Edson Tasquetto Damian, 69 anni, è dal 2009 vescovo di Sao Gabriel da Cachoeria, già prelatura apostolica dell’Amazzonia dal 1925 e quindi diocesi dal 1981. Si estende su una superficie di 294.598 kmq (l’Italia su 302.073) e conta una popolazione di 99.500 abitanti, quasi tutti cattolici, raggruppati in 10 parrocchie, servite da 6 sacerdoti diocesani e da 10 religiosi.
– Eccellenza, che impressione le ha fatto l’annuncio del sinodo straordinario sull’Amazzonia dell’ottobre 2019?
Più che una gradita sorpresa. Sorpresa che ci riempie di gioia e di speranza. Questo sinodo si colloca nello spirito delle riforme riportate nell’enciclica programmatica Evangelii gaudium, che ci invita ad essere una Chiesa in uscita verso le periferie geografiche ed esistenziali, a optare per i poveri, gli esclusi, gli scartati.
– Credo abbia influito molto sulla decisione di papa Francesco la questione ecologica.
Certamente sì. Questo sinodo infatti assumerà concretamente l’ecologia integrale delineata profeticamente nell’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune. I paragrafi 37 e 38 descrivono «l’importanza dell’Amazzonia per il futuro dell’umanità. Gli ecosistemi delle foreste tropicali hanno una biodiversità di grande complessità, quasi impossibile da conoscere completamente, ma quando queste foreste vengono bruciate o rase al suolo per accrescere le coltivazioni, in pochi anni si perdono innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi deserti (…). Di fatto, esistono «proposte di internazionalizzazione dell’Amazzonia, che servono solo agli interessi economici delle multinazionali».
In ascolto della “Pan Amazzonia”
Congiuntamente alla cura della casa comune, il sinodo riunirà rappresentanti di 99 circoscrizioni ecclesiastiche presenti nei 9 paesi che fanno parte di “Pan Amazzonia” per cercare nuovi cammini per l’evangelizzazione dei popoli che vivono in questa macro regione. Nell’annuncio del sinodo il papa si è riferito esplicitamente ai popoli indigeni che sono dimenticati ed esclusi dai grandi progetti economici. Così ne parla la Laudato si’: «È indispensabile prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali. Non sono una semplice minoranza tra le altre, ma piuttosto devono diventare i principali interlocutori, soprattutto nel momento in cui si procede con grandi progetti che interessano i loro spazi. Per loro, infatti, la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori. Quando rimangono nei loro territori, sono coloro che meglio se ne prendono cura».
– È arcinota la scarsità di ministri ordinati. Pensa che sarà sollevato il problema?
Dato il numero insufficiente di ministri ordinati, si deve investire di più sui cristiani laici e laiche perché assumano il loro protagonismo nella società ed esercitino con competenza la missione di catechisti, ministri della celebrazione della parola, diaconi. Speriamo che, fino alla realizzazione del sinodo, la commissione incaricata dal papa presenti proposte concrete per l’ordinazione di donne diacono. Attendiamo pure che siano prese decisioni che accelerino l’ordinazione presbiterale di viri probati uxorati, di uomini sposati. Vi è un gran numero di comunità sparse lungo i fiumi e in mezzo alla foresta che i presbiteri riescono a visitare appena due o tre volte l’anno. I nostri fratelli poveri e distanti dai centri urbani sono privati anche dell’eucaristia, fonte che alimenta la vita e la spiritualità dei cristiani.
– Certamente sarà sul tappeto l’inculturazione del vangelo nelle diverse culture.
Non v’è dubbio. Saranno presi in considerazione i percorsi realizzati nello sforzo di inculturazione del vangelo nelle diverse culture dell’Amazzonia. Nella diocesi di Sao Gabriel da Cachoeira sta già avvenendo, alla luce di questo principio: “La buona notizia delle culture indigene accolgono la Buona Notizia di Gesù”. Il punto di partenza è l’identificazione dei valori umani, semina Verbi dei popoli indigeni. Molti di questi valori coincidono con il vangelo e sono illuminati da esso. In questo modo l’inculturazione consente con il protagonismo di fratelli e sorelle che i popoli indigeni accolgano nel cuore delle loro culture la Buona Notizia di Gesù.
– Pensa che saranno invitati leader indigeni?
Credo di sì: leader indigeni e di altri popoli tradizionali perché testimonino le loro lotte, sofferenze, persecuzioni e speranze. Ricordo il tuchaua Jacir José de Souza, leader Makuxi, che lottò per trent’anni con i popoli indigeni di Roraima fino, finalmente, a vedere segnata e omologata la terra indigena Raposa Serra do Sol.
– Soffierà anche lo spirito ecumenico?
È lo spirito ecumenico che ci anima nella commemorazione dei 500 anni della riforma protestante alla luce della dichiarazione congiunta: Dal conflitto al dialogo. Dovranno quindi essere invitati anche rappresentanti delle Chiese cristiane per portare la loro testimonianza.
– Verranno ricordati i martiri dell’Amazzonia?
Non potrà certo mancare nel sinodo la memoria dei numerosi martiri che diedero la vita nella difesa dei diritti dei popoli indigeni, contadini meticci e rivieraschi, che hanno lottato per lo sviluppo sostenibile dell’Amazzonia. Ricordo alcuni: p. Rofolfo Lukenbein e l’indio Simao Bororo, Cacique Marçal, che salutò papa Giovanni Paolo II quando visitò Manaus nel 1980, p. Ezechiele Ramin, fratel Vicente Canas, p. Josimo Moais Tavares, suor Dorothy Stang, che era solita dire: “La morte della foresta è la fine della nostra vita”.
Excelente l’interview di Francesco Strazzari a Mons. Edson Tasquetto sul Sinodo Panamazonico.
José Oscar Beozzo