«Prima che voi usciate dal territorio dell’(ortodossia) di nostra pertinenza desideriamo porgervi il saluto della popolazione e l’augurio che la vostra guarigione sia rapida, la quale potrete ritornare presto alla vostra missione spirituale». Peppone si tolse il cappello, così anche don Camillo dal finestrino. Arrivato al paese del suo esilio Camillo «respirò a pieni polmoni l’aria che sapeva di pino ed esclamò soddisfatto: “Un po’ di riposo quassù mi rimetterà a posto, la quale potremmo tornare presto alla nostra missione spirituale”» (G. Guareschi, Mondo piccolo. Don Camillo).
Il senso di deragliamento di quel la quale è ciò che rimane dopo la lettura della Correzione filiale a papa Francesco per le posizioni false ed eretiche da lui propagate attraverso l’esortazione post-sinodale Amoris lætitia.
Le pagine del testo sono quasi più numerose del 62 firmatari. Bontà loro, non giudicano quanta e quale consapevolezza il papa abbia, ma si inceppano subito. Non è peccato né crimine di eresia quello compiuto dal papa, ma è tutto dentro un «sistema eretico»: le sette proposizione eretiche possono diventare tranquillamente 19.
Il papa non ha risposto ai 5 dubia dei cardinali, ma se l’avesse fatto, obbligandoli a rinunciare ai dubbi, avrebbe esposto i cardinali al crimine di eresia.
Gli errori a cui induce i cattolici sono due: condividere le eresie e dubitare del papa. Anzi, quattro: invalidare la rinuncia di Benedetto XVI e delegittimare l’autorità dei predecessori.
Vi sono sprazzi di lucidità accecante: «L’atto di fede divina è una forma particolare dell’attività intellettuale generale nel credere a una proposizione in quanto asserita da colui che parla e perché colui che parla è ritenuto onesto e informato riguardo all’asserzione che fa». Con qualche approssimazione si addebitano alla Relatio finalis del sinodo alcune propositiones discusse dopo la relazione, forse sovrapponendo nella foga del confronto i due sinodi.
Alla fine della lettura manca un po’ il fiato. Come don Camillo, si fa un grande respiro, condividendo il suo giudizio: «davvero quel la quale gli pareva che valesse più di tutti i discorsi di Cicerone messi in fila». Giù il cappello.
Buongiorno sig. Bargna, provo a risponderle io …
1- Premetto da parlarle da cristiano, da umile seguace di Gesù Cristo che si adopera di vivere la propria vita sulla scorta della vita di Gesù Cristo in seno ad una comunità che anch’essa da duemila anni (con luce ed ombre) si sforza di seguirlo.
2 – il documento a firma di Francesco è il frutto di diversi anni di lavoro sinodale, cioè comunionale, che ha raccolto tante testimonianze da tutte le parti del mondo.
3 – il documento si colloca sulla scia dei documenti del concilio vaticano II, autentica Pentecoste per la chiesa contemporanea, che si proponevano di rinnovare la vita delle comunità cristiane.
4 – il rinnovamento della chiesa (delle sue diverse dimensioni: pastorale, liturgica, teologica, caritativa, rapporti con il mondo, struttura, ecc. ecc.) era atteso da secoli e lo si deve a due motivi (entrambi fondamentali): una maggiore aderenza al Vangelo sulla scorta dei nuovi studi esegetico-teolofici (sviluppatesi nei decenni preconciliari e non riconosciuti dalla gerarcha cattolica di allora) ed una maggiore aderenza ai segni dei tempi, alla storia dell’uomo e delle sue manifestazioni culturali, filosofiche, sociali, politiche, artistiche e scientifiche). Il fine è quello di proporre una più profonda testimonianza evangelica all’uomo di oggi. Purtroppo la reazione autoritaria “antimodernista” da parte della chiesa gerarchica nell’ottocento e nel novecento, non aveva permesso che i temi conciliari potessero svilupparsi liberamente in seno alla chiesa.
4 – Uno di questi temi riguarda la libertà di coscienza ed il discernimento attraverso i quali il singolo individuo perviene alle proprie scelte di vita. Una teologia del laicato (battezzati adulti nella fede, consapevoli di partecipare ai tria munera di Cristo) ha spianato la strada a tale libertà di coscienza anche in seno alla comunità dei christifideles. Tanto che oggi, nella chiesa di oggi, a differenza della chiesa post tridentina e preconciliare, tale acquisizione, quella della libertà di coscienza e del discernimento, è un dato assodato nella quasi totalità dei membri del popolo di Dio.
