Lo sappiamo tutti: il 2018 sarà l’anno del Sinodo sui/per/coi giovani. Le attese a riguardo sono parecchie, non solo per l’interessante tema trattato (I giovani, la fede, il discernimento vocazionale), ma anche per la scelta di alcuni strumenti particolari per condurre i lavori.
Qualche giorno fa ne abbiamo avuto un assaggio, con l’apertura del portale youth.synod2018.va. Il sito si presenta semplice e intuitivo, responsivo (facile da utilizzare anche su dispositivi diversi dal computer) e graficamente in linea con gli altri siti «.va». I contenuti del sito spaziano dalla lettera ai giovani di papa Francesco a una breve ma esaustiva spiegazione di cos’è un Sinodo, dalla vita del beato torinese Piergiorgio Frassati, testimone e simbolo per questo Sinodo ai documenti preparatori del Sinodo. Non poteva mancare una fornita video/image gallery tematica e una finestra che racchiude i tweet di «pontifex.it».
Fin qui, il portale dedicato ai giovani si presenta come una interessante bacheca di informazioni, per restare aggiornati sugli sviluppi dei lavori e per conoscere la situazione giovanile nel mondo e nella Chiesa. La vera novità sta nel sondaggio, a cui si accede cliccando sull’evidentissimo pulsante centrale, che porta il titolo: La Chiesa desidera mettersi in ascolto della tua voce. Curioso come pochi, clicco subito sul pulsantone e comincio le domande.
Il sondaggio, leggibile in cinque lingue diverse, è rivolto «ai giovani di tutto il mondo fra i 16 e i 29 anni» e ha come obiettivo «quello di darti l’opportunità di farti sentire, di esprimerti, di raccontare quello che sei e ciò che vuoi far sapere di te». L’idea è esattamente quella di sentire la voce dei giovani e poter così lavorare, durante i lavori del Sinodo, con dei dati statisticamente significativi e realistici. Fin dalla prima pagina mi prende un dubbio: non rientro nell’età indicata – e la seconda domanda è proprio: «In quale anno sei nato?». Punto tutto sull’onestà e mi va bene: il sito non mi caccia ma mi consente di continuare il sondaggio: immagino che i dati vengano comunque elaborati ma con coefficienti di importanza diversi a seconda che si entri o meno nella fascia di età indicata.
Vi sono sette pagine di sondaggio. La prima raccoglie alcuni dati di base: sesso, età, provenienza… Poi troviamo L’idea che ho di me (indicazioni sulla propria personalità e sulla fiducia nelle istituzioni), Io e gli altri (alcune domande sulle figure più importanti per la propria crescita), Le mie scelte di vita (lavoro, istruzione, famiglia, mobilità), Religione, fede e Chiesa (fede personale, figura di Gesù, immagine di Chiesa), La mia presenza sul web (navigazione in Internet, utilizzo dei social network) e Domande finali (spazio aperto per alcune aggiunte personali). Non scendo nel dettaglio delle varie domande (altrimenti si rovina il gusto di compilare il sondaggio da sé), ma al termine di questo survey possiamo fare alcune breve osservazioni.
È un sondaggio decisamente «global». L’insistenza sulla comunicazione di oggi e sulla mobilità a livello planetario è rimarcata ed estremamente interessante. In un mondo che sta vivendo il fenomeno dello spostamento umano in maniera multiforme e a volte combattuta (dalle migrazioni dei rifugiati alla fuga di cervelli, dai biglietti intercontinentali last minute, alle esperienze Erasmus), il sondaggio in preparazione al Sinodo va al cuore del fenomeno e chiede il parere ai giovani. Un’intera pagina poi è dedicata alla questione della comunicazione, in particolare ai social network, per capire quale rilevanza i giovani danno a Facebook, Instagram e compagnia bella.
Di sette pagine, una sola è dedicata esplicitamente alla questione religiosa. Molto più rilievo ha, ad esempio, il tema del lavoro o quello dell’istruzione. Questa scelta probabilmente rispecchia le preoccupazioni più scottanti dei giovani oggi ed è interessante perché rispetta e non giudica. Ovvero, in altre parole, si mette coraggiosamente in ascolto. In quest’ottica, colpisce davvero la domanda: «Cosa ritieni urgente per la Chiesa cattolica di oggi?».
Non è un sondaggio «invasivo». Non compaiono domande sulla morale personale né sull’opinione che si ha dell’etica di oggi. Se qualcuno può storcere il naso di fronte a questo elemento, basta ricordare due cose: prima di tutto, un sondaggio non è una catechesi né un pulpito, ma un luogo di ascolto e, secondariamente, questa delicatezza nei confronti dei giovani utenti costituisce una astuta tecnica comunicativa. Immagino troppo facilmente i giovani che abbandonano il sondaggio per guardare qualche video divertente su YouTube di fronte alla prima domanda «bacchettona».
È un sondaggio «laico». Qui – confesso – ci sono rimasto inizialmente un po’ male. Nell’ultima domanda, «Cosa vorresti far sapere di te e non ti è stato chiesto nel questionario?», ho scritto «che sono un prete e un religioso». Già: nessuna domanda delle sette pagine del sondaggio permetteva di far sapere questa cosa (a meno che uno non mettesse «altro» e non «single» come risposta alla domanda «Attualmente sei?…». Certo che però l’esempio che portava tra parentesi era «vedovo/a»…). Certamente, essendo rivolto ai giovani fino ai 29 anni, immagino che la statistica ci dica che sono pochi i casi di preti e/o consacrati/e che rientrano in questa età, tuttavia qualcuno c’è. Oltre all’iniziale amarezza, ho capito che questa scelta è in linea con il pontificato e lo stile pastorale di Francesco, così coraggiosamente vicino ai lontani da fare sentire tutti i più vicini un po’ «fratelli maggiori» della parabola di Luca 15.
Infine, è un sondaggio «pastoralmente spendibile». Quando don Falabretti, al convegno nazionale di pastorale giovanile, ci spiegava le tappe del cammino verso il Sinodo 2018, aveva preannunciato l’uscita del sondaggio e ci invitava sì a farlo compilare dai nostri giovani, ma – soprattutto – di utilizzarlo nei gruppi e negli incontri. In effetti, praticamente ogni domanda del sondaggio apre a possibilità davvero ampie di confronto e di crescita a livello di gruppi giovanili. Le varie opzioni di risposta, le ragioni dell’inserimento di tali opzioni, le risposte eventualmente mancanti, i temi trattati… è realmente materiale che fa gola ad un educatore di gruppi giovanili come me. Forse questo è il tratto più importante del sondaggio: esso non serve solo per essere compilato in un quarto d’ora, ma vuole essere stimolo e germe di riflessione e di confronto.
È un sondaggio «giovane per giovani», senza giudizi né indici puntati, aperto a tutti, in qualunque situazione, in atteggiamento di vero ascolto e di autocritica. Un piccolo segno, certamente. Ma per me è un orgoglio pensare che è segno (digitale) della «Chiesa in ascolto della voce dei giovani».