Clima incandescente in tutta la Catalogna, soprattutto a Barcellona. Sono scesi in campo i vescovi della Conferenza episcopale tarragonese con una nota nella quale si dicono preoccupati della situazione e chiedono ai cattolici di pregare, di chiedere a Dio la benedizione sul Paese, «che vive un momento delicato della sua storia». Sono invitate alla preghiera tutte le persone che ricoprono responsabilità nel governo delle differenti amministrazioni pubbliche, della gestione del bene comune e della convivenza sociale.
«La Chiesa – dice la nota dei vescovi – vuole essere fermento di giustizia, di fraternità e di comunione, e si offre di essere di aiuto in questo servizio per il bene del nostro popolo». I laici cristiani, soprattutto, sono chiamati ad essere responsabili e ad impegnarsi nella vita pubblica per avanzare nel cammino del dialogo e della comprensione, del rispetto dei diritti e delle istituzioni e non dello scontro, facendo sì che la società sia spazio di «fraternità, di libertà e di pace».
È un richiamo alla “sensatezza”.
Si ha notizia che undici organizzazioni cristiane, da Grup Sant Jordi de Drets Humans a Justicia i Pau, dalla Lliga Espiritual de la Mare de Déu de Montserrat alla Junta Directiva de la Uniò de Religiosos de Catalunya, dalle Equips de la Pastoral Politica i la Comunicaciò al Capitulo de Barcelona de la Fundacion Centesimus Annus pro Pontifice, il 20 settembre, hanno diffuso una nota, raccogliendo la preoccupazione delle comunità cattoliche della Catalogna, per esprimere l’appoggio esplicito alle istituzioni catalane e il rifiuto degli ultimi comportamenti dello Stato spagnolo contro la democrazia e lo stato di diritto.
D’accordo con la dottrina sociale della Chiesa, la nota ricorda che i vescovi catalani hanno più volte affermato che vanno ascoltate le legittime aspirazioni del popolo catalano, perché «sia stimata e valorizzata la sua singolarità nazionale». Va quindi difesa la «legittimità morale» di tutte le opzioni politiche che si basino sul rispetto della dignità inalienabile delle persone e dei popoli.
La nota termina con un appello a mobilitazioni pacifiche, civili e democratiche in difesa delle istituzioni.
Il comunicato degli abati
A pochi giorni dal referendum (1° ottobre), nel pieno delle manifestazioni popolari che investono soprattutto Barcellona, gli abati delle celebri e storiche abbazie di Poblet e Montserrat, fra Octavi Vilà e padre Josep M. Soler, hanno diffuso un comunicato che, senza dubbio, avrà notevole ripercussione.
«L’ora che sta vivendo la Catalogna è delicata e preoccupante, richiede un esercizio di responsabilità da parte di tutti, di dar prova di massima prudenza da parte dei governanti e di cercare e mettere in atto vie di soluzione riguardo ai problemi posti sul tappeto». Scrivono che i loro monasteri sono fortemente legati alla spiritualità e alla storia della Catalogna, ma che non è loro intenzione, né spetta a loro prendere partito che non sia la pace, il dialogo, le libertà di espressione democratiche, la convivenza sociale e il rispetto dei diritti individuali e quelli del popolo.
Riaffermano che il diritto alla partecipazione alla vita politica deve essere garantito in uno stato democratico da parte di coloro che hanno la responsabilità di governare, hanno l’obbligo di interpretare il bene comune del proprio Paese nell’ascolto della voce della maggioranza e nel rispetto, allo stesso tempo, di coloro che sono minoranza.
Il comunicato termina chiedendo con tutta umiltà ai governanti della Catalogna e della Spagna di esercitare la massima prudenza e responsabilità per un dialogo costruttivo. Viene invocata la Madonna di Montserrat, patrona della Catalogna, in un momento delicato e tormentato come quello attuale.