Quest’anno la Giornata per la custodia del creato – dal titolo «“Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo” (Gen. 28, 16). Viaggiatori sulla terra di Dio» e che si terrà a Gubbio nei giorni 2-3 settembre 2017 – prende lo spunto dall’Anno internazionale del turismo sostenibile indetto dalle Nazioni Unite per offrire alle comunità cristiane italiane e al mondo del turismo un proprio specifico contributo alla riflessione. Per questo il Messaggio che annualmente viene redatto quest’anno è firmato anche dalla Commissione episcopale cultura e comunicazioni sociali di cui fa parte anche il nostro Ufficio.
Sulla terra di Dio…
Un’esclamazione, espressiva dello stupore di Giacobbe che, nel corso di un lungo viaggio, scopre la terra di Carran come luogo di presenza del Signore: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen 28,17).
Se il Signore è il Santo, impossibile a confinarsi in ambiti specifici, tuttavia la concretezza della sapienza biblica narra di luoghi in cui Dio sceglie di manifestarsi, di lasciarsi scorgere da occhi aperti alla meraviglia e alla lode. Lo esprime efficacemente papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’: «Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio» (n. 84). La misericordia graziosa di Dio ha la sua prima espressione proprio nel gesto creativo che ci colloca sulla terra, donandocela come giardino da coltivare e custodire. È questo, tra l’altro, un elemento di convergenza ecumenica tra le diverse Chiese cristiane, così come un importante tema di dialogo interreligioso.
Un’educazione alla custodia del creato esige, dunque, anche una formazione dello sguardo, perché impari a coglierne e ad apprezzarne la bellezza, fino a scoprirvi un segno di Colui che ce la dona. Del resto – sottolinea ancora papa Francesco –, per ognuno di noi la storia dell’«amicizia con Dio si sviluppa sempre in uno spazio geografico che diventa un segno molto personale» (n. 84) e di cui conserviamo memoria, nel tempo e nello spazio.
…come viaggiatori
Radicata in un luogo, la nostra storia personale si dispiega però in una varietà di tempi e di spazi: l’uomo biblico – fin da Abramo, da Isacco e dallo stesso Giacobbe – ha il viaggio tra le componenti essenziali della propria esperienza. Lo stesso Gesù – lo ricorda ancora la Laudato si’ – viene presentato come viaggiatore, in cammino sulle strade della Palestina per l’annuncio del Regno, ma anche attento a «contemplare la bellezza seminata dal Padre suo» e pronto ad invitare «i discepoli a cogliere nelle cose un messaggio divino» (n. 97). La tradizione cristiana, poi, vedrà spesso nel viaggio un’efficace metafora dell’esistenza umana, sostenuta da una promessa tutta tesa verso la patria che Dio ci ha preparato (Eb 11,13-16).
Così, come molte altre religioni, il cristianesimo saprà valorizzare la pratica del pellegrinaggio, disegnando traiettorie che spesso fanno ormai parte della storia culturale d’Europa e non solo, ma anche riscoprendolo in forme sempre nuove e formative. Nel pellegrinaggio si vive un percorso concretissimo eppure aperto alla novità e all’ulteriorità; un viaggiare che sa rinnovare ogni giorno la meraviglia per la novità e quello stupore che si esprime nel rendimento di grazie. Non casuale, in tal senso, la rinnovata attenzione rivolta in Italia ed in Europa alle tante vie che consentono di ripercorrere anche oggi il cammino di generazioni di pellegrini, raccogliendone al contempo l’eredità spirituale.
Mobilità e turismo
Abitiamo la terra come viaggiatori: tale dinamismo esprime caratteristiche qualificanti del nostro essere culturale, non ristretto a una specifica nicchia ecologica. La mobilità è parte del nostro essere umani e il suo progressivo sviluppo ha permesso all’umanità di crescere nelle relazioni e nei contatti. Essa è poi ulteriormente aumentata in questi ultimi decenni di globalizzazione, in molte direzioni: mobilità è quella drammatica dei migranti, che si trovano a viverla spesso in condizioni inaccettabili, ma è anche quella di chi viaggia per conoscere luoghi e culture.
Questo 2017, proposto alla comunità internazionale come anno del turismo sostenibile, invita a riflettere su quest’ultima dimensione, quasi forma contemporanea del viaggiare. Certo, talvolta il turismo disegna situazioni drammaticamente contraddittorie nel contrasto tra la povertà di molti e la ricchezza di pochi. In tanti altri casi, però, esso giunge a realizzare una positiva crescita in umanità nella convergenza tra la rigenerante contemplazione del bello (naturale e culturale), l’incontro pacificante delle diversità culturali e lo sviluppo economico.
Per l’Italia, in particolare, il turismo è fattore di grande rilievo, che contribuisce in modo determinante – in forme dirette e indirette – all’economia del paese e all’occupazione: tanti gli italiani e le italiane per cui lavoro significa turismo. Anche per questo il nostro paese ha sviluppato una viva cultura dell’accoglienza, da coltivare e da estendere, anche verso i soggetti più fragili.
Turismo sostenibile
La sfida specifica che ci viene posta da questo 2017 è quella di far crescere un turismo autenticamente sostenibile, capace cioè di contribuire alla cura della casa comune e della sua bellezza. Non dimentichiamo, infatti, che quel fenomeno così umano che è la mobilità ha anche un forte impatto ambientale, ad esempio, in termini di emissioni di gas serra. Si pone quindi una sfida che – vista la complessità del fenomeno turistico – esige un impegno puntuale da parte di diversi soggetti, per un’efficace promozione della sostenibilità.
Sostenibilità del turismo significa, ad esempio, un’attenzione, da parte degli operatori del settore, per garantire forme di ospitalità che impattino il meno possibile sull’ambiente: occorrerà evitare sprechi di energia e di cibo, ma ancor più quel vorace consumo di suolo che talvolta viene giustificato proprio per il turismo. Significa anche una certa sobrietà da parte di chi viaggia, con la capacità di godere delle bellezze della natura e della cultura, più che di cogliere in esse occasioni per quel consumo di beni che pure il turismo globalizzato incoraggia. Significa, ancora, una sistematica opera di promozione di forme di mobilità sostenibile, privilegiando ovunque possibile i mezzi pubblici (in particolare la ferrovia) rispetto al trasporto privato. Né peraltro la sostenibilità andrà ristretta alla dimensione ambientale: occorre anche attenzione per le realtà visitate, rispetto per luoghi e culture la cui bellezza non può essere snaturata riducendoli ad attrazioni turistiche.
Si tratta, insomma, di far sì che l’esperienza del turismo e il suo impatto effettivo esprimano una concreta attenzione per i luoghi in cui esso si realizza e per la terra tutta. Anche in tale ambito, infatti, occorre affermare che «l’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti» (LS 95). Solo così si potrà custodire tutta la vitalità culturale della dinamica turistica, mantenendone, al contempo la positiva rilevanza per lo sviluppo e l’occupazione.
Una cultura della cura
Anche in quest’ambito, dunque, dovrà crescere una «cultura della cura» (LS 231), capace di far suo quello stile cui richiama da oltre un secolo l’esperienza scout, con tutta la sua forza educante: il luogo del campo va lasciato in condizioni migliori di quanto non fosse prima di arrivarci, così come – lo insegna Baden Powell – il mondo va lasciato un po’ migliore di quanto non lo troviamo.
È quanto esprime, anche più radicalmente, la figura di Giacobbe: siamo viaggiatori su una terra che è di Dio e che come tale va amata e custodita.
Roma, 19 maggio 2017 La Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, la custodia del creato | La Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo |
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