Ha inaugurato la sua attività il 14 dicembre 2017 la Cattedra Ecumenica Internazionale Patriarca Athenagoras – Chiara Lubich, espressione dell’unità tra Sophia e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli guidato da Bartolomeo I. Per l’occasione sono accorsi a Loppiano archimandriti, presbiteri, focolarini e amici di varie confessioni cristiane, tra cui luterani, ortodossi rumeni, siriaci, russi e greco-cattolici.Prima della solenne prolusione presso l’Auditorium di Loppiano, in orario serale, si è svolta a Sophia una prima sessione, nella mattinata, offerta a tutta la comunità accademica.
È stato il preside Piero Coda a introdurre il relatore principale della giornata, Gennadios Zervós metropolita dell’arcidiocesi ortodossa di Italia e di Malta, illustrando le motivazioni e il percorso che hanno condotto all’evento, e tratteggiando il profilo dei due testimoni che onorano con il proprio nome questa nuova responsabilità accademica. È oramai di vitale importanza conoscere i «due polmoni della Chiesa» – metafora proposta un secolo fa da Vjačeslav I. Ivanov, poi ampiamente ripresa anche da Giovanni Paolo II – per poter comprendere qualcosa della storia e del patrimonio teologico, spirituale e culturale del cristianesimo.Soprattutto per Sophia, che accademicamente propone una cultura dell’unità, fraternizzare con il polmone orientale è da considerarsi «essenziale al suo programma», ha sottolineato il preside.
Negli ultimi decenni, in effetti, vi è stato un significativo «cambiamento di rapporti» tra il mondo ortodosso e quello cattolico romano. Se nel primo millennio era presente una certa comunione, nonostante alcune fisiologiche difficoltà, lo scisma del 1054 creò ferite dolorose, accentuate dalle incomprensioni culturali e linguistiche.400 anni dopo, proprio a Firenze nel 1439 si tenne un Concilio per tentare di ricucire lo strappo. Ciò che viviamo oggi attinge al Concilio Vaticano II che, volto a ritrovare l’unità, ha reso possibili gli storici “abbracci” tra Paolo VI e il patriarca Athenagoras, il primo dei quali a Gerusalemme nel gennaio 1964, seguito dalla rimozione delle scomuniche reciproche nell’anno successivo e dalla creazione della Commissione Mista Internazionale cattolico-ortodossa – della quale, tra il resto, lo stesso Piero Coda è membro dal 2005.
È del 1967 il primo viaggio di Chiara Lubich a Costantinopoli, invitata a incontrare il patriarca Athenagoras. Se Chiara ebbe modo più volte di affermare che in vita sua non aveva incontrato un’anima più grande di quella del pastore della Chiesa ortodossa, Athenagoras, dal canto suo, si riconobbe quale semplice discepolo del suo carisma per l’unità delle Chiese. Per questo, a tali protagonisti è dedicata la Cattedra congiunta, la cui ispirazione venne proprio a Gennadios Zervós nei giorni del conferimento del primo Dottorato honoris causa di Sophia, nell’ottobre 2015, all’attuale patriarca ecumenico Bartolomeo I.
Il metropolita, nella lezione tenuta davanti alla comunità accademica, ha preso spunto dalla parola “spiritualità”, che al giorno d’oggi può suonare «strana e paradossale»; non si tratta di una «parola magica» – ha osservato – ma di una «parola di vita» che è fortemente legata all’annuncio evangelico di amore e unità. Nei nostri tempi, il patriarca Athenagoras e Chiara Lubich brillano quali «modelli di spiritualità per tutta l’umanità», dal momento che hanno offerto «tutto il loro essere per l’unione con l’altro, che è icona di Dio». La spiritualità rappresenta dunque quella «grande realtà che può guidare l’uomo verso la vera scoperta di Dio, per aiutarlo a ritrovarsi».
Dopo aver rievocato i Padri della Chiesa indivisa, ma anche alcuni aneddoti personali, Gennadios Zervós ha chiarito che lo scopo della cattedra congiunta è di «portare al mondo apostoli di amore e unità». In un presente dilaniato da divisioni, che distruggono l’anima e l’umanità tutta, essa potrà offrire un contributo per perseguire nuovi modelli e far tesoro dei passi positivi che vanno verso una più piena comprensione dell’uomo e della sua vocazione all’unità.«Lei respira con due polmoni» – ha commentato Piero Coda – «perché ci ha offerto una chiave di lettura carismatica dell’ecumenismo». Dal canto suo, il metropolita ha messo in evidenza di essersi trovato pienamente libero di esprimersi perché veramente accolto nella comunità accademica di Sophia.
Pubblicato sul sito dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano il 17 dicembre 2017.