5 – “Quasi totalità” … dico quasi perchè esistono purtroppo dei cristiani che non accettano la fatica di tale libertà di coscienza e preferiscono le Verità dottrinali, le domande-risposte del catechismo ed i canoni del CIC. Il più noto di tali cristiani è mons. Lefebvre che esplicitamente rifiutò i documenti conciliari. Alla sua posizione di intransigenza dottrinale (o meglio di sterilità dottrinale!) hanno aderito un piccolo gruppo di fedeli e tutt’oggi ci stanno ancora cattolici tradizionalisti che condividono il rifiuto del Concilio. Ci sono pure altri cattolici che non manifestano un palese ed esplicito rifiuto della libertà di coscienza (e di altre feconde “novità” del concilio), ma che “nei fatti” si comportano in maniera tradizionalistica. Evidentemente nel tessuto comunitario e personale di tali persone il messaggio riformatore del concilio non è penetrato a fondo ed in maniera convinta.
6 – Francesco ha ripreso con forza e convinzione tale messaggio e sta testimoniando un servizio petrino autenticamente evangelico in ascolto degli uomini di questo tempo. Amoris laetitia è una testimonianza di questo porsi della chiesa a servizio di una doppia fedeltà. quella al Vangelo e quella all’uomo. E nello specifico, AL fa un forte appello alla coscienza ed al discernimento affinchè i cristiani vivano in adesione sempre più matura (non infantile dove vigono i divieti e le regole) alla persona di Gesù Cristo e si facciano lievito nella pasta del mondo.
7 – I “dubia” dei 4 cardinali ed i 7 punti della “correzione fraterna” sono un tentativo di ennesimo rifiuto dell’autentico kerigma cristiano. Rifiuto del concilio vat. II e di Francesco, il quale in comunione con tutta la chiesa sta annunciando il Regno, già e non ancora. Dico questo (e non entro in inutili diatribe teologiche che lasciano il tempo che trovano a causa della loro pretestuosità) perchè eminenti e qualificati teologi, la totalità dei vescovi e degli organismi curiali, quasi tutti gli ordini religiosi e milioni e milioni di laici, ossia la chiesa “cattolica”, sono entusiasti del concilio e di Francesco, e sono in cammino per seguire Cristo nel sacrario della loro coscienza e nelle loro comunità. Io ritengo che ben altre sfide ci stanno innanzi che non i “pruriti” conservatori di qualche nostalgico della cristianità. Come dire: urge la presenza di uomini e donne ricolmi di misericordia cristiana, non occorrono rigidi custodi di dottrine imbalsamate. “Quand’anche avessi la fede da spostare le montagne, se non ho la carità. non sono nulla …” cito a memoria Paolo ai corinti … spero di aver citato correttamente …
Solo due appunti: certi qualificati teologi del novecento di cui si parla esprimono vere e proprie eresie, basta leggere le opere di Rahner. Queste eresie scaturiscono sia dalla loro mancanza di Fede, sia dai modelli filosofici che hanno preso come riferimento: Hegel, Kant, Heidegger, tutti protestanti. Il secondo appunto è che la Carità può scaturire solo dalla vera Fede in Gesù Cristo, secondo la dottrina che Chiesa Cattolica ha sempre insegnato e che non può prescindere dall’insegnamento e che è sintetizzata validamente dal Catechismo di San Pio X. Se omettiamo l’insegnamento di tutta la Dottrina e privilegiamo l’ascolto, l’accompagnamento, l’inclusione, tutte belle attività ma che si trovano anche altrove, non obbediamo al compito che Gesù ci ha dato: andate ed annunciate il Vangelo… e battezzateli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Pastorali, sinodi e convegni lasciano il tempo che trovano: se ogni vescovo, in comunione con il papa aderisce e tiene in conto la vera Dottrina di sempre della Chiesa Cattolica, allora è in grado con l’aiuto dei suoi presbiteri e dei catechisti laici di evangelizzare costantemente la sua diocesi e, addirittura di raggiungere chi è lontano dalla Chiesa, come I protestanti, affinché si pentano e si convertano alla vera Fede che è quella Cattolica. Quindi la Chiesa Cattolica, immutabile, perfetta, la sola fondata da Dio, non soggetta ad evoluzione storica come le cose del Mondo, custode e insegnante della vera Fede deve rigettare le istanze di secolarizzazione che provengono dal Mondo, dalla moda, dalle influenze protestanti e da certi teologi moderni che evidentemente privi di Fede, anziché parlare di Dio perché innamorati della sua Parola (come Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino), parlano di loro stessi, delle loro percezioni e del loro modo di vedere la Chiesa con le sue funzioni, compiti e rapporti con il Mondo.
Buongiorno,
ma perché, anziché denigrare con malcelata sufficienza questa “Correzione filiale”, non provate a rispondere in modo articolato punto su punto?
Almeno voi, visto che Francesco non vuole o non può.
Cordiali saluti,
Claudio Bargna