Curata dal cinquantaseienne Lucio Coco, studioso di letteratura cristiana antica, greca e latina – operante a Verbania –, l’omelia di Crisostomo sul Natale si impernia sul fatto che la nascita umano-divina di Gesù costituisce un miysterion quanto al cosa, al come e al perché. La nascita di Gesù, infatti, è un fatto «strano/xenon» e «paradossale/paradoxon», cioè contrario alle apparenze.
Riguardo al cosa, in quanto Dio sia diventato uomo; in relazione al come per il fatto «che sia stato generato da una vergine». Contrariamente alla doxa, contraria cioè al senso comune e a ciò che sembra, questa nascita fa pensare al salto di un Dio che si fa uomo, dell’infinito che entra nel finito. Una situazione irrazionale/a-logon. La nascita è avvenuta in modo inspiegabile «senza corruzione della vergine».
Per aprire ancor maggiormente gli spazi della ragione stessa/logos, Crisostomo propone come risposta la fede/pistis «nella potenza di colui che opera». Non si tratta di indagare con la ragione – dia logon –, ma di accostarsi al mistero con la fede e di «venerare in silenzio». «Si indaghi quindi ciò che avviene secondo natura, quello che supera la natura sia venerato in silenzio, non perché si debba sfuggire ad esso ma perché è qualcosa di ineffabile e degno che lo si onori tacendo» (& 8 cit. a p. 13). «Non domandare come è stato possibile: quando Dio vuole, la regola di natura è vinta» (& 2, cit. ivi).
Giuseppe contempla senza riuscire a capire come andare avanti. Crisostomo usa due volte il verbo aporein, dal sostantivo a-poros. Esso indica il non riuscire a trovare una strada, un passaggio/poros: l’intervento di un oracolo dal cielo mediante la voce di un angelo riesce a convincerlo.
Indagando sul perché dell’incarnazione, Crisostomo accenna al fatto che Gesù «visto, insegni e, insegnando, conduca per mano a ciò che non si vede» (&10). «O grazia indicibile!» (ivi).
La venuta di Cristo era necessaria perché «era impossibile che un corpo corruttibile venisse trasformato, se non fosse diventato strumento dell’Artefice» (& 11).
La venuta di Cristo nel mondo introduce una mutazione genetica dell’umano. «Egli infatti ne dispiega le potenzialità e lo mette in grado di accogliere l’altro, lo Straniero, lo xénon, lo stesso dell’incipit dell’omelia, e che spesso nella Bibbia coincide con Dio» (Coco, p. 17).
Perché l’incarnazione, quindi? «Egli è entrato nel mio corpo, perché io sia capace del suo verbo», risponde Crisostomo (“Boccadoro”). Una «trasformazione fisica, ma anche mentale e intellettuale; la sua venuta mi permette di pensare – questo è il senso dell’aggettivo «capace» – quell’impensabile, quel paradossale, quello strano che è racchiuso nel mistero di Dio» (Coco, p. 17).
Un bel sussidio per la preparazione alla celebrazione del santo Natale del Signore nostro Gesù Cristo.
Giovanni Crisostomo, Omelia sul Natale. Introduzione, traduzione e note di Lucio Coco, Collana«Lampi d’autore», EDB, Bologna 2017, pp. 56, € 6,50. 9788810567708