Il 17 settembre, i rappresentanti dell’estrema destra (Democrazia di Svezia) sono entrati negli organi decisionali della Chiesa luterana di Svezia (parrocchie, diocesi, sinodo nazionale), raccogliendo il 9,22% dei voti. Per capire è necessario riferirsi alla amministrazione ecclesiale del paese che si regge secondo la democrazia rappresentativa in perfetta specularità con la situazione dei partiti politici e del governo nazionale. Eredità di una Chiesa che, fino al 2000, è stata una Chiesa di stato.
Con un tasso di partecipazione del 18% (molto alto rispetto alle tornate precedenti), gli elettori luterani (si dicono tali 6,1 milione di persone su circa 10 che compongono lo stato) hanno scelto i loro rappresentanti in una quindicina di liste (nomineringsgrupper): tre appartengono al ceppo socialdemocratico (30%), altri alle forze di centro e di estrema destra, oltre ad altre sette che, in ogni caso, si riferiscono a partiti politici).
L’esito dello scrutinio è interessante per i partiti perché misurano i loro consensi in vista delle legislative del 2018.
Le accuse alla Chiesa luterana
La Democrazia di Svezia ha investito nella campagna elettorale 1,2 milioni di corone e un migliaio di candidati. Il suo scopo – come ha indicato il portavoce A. Emilsson – è di depoliticizzare la Chiesa luterana che «attraversa una crisi di identità, perché, invece di garantire l’identità cristiana classica, l’eredità culturale e le tradizioni proprie, è diventata un vettore d’indirizzo politico, che ha paura di scomodare le altre confessioni» (Le Monde, 19 settembre).
Fra gli indirizzi pastorali dell’estrema destra vi è l’evangelizzazione delle periferie e la difesa dei cristiani perseguitati in Svezia e nel mondo. Il tentativo è quello di condizionare, se non di cancellare, le scelte della tradizione ecclesiale recente. In particolare, l’attenzione ambientalista, l’apertura ecumenica e al dialogo interreligioso (in primis con l’islam) e la politica di accoglienza dei migranti e dei rifugiati.
Scelte, queste ultime, che papa Francesco ha fortemente caldeggiato nel viaggio a Lund il 31 ottobre 2016 per l’avvio della commemorazione dei 500 anni della Riforma. In quell’occasione fu sottoscritta una Dichiarazione congiunta in cui cattolici e luterani si impegnavano ad alzare la voce «per la fine della violenza e dell’estremismo che colpiscono tanti paesi e comunità, e innumerevoli sorelle e fratelli in Cristo. Esortiamo luterani e cattolici a lavorare insieme per accogliere chi è straniero, per venire in aiuto di quanti sono costretti a fuggire a causa della guerra e della persecuzione, e a difendere i diritti dei rifugiati e di quanti cercano asilo».
Caritas Internationalis e il World Service della Lutheran World Federation firmarono una carta di intenti per collaborare insieme negli interventi caritativi in occasione di guerre e conflitti e per coltivare la promozione della dignità umana e della giustizia sociale.
Cambiare vescovi e chiudere frontiere
Nel 2015 il leader di Democrazia di Svezia, I. Akesson, aveva chiesto la rimozione dall’incarico dell’arcivescova, Antje Jackelen, che dal 2014 guida la Chiesa di Svezia, perché troppo impegnata a sostenere una politica generosa di asilo per migranti e rifugiati.
Forse, anche per questo, il papa, nell’intervista ai giornalisti al rientro dal suo viaggio, specificò e contestualizzò il suo invito ad aprire il cuore ai migranti: «Cosa penso dei paesi che chiudono le frontiere: credo che in teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma ci vuole anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare, perché un rifugiato non lo si deve solo ricevere, la lo si deve integrare. E se un paese ha una capacità di venti, diciamo così, di integrazione, faccia fino a questo. Un altro di più, faccia di più».
È tuttavia difficile pensare che l’estrema destra possa rovesciare gli indirizzi ecclesiali. Come risulta arduo che, con una frequenza del 2%, la Chiesa di Svezia condizioni in maniera decisiva la politica del paese. L’evento rimane interessante per capire il nesso fra problemi sociali e problemi politici e le connessioni fra le diverse Chiese cristiane in ragione del cammino ecumenico.