L’idea ispiratrice di questo bel volumetto prende corpo a seguito dei contributi di alcuni relatori intervenuti al seminario: «Formazione vocazionale e abusi… meglio prevenire», organizzato a Milano dal Centro per l’accompagnamento vocazionale, dalla rivista Tredimensioni e dall’Azione Cattolica ambrosiana.
All’evento hanno partecipato un centinaio di persone tra religiose, religiosi, superiori di congregazioni, rettori di seminari diocesani, preti, laici, formatori professionisti impegnati al tema dell’abuso sessuale nella Chiesa.
Di certo un pregio che vogliamo sottolineare di questa pubblicazione è senza ombra di dubbio la capacità di chiarezza con cui si affronta il tema. Le cose vengono chiamate con il proprio nome, le responsabilità attribuite senza creazione di capri espiatori e fornendo alibi ai vari Ponzio Pilato di turno, non si fanno facili sconti né al buonismo né all’allarmismo moralistico. E al termine della lettura ci si sente, in qualche modo, spronati a interessarsi del fenomeno e a sentirlo di pertinenza per ciascuno. Perché la protezione dei minori è compito di tutti: nessuno escluso.
Sul tema degli scandali sessuali, invece di continuare a trincerarsi dietro alla malsana idea (quasi sempre) di attribuire una parte considerevole di responsabilità ai mass media che avrebbero mosso guerra alla chiesa cattolica e ingigantito dolosamente il problema – che a mio avviso appare solo un meccanismo di difesa nevrotico che non aiuta nessuno – occorrerebbe non abbassare la guardia, mettersi al lavoro per prevenire gli abusi (che continueranno ad esserci fin quando ci saranno esseri umani imperfetti e fragili) e vigilare sulla formazione affettivo-sessuale dei candidati alla vita sacerdotale e consacrata e che non va mai considerata un’isola felice o una zona franca dell’esistenza.
D’altra parte, se la compagine ecclesiale (che conta in ogni parte del mondo scuole, oratori, centri giovanili, istituti di formazione e collegi) prendesse sul serio l’impegno a prevenire gli abusi sessuali, potrebbe garantire ad altre istituzioni un modello cui fare riferimento. E da grande «accusata» capace – fino a non molto tempo fa – solo di insabbiare gli scandali e di proteggere i «mostri», risulterebbe capace di fare seria autocritica e di provvedere con decisione ad un cambiamento di rotta per il bene dei piccoli. E il volume offre proprio alcune piste per poter affrontare soprattutto il tema della prevenzione in merito al tema degli abusi: in modo particolare riportando l’esperienza della Diocesi di Bolzano-Bressanone e indicando come risorsa internazionale il Center for Child Protection dell’Università Gregoriana.
Il libro è di facile lettura e tra le molte pubblicazioni su questo tema, presenti nel mercato editoriale odierno, ha il pregio di far intravedere strade concrete per affrontare la questione degli abusi sessuali sui minori all’interno della Chiesa, tema che molte volte paralizza le nostre migliori intenzioni, e, inoltre, richiama la responsabilità di ciascuno a sentirsi parte della famiglia ecclesiale e a non far finta di chiudere gli occhi disgustati dinanzi ad un problema che ci supera e ci scandalizza, ma a rimboccarsi le maniche e sentirsi parte in causa del problema.
La pubblicazione è destinata, secondo il nostro parere, sia agli specialisti (psicologi, educatori, formatori) che a tutti coloro che vogliono conoscere la portata delle questioni in gioco e affrontare coraggiosamente un tema importante – anche se sofferto e penoso – dei nostri tempi e che ha bisogno di essere affrontato per il bene di tutti.
Riprendiamo la recensione di Gabriele Quinzi al volume di Luisa Bove (a cura di), Abusi sessuali nella Chiesa? Meglio prevenire, Ancora, Milano 2017 (pp. 103, € 14,00), pubblicata sulla rivista Presbyteri 7,2017. Si ringrazia la redazione e l’autore per la gentile concessione.