Asia Bibi, in prigione in Pakistan dal 2010, accusata di blasfemia e condannata a morte per presunte offese alla religione musulmana, potrebbe presto essere liberata. Lo ha dichiarato l’avvocato cristiano Khalil Tahir Sandhu, in un’intervista al giornale cattolico austriaco Kirche bunt in un servizio da Sankt Pölten del 5 ottobre: «Sono convinto, ha detto, che entro due o tre mesi sarà liberata».
Sandhu, giurista e ministro per i diritti umani e le minoranze della provincia pakistana del Punjab, è difensore di Asia Bibi, assieme ad altri avvocati, davanti al Tribunale supremo di Islamabad. A suo parere, nella lotta per la liberazione di Asia Bibi «di grande aiuto» sono le dichiarazioni di solidarietà, le relazioni dei media e le iniziative diplomatiche. Ha citato esplicitamente le 13 mila firme di sostegno recentemente inoltrate dall’ambasciatore tedesco.
Asia Bibi fu incarcerata oltre otto anni fa nel suo villaggio di Ittanwali nella provincia del Punjab. Le udienze di appello contro la sua condanna a morte, pronunciata nel 2010, furono più volte aggiornate. Verso la metà dello scorso mese di settembre il Parlamento europeo ha proposto Asia Bibi per il premio Sacharov dei diritti umani (Human Rights Award) di quest’anno.
Le severe leggi del Pakistan sono state più volte applicate contro le minoranze, soprattutto verso i cristiani, ha dichiarato Sandhu. Il caso di Bibi Asia è solamente uno dei tanti. Secondo i dati, attualmente si trovano in prigione per accuse, basate sulla contestata legge della blasfemia, oltre 223 persone. Oltre la metà sono musulmani, ma in prigione ci sono anche molti cristiani, ha affermato Sandhu, il quale in tribunale ne difende personalmente 14.
Purtroppo, ha aggiunto, non esistono molte speranze di un cambiamento della legge sulla blasfemia «ma – ha sottolineato – possiamo fare qualcosa contro il suo abuso e le false accuse». Esiste anche un buono scambio con i ministri e il clero musulmani della regione. Anche i ministri musulmani regionali della provincia del Punjab avrebbero firmato un documento chiedendo che sia messo termine all’abuso della legge sulla blasfemia. (katholisch.de,6.10, 2017).