A settantaquattro anni l’esegeta monfortano di Notaresco (TE) pubblica meritatamente un altro suo opus magnum sul Vangelo di Luca. Socio fondatore dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana, interessato per una vita intera a studiare la persona di Maria e i cantici riportati dei vangeli dell’infanzia di Luca e di Matteo, Valentini raccoglie il suo materiale di studio e di insegnamento al Marianum e, dopo un volume gemello dedicato a Matteo (EDB, Bologna 2013), pubblica un’opera dedicata a Lc 1–2.
I cosiddetti “Vangeli dell’infanzia” sono vangeli in miniatura, collegati strettamente al corpo maggiore che li segue, in questo caso l’intera opera doppia, Doppelwerk, consistente in Luca-Atti. Bella l’immagine del grande esegeta Schürmann riportata in esergo da Valentini: «Il “massiccio montuoso” dello scritto evangelico [e potremmo aggiungere: “e degli Atti degli Apostoli”] con le sue cime e le sue valli si riflette in questa preistoria contemplativa e serena come in un lago trasparente che giace ai suoi piedi» (corsivo mio).
A partire dall’esperienza gioiosa della Pasqua e dotata della più profonda intelligenza che lo Spirito le fa godere del Signore Gesù, la comunità cristiana riflette sulla figura del Risorto, identificandolo con il Crocifisso e con il Gesù che camminava nella terra di Israele. Con un cammino a ritroso, la Chiesa ricupera e arricchisce di maggior conoscenza teologica la persona del Gesù terreno, scavando più a fondo nella sua personalità e mettendo in rilievo al sua dignità, nascosta ma presente fin dall’inizio della sua vicenda terrena. Lc 1–2 vedono già presenti in Gesù che nasce e che cresce nei suoi primi trent’anni di vita i tratti della sua messianicità davidica, il suo essere Figlio di Dio, Salvatore-Cristo Signore, la salvezza di Dio in persona, la luce delle genti e la gloria di Israele, il Figlio del Padre.
Uno sposo che parla della sposa dopo cinquant’anni di vita vissuta insieme è più profondo nel parlare di sua moglie che non presentando una sua semplice carta di identità. Lo sposo non dice cose diverse o false, ma solo più profonde e partecipi. I testimoni oculari della vicenda di Gesù e dei “fatti-parole/pragmata in greco/debārîm in ebraico” accaduti nel tempo in cui egli operò hanno reso la loro testimonianza a discepoli che tentarono una prima redazione scritta della storia di Gesù.
Attingendo a queste prime “at-testazioni”, Luca – da vero autore – redasse il suo vangelo servendosi della ricchezza terminologica e teologica dell’AT scritto in greco (la cosiddetta “Settanta”), presentando in Lc 1–2 la persona di Gesù e dei personaggi che lo circondano mediante il genere letterario haggadico che racconta interpretando, cosa che avviene in ogni storia raccontata, anche la più fredda e compassata ricostruzione storiografica moderna. Non esiste una storia scritta che non sia storia interpretata.
Utilizzando il genere letterario della synkrisis (= confronto), ben noto nella letteratura greco-romana, con il quale si metteva in luce la superiorità del secondo elemento sul primo, Luca legge e presenta la figura di Gesù, Giuseppe e Maria, gli eventi dell’annunciazione, della nascita, della fuga in Egitto ecc. mettendoli a confronto direttamente nei dittici delle annunciazioni e delle nascite per quanto riguarda Maria ed Elisabetta, Gesù e Giovanni Battista.
Tutta la trama narrativa di Lc 1–2 nel suo complesso è però redatta servendosi di innumerevoli allusioni intertestuali bibliche che pongono la vicenda di Gesù all’interno di un textus/tessuto che parte da Genesi e si snoda attraverso il libro dell’Esodo, del Deuteronomio, delle figure di Sansone e di Davide ecc.
Visioni, annunci angelici di nascita, racconti di nascite prodigiose di eroi sono generi letterari del tempo utilizzati da Luca per presentare in profondità la personalità del suo eroe e, in tal modo, donare alla sua comunità (nella persona dell’illustre Teofilo a cui è indirizzata la Doppelwerk, Lc 1,3) un’at-testazione che concorra a illustrare la fondatezza e la “solidità non vacillante/asphaleia” (Lc 1,4) delle “parole/fatti” circa i quali i credenti venivano catechizzati: “hina epignōs peri hōn catēchēthēs tēn asphaleian” (Lc 1,4). Il prezioso e letterariamente formidabile proemio lucano (Lc 1,1-4) indica perfettamente lo scopo inteso e il metodo usato da Luca nello scrivere la sua storia evangelica (ed ecclesiale) nel suo Doppelwerk di Luca-Atti.
Dopo l’introduzione (pp. 15-38) Valentini studia nella Parte I il dittico degli annunci: annuncio a Zaccaria (pp. 49-86) e l’annuncio a Maria (pp. 87-129), con l’Epilogo (pp. 130-208) costituito dalla Visitazione (Lc 1,39-56), che comprende un’introduzione narrativa, una parte discorsiva, il Magnificat e la conclusione. Un excursus è dedicato ai cantici in Lc 1–2 (pp. 148-158) e un altro alla controversia circa l’attribuzione del Magnificat (pp. 202-208).
Nella Parte II viene analizzato il dittico delle nascite: la nascita e la circoncisione di Giovanni (Lc 1,57-66) e la nascita di Gesù (Lc 2,1-20). Sempre all’insegna della synkrisis/confronto, in cui si accrescono però le diversità, sono narrati di seguito la circoncisione e l’imposizione del nome a Gesù (Lc 2,21), la sua presentazione al tempio (Lc 2,22-40) e la figura di Gesù dodicenne (Lc 2,41-52). Molteplici sono gli inni, i ritornelli e le conclusioni, oltre ai vari elementi costitutivi del genere letterario della nascita.
La parte finale del prezioso volume contiene la conclusione (pp. 361-364), la vasta bibliografia (pp. 365-382), l’indice biblico (pp. 383-418) e l’utile indice degli autori (pp. 419-424). Nell’intera opera i termini greci sono in traslitterazione. Testo di studio e di consultazione per capitoli importanti del Vangelo di Luca e per la fede dei cristiani, scritto con acribia ma con linguaggio accessibile. Testamento di un maestro.
Alberto Valentini, Vangelo d’infanzia secondo Luca. Riletture pasquali delle origini di Gesù, collana «Testi e commenti», EDB, Bologna 2017, pp. 432, € 40,00.