Papa Francesco ha nominato il nuovo arcivescovo di Parigi: Michel Aupetit, vescovo di Nanterre, una diocesi della periferia di Parigi. Entrerà in carica il 6 gennaio.
Occorre sottolineare sia la continuità contenuta in questa nomina sia la sua reale novità.
Innanzitutto la continuità: Michel Aupetit, 66 anni, succede al card. André Vingt-Trois dimessosi per raggiunti limiti di età. Anch’egli era succeduto al card. Jean-Marie Lustiger nel 2005. Fu una delle ultime nomine di Giovanni Paolo II.
Michel Aupetit si è formato nel seminario di Parigi prima di essere ordinato prete nel 1995. Diventa vicario generale di Parigi nel 2006, vescovo ausiliare nel 2013. Un anno dopo, nell’aprile 2004, è nominato vescovo di Nanterre, succedendo a mons. Gérard Daucourt, una delle figure eminenti dell’episcopato francese.
Dalla nomina di Jean-Marie Lustiger nel 1981, la diocesi di Parigi è diretta da “parigini” in una successione fortemente segnata e organizzata dallo stesso card. Lustiger.
André Vingt-Trois, nato a Parigi, prete della diocesi di Parigi, diventa vicario generale dopo Jean-Marie Lustiger nel 1981, poi vescovo ausiliare nel 1988 e arcivescovo di Tours nel 1993.
Michel Aupetit è nato a Versailles, ha studiato medicina a Parigi e l’ha esercitata per 11 anni a Colombes nella diocesi di Nanterre.
Dal 1981, la diocesi di Parigi è diretta e sarà diretta da “parigini”. Per la seconda volta un ex vicario generale diventa arcivescovo della più grande diocesi francese.
Il nuovo arcivescovo è stato formato nel quadro delle nuove strutture di formazione volute dal card. Lustiger. Conosce bene i 500 preti della diocesi e padroneggia, come il suo predecessore, l’insieme delle realizzazioni volute dal card. Lustiger: il collegio dei “Bernardini”, la televisione KTO e Radio Notre Dame, realizzazioni che hanno un impatto a livello nazionale.
Tuttavia, la nomina di Michel Aupetit manifesta anche una reale novità. Venuto da un ambiente modesto, padre ferroviere e non credente, conosce la fede cristiana trasmessagli dalla madre. Sceglie medicina generale come prima vocazione e la eserciterà per 11 anni in una periferia dove è presente una società composita. Lo dice lui stesso che la scelta di diventare prete trovò in questa professione, allo stesso tempo, un terreno ma anche il luogo di un discernimento verso la maturità. Pregare di notte, non sposarsi, rispondere alla chiamata di Dio e lasciare la medicina per questa nuova vocazione, tutti questi elementi segnano e colorano la sua personalità.
Naturalmente i media e i commenti lo aspettano al varco sulle questioni di etica della famiglia e della bio-etica. Ma sarebbe confinarlo nella sua professione di prima.
Personalità piena di calore, il nuovo arcivescovo si prende il tempo necessario per formulare una diagnosi e poi la sa assumere con autorità. Egli esplicherà la sua azione principalmente a Parigi ma, senza alcun dubbio, sarà nominato un giorno alla guida della Conferenza dei vescovi e lì mostrerà i suoi talenti nell’accompagnare i mutamenti della Chiesa di Francia e della società.
Più di 20 anni dopo “La proposta della fede nella società francese ” (lettera dei vescovi di Francia del 1986), la Chiesa di Francia tenta di “reagire” di fronte ai mutamenti profondi della società francese che la sfidano dal punto di vista etico ma anche di fronte all’ignoranza religiosa o all’interpretazione restrittiva della “laicità”.
La diminuzione delle vocazioni e la trasformazione di un clero più giovane e più identitario fanno crescere una società più diffidente nei confronti delle religioni, soprattutto dell’islam, ma anche un ritorno riguardo al cristianesimo.
Di fronte a queste sfide, Michel Aupetit è stato scelto da papa Francesco non solo per assicurare una continuità o una transizione, ma anche per dare prova di carattere nell’intento di dare alla Chiesa di Francia un nuovo impulso e, senza dubbio, una maggiore coerenza e uno slancio comune.