La diocesi di Montreal ha scelto di sperimentare una forma piuttosto severa e prolungata di sorveglianza sui preti e sui laici impegnati nella vita e nelle attività ecclesiali in ordine alla tutela delle persone maggiormente vulnerabili rispetto a episodi di violenza fisica o psicologica (minori, malati, anziani).
Alla norma che non consente a nessun prete o laico, membro a qualsiasi titolo del personale di una parrocchia, di isolarsi con un minore senza essere sotto «lo sguardo di un altro adulto» (che può comportare anche la sorveglianza di un adulto nel momento della confessione), al divieto di fotografare un minore o una persona vulnerabile con il proprio cellulare o macchina fotografica e di scambiare con lui comunicazioni (telefonate, sms, email…) al di fuori del quadro delle attività parrocchiali, si aggiunge ora – per tutte le posizioni giudicate «ad alto rischio» (parroco, cappellano, diacono, responsabile del coro ecc.) – la richiesta di fornire le impronte digitali alla polizia e la verifica dei precedenti giudiziari, ogni tre anni.
La sperimentazione, che si concluderà nel 2020, riguarda 194 parrocchie e coinvolgerà decine di persone per ciascuna, lasciando prevedere tempi lunghi per effettuare i controlli. Mons. Faubert, vicario generale della diocesi, è incaricato della supervisione del progetto, che si è ispirato alle «buone prassi» già in uso presso gli scout e alcune associazioni sportive. «La fiducia la si deve meritare», ha affermato a Le Journal de Montréal. «La Chiesa non fa eccezione. Non credo che essa possa rivendicare il diritto di essere creduta sulla parola su tutto quanto fa e dice. Dobbiamo mostrare la nostra coerenza».
Se non sono mancati i malumori di una parte del clero davanti alle nuove richieste, è stato tuttavia riconosciuto dai più che tali provvedimenti tuteleranno anche gli stessi preti. La tutela del clero e dei membri del personale delle parrocchie contro «false accuse» è in effetti uno degli obiettivi dichiarati dalla diocesi di Montreal.
Secondo i dati riportati lo scorso anno dallo stesso Le Journal de Montréal sarebbero oltre 600 le persone in Québec vittime di violenze da parte di preti, religiosi o impiegati parrocchiali, dal 1940.