Un dialogo fra l’etica cattolica e l’etica evangelicale, sul tema “La parola di verità”, è stata la seconda tappa del percorso “Dove va la morale? L’etica nello spazio ecumenico”, promosso a Padova da Facoltà teologica del Triveneto e Fondazione Lanza.
Le voci che si sono confrontate sono state quelle di Leonardo De Chirico, pastore della Chiesa riformata battista e professore all’Istituto di formazione evangelica e documentazione di Padova, e Simone Morandini, docente della Facoltà teologica del Triveneto e collaboratore della Fondazione Lanza di Padova.
Contro ogni assoluto umano
L’anima evangelicale è oggi la componente maggioritaria, sul piano numerico, del protestantesimo: in essa si riconoscono l’80% dei protestanti in Italia e oltre 600 milioni nel mondo.
È un cristianesimo in crescita, dinamico, animato da zelo missionario, ed è fortemente radicato sui principi materiale e formale della riforma protestante. «La Scrittura è la mappa della vita che permette di non perdersi in un mondo segnato dal peccato; il principio formale (la Scrittura come parola di Dio, su cui non è riconosciuta alcuna autorità di magistero esterna) è creduto e applicato nella vita e nell’etica. Il principio materiale (cristiani si diventa per rigenerazione per grazia di Dio, mediante la fede) è vissuto e declinato nell’ambito della spiritualità ecclesiale e personale» ha sintetizzato Leonardo De Chirico.
Nella riflessione morale, è implicito uno sforzo costante di discernimento della realtà, che tenga insieme tre poli di riferimento: le norme, le situazioni, i soggetti. «L’etica evangelicale – ha spiegato – pone al centro il rapporto con la Scrittura, che orienta la riflessione etica e la lettura della realtà. Tutti i dati della realtà, biologica, umana, sociale, storica, politica… vanno riplasmati nel pensiero che si rapporta con la Scrittura». La Scrittura – ha proseguito citando san Paolo nella seconda lettera a Timoteo – è utile a insegnare, a riprendere e correggere, ha un compito educativo per orientare ed educare al discernimento della volontà di Dio. La promozione di un’etica pubblica, di un’etica della vita, di un’etica legata ai temi del genere, di un’etica dell’ambiente, l’attenzione al rapporto fra etica, economia e giustizia sono i principali ambiti di impegno della riflessione evangelicale.
«Nel pensiero contemporaneo, quando si tende a elevare un pezzo di realtà ad assoluto e a riconoscerlo come norma a cui tutto deve corrispondere, l’etica si pone come istanza anti-idolatrica» ha affermato De Chirico mettendo in guardia dai «rischi della bio-latria, della ego-latria, della stato-latria, della partito-latria…». L’etica «che si appoggia alla Scrittura – ha concluso – si libera dalle scorciatoie idolatriche, che di fatto portano a una costrizione della realtà e, alla fine, a una forma di schiavitù. A questa sfida l’etica evangelicale vuole portare il suo contributo».
Vivere la complessità nella verità
Il teologo cattolico Simone Morandini ha posto l’accento sulla Scrittura come luogo in cui Dio apre un dialogo con l’umanità; uno spazio attivato da Dio che coinvolge l’uomo, per la stessa dimensione relazionale della Rivelazione. «Oggi, grazie anche al pensiero di papa Francesco, – ha sottolineato Morandini – potremmo quasi parlare di giustificazione “per sola misericordia di Dio”, un invito a corrispondere con l’impegno dell’esistenza alla misericordia usataci». In una dinamica di chiamata e di risposte si attua un’«etica del discernimento», che porta a «leggere la vita, il tempo, la storia (i “segni dei tempi”) per comprendere, nella luce della Scrittura, a quale cammino Dio inviti ognuno di noi e le nostre comunità».
Se fin qui si può leggere una sostanziale consonanza di vedute con la prospettiva evangelicale, nel cattolicesimo la questione dell’interpretazione si estende anche alle Scritture. «Occorre distinguere – ha proseguito Morandini, citando Luigi Sartori – il nocciolo dell’evangelo dalle forme espressive che gli diamo. Il crescere della Scrittura con coloro che la leggono è un’esigenza intrinseca alla Scrittura stessa, che si pone in relazione con il lettore, con la sua storia e il suo tempo, in un rapporto di interpellazione reciproca».
Un’etica centrata sul nocciolo fondamentale della misericordia è orientata sull’identità morale del soggetto più che sui singoli atti ed è al servizio della pratica credente. «È un’etica che si gioca nella relazione: quella fondante con Dio e quella con i tanti volti incontrati nella storia – afferma Morandini –. È un’etica dell’essere in uscita, un invito a superare l’etica come elenco di precetti per costruire un’etica che sappia abitare l’umano e la sua complessità vissuta nella prossimità. Il già dato della Parola che ci precede e ci fonda nella misericordia – conclude – diviene apertura a un cammino di ricerca morale, che dovrà esplorare i diversi ambiti: da quello dell’esistenza personale alle relazioni affettive e del matrimonio, dal sociale all’ecologia alla bioetica, senza dimenticare l’interazione con i saperi delle scienze dure».