Occorre precisare che il discernimento s’impone quando si tratta di accogliere un peccatore che si pente nelle nostre comunità? Preti colpevoli di pedocriminalità possono avere una personalità perversa, spezzata. Gli apporti di psicologi e di psichiatri sono indispensabili.
Quando il rischio di recidività è ritenuto importante, non è possibile affidare di nuovo un ministero. Per altri tipi di personalità si potrà forse fare appello a un servizio di Chiesa limitato e ben inquadrato.
Per gli uni come per gli altri le porte della misericordia sono sempre aperte e noi dobbiamo manifestare la speranza che Dio mette in loro chiamandoli alla conversione. Quando, da parte di tutti i cristiani, la misericordia per tutti?
- Gérard Daucourt è vescovo emerito di Nanterre e autore del fortunato libretto “Preti spezzati” curato da Francesco Strazzari.
Penso che il ragionamento di Papa Francesco può essere preso in seria considerazione, cioè che una comunità debba accettare un vescovo peccatore, se i pastori sanno usare la misericordia verso i fedeli e non impongono fardelli troppo pesanti su di loro altrimenti è clericalismo. Dice Gesù: ”Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23,4).
Inoltre penso che quando ci sono delle vittime come nel caso della pedofilia o dello stupro i pastori debbano essere allontanati dai fedeli e non semplicemente spostati, la protezione delle vittime è il primario atto di misericordia ed ai pastori, però, mai può essere negata la misericordia.
Non conosco a sufficienza il caso specifico del vescovo di Parigi (e non mi pare il caso di approfondire). Ma ho sentito la risposta del Papa nella conferenza stampa e mi ha lasciato assai perplesso. Se basta il chiacchiericcio per ottenere le dimissioni di una persona, beh, mi pare che qualcosa non vada bene. Perché inchinarsi al chiacchiericcio? E magari alimentarlo? Perché accettare l’altare dell’ipocrisia? È eticamente sostenibile – e sto pensando anche ad altri casi – una dimissione causata dal chiacchiericcio e magari dalle calunnie (non quindi dalla verità)? I laicisti (e non solo) saranno felicissimi: ora hanno uno strumento facilissimo per attaccare la Chiesa, sanno che basta un po’ di chiacchiericcio, di mormorazione, magari diffusa a mezzo stampa, per sbarazzarsi di una persona che magari a loro non va. Bah. Non capisco. Sono rattristato.
E penso al sacrificio di Gesù, vittima di chiacchiericcio calunnioso. Meglio che un uomo solo sia sacrificato per tutti? Anche se magari fosse innocente? No, io non ci sto. E non sto pensando solo al vescovo di Parigi. Il Papa ci chiede parresia e sinodalità…
Ho sentito e risentito le parole che il papa ha pronunciato sull’aereo di ritorno dalla Grecia.
Sono sconvolto.
Il Santo Padre ha con una naturalezza assoluta dato i dettagli alla stampa “massaggi, carezze…” apparentemente difendendo l’Arcivescovo ma concretamente facendolo apparire ridicolo e fragile.
Nel caso di Mons. Aupetit in ogni caso non si sono svolti fatti che possano interessare in nessun modo la legge civile, non ci sono vittime. La cosa, da un punto di vista umano, è quanto di più naturale ci possa essere: due adulti consenzienti, un uomo e una donna, si sono forse scambiati gesti di tenerezza senza arrivare ad un contatto sessuale.
Cioè Aupetit ha resistito, ha vinto, ha superato la tentazione ed ha troncato i rapporti.
Il tutto dodici anni fa.
Per questo un vescovo è stato costretto a dimettersi, il papa ha accettato le sue dimissioni e poi ha raccontato tutto per filo e per segno di fronte la mondo.
Non so neppure esprimere la mia amarezza ed il mio dolore.
Forse l:articolo andrebbe riscritto o integrato con altre affermazioni dopo la dichiarazione di papa Francesco sul viaggio di ritorno dalla Grecia.
Les explications du pape à propos de Mgr Aupetit ont retenu mon attention. Elles ne sont pas faciles à interpréter. Le pape se moque de l’affaire de la relation avec une femme et trouve scandaleux qu’on l’ait utilisée pour attaquer Michel Aupetit. Il critique l’opinion publique qui a enlevé sa bonne réputation à l’archevêque mais on peut dire qu’il s’est lui-même laissé impressionner par cette opinion publique en acceptant si vite la démission. Ce qui me grappe surtout dans ses propos tenus dans l’avion c‘est qu’il ne fait pas mention des problèmes de gouvernance qui ont été sérieux et dont on parlait depuis longtemps. Ce sont surtout ces problèmes-là qui ont terni la réputation de l’archevêque. Les détracteurs ont ajouté la vieille affaire d’une liaison pour attirer l’attention et donner du poids à leurs critiques. Pitoyable manœuvre ! En finale je dirais que j’admire la miséricorde du pape qui défend l’archevêque et minimise l’éventuel « péché de la chair » (selon son expression) mais je trouve étrange l’ensemble du raisonnement. Une interview de ce genre dans un avion ne doit pas être facile et c’est un risque quand on est aussi spontané que notre cher Francesco.
L’autore