Una famiglia religiosa, un libro e una lettera. La famiglia religiosa è quella delle suore di San Giovanni, l’ala contemplativa rispetto alle suore apostoliche di San Giovanni, ambedue afferenti alla Congregazione Comunità di San Giovanni, fondata da p. Marie-Dominique Philippe nel 1975. Il libro è di Marie-Laure Janssens (Le silence de la Vierge, Bayard, 2017).1 La lettera ha la firma del card. João B. de Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, e porta la data del 22 giugno 2016.
Abusi spirituali
Il tema è bene espresso dal sottotitolo del libro: «Abusi spirituali, derive settarie: la testimonianza di una ex religiosa». La tesi è, invece, duplice e divergente. Per Marie-Laure Janssens la famiglia religiosa delle suore contemplative non è in grado di rifondarsi: «Stesse parole, stesse suore, stessi riferimenti, stessa formazione, stessa maniera di vivere… come pensare che questa comunità avrebbe potuto trasformarsi in un contesto privo di manipolazione, di alienazione, di “abusi spirituali”? Come immaginare che, d’improvviso, diventi rispettosa della libertà interiore, favorendo un vero discernimento, ponendo la differenza tra foro interno e foro esterno, con un rapporto equilibrato con il mondo?» (p. 237).
Nella lettera del Prefetto, assai severa e per nulla diplomatica, si scommette tuttavia sulla possibile strada positiva. Nel testo rivolto alle tre congregazioni «abbiamo cercato di aiutarvi nel cammino verso la santità di ciascuno nella sequela di Cristo, nella testimonianza forte e semplice dei monasteri di tutta la Famiglia San Giovanni nella Chiesa, di incoraggiarvi nella crescente confidenza e collaborazione. Lo auspichiamo cordialmente e riaffermiano la nostra fiducia».
I numeri della Famiglia San Giovanni sono i seguenti. I fratelli sono 499 (24 i novizi, 381 i professi, 280 i preti); le contemplative sono 90 in 10 comunità; le suore apostoliche sono 200 in 21 comunità. Nel 2009 le suore contemplative sono state fatte oggetto di pesanti sanzioni da parte dei vescovi francesi (d’intesa con la Congregazione dei religiosi): commissariamento, rimozione delle figure apicali, ridefinizione dei processi formativi.
Nel 2013 il capitolo generale dei Fratelli di San Giovanni riconosce seri limiti nella pur apprezzata figura del fondatore (morto sette anni prima). Il capitolo «ha appreso l’esistenza di alcune testimonianze convergenti e giudicate credibili da coloro che ne hanno avuto conoscenza (autorità ecclesiali e della congregazione) attestando nel fondatore gesti contrari alla castità, compiuti su donne adulte che lui seguiva. Il capitolo ha ricevuto con serietà la notizia».
Il racconto
In tale contesto si colloca il racconto di undici anni di vita nella congregazione da parte di Marie-Laure Janssens (1999-2010).
Attraverso le lettere alla madre, ai ricordi e agli appunti di un’intensa vita monastica, ne esce una storia dove gli abusi non sono di tipo fisico o violento, ma ugualmente pesanti: abusi spirituali, «una variante religiosa del plagio affettivo e psicologico. Una manipolazione di ciò che l’umano ha di più intimo: il suo rapporto alla trascendenza» (p. 15).
Affascinata da figure come suor Emmanuelle, Charles de Foucauld e Jean Vanier (Arche), Marie-Laure affianca ai suoi studi di scienze politiche a Parigi un interesse crescente per la teologia. Incontra casualmente un fratello di San Giovanni che la distoglie dall’Institut catholique per uno studio più coerente dentro la Congregazione di San Giovanni, specializzata – in ragione della competenza del fondatore, grande esperto di san Tommaso – in filosofia e teologia sistematica.
L’esperienza travolgente di una rinascita interiore e di un riferimento assoluto del proprio spirito la porta ad entrare nel monastero delle suore contemplative. Uno stile monolitico e una guida spirituale direttiva la conducono al noviziato e alla professione. Le molte annotazioni relative al sistema di controllo (colloqui con una religiosa di riferimento, che, a sua volta, dipende dalla “maestra” che occupa un posto di leadership indiscussa), alle azioni quotidiane relative alla preghiera, ai pasti, ai momenti di svago, allo studio e al lavoro costruiscono con efficacia l’immagine di un sistema suggestivo e chiuso, refrattario sia al clima ecclesiale come alle vicende storiche. Non permeabile dalle genialità e autonomie personali.
Il racconto – facilitato dal co-autore, Mikael Corre, giornalista cattolico – non conosce momenti di tensione se non quando arrivano in convento notizie circa il suicidio (mai nominato) di suore, allusioni a comportamenti abusanti di alcuni fratelli, annotazioni sulla propria salute precaria, affrontata da esorcismi e non da cure psicologiche e farmacologiche.
L’attività frenetica in Francia, nelle Filippine, negli USA, in Quebec (Canada) non riesce a costruire la serenità necessaria. Appaiono i primi segnali di disagio: le insopportabili critiche agli altri (diocesani, religiose e religiosi delle altre congregazioni), la difficile rinuncia al proprio nome (per quello di religione), una gestione elettrica dei più piccoli gesti di contato fisico. Fino alle crescenti notizie provenienti dall’esterno, e gestite con grande fatica, sulle chiamate in tribunale di alcuni fratelli, le critiche dei vescovi, le disposizioni canoniche.
Marie-Laure si schiera comunque a difesa dell’istituzione, partecipa a capitoli clandestini, scende a Roma con l’intento di una supplica diretta al pontefice. Ma, ad un certo punto, avverte che, per non perdere se stessa, deve costruirsi spazi di autonomia. Le buone relazioni con la famiglia di origine, l’incontro provvidenziale con un uomo credente (che diventerà suo marito), l’apertura di credito alle istanze ecclesiali di controllo (vescovi e commissari) e alle nuove superiore, le consentono di trovare un rinnovato equilibrio, di uscire dalla congregazione e di formarsi una famiglia.
La lettera
La lettera della Congregazione dei religiosi, firmata dal cardinale e dal segretario (mons. J. Rodriguez Carballo) è indirizzata ai tre istituti che, pur giuridicamente distinti, si ispirano al medesimo carisma.
Una prima annotazione riguarda la connessione fra spirito monastico e finalità apostolica. Vanno meglio calibrati. Le suore contemplative devono precisare il senso della clausura. Per tutti sono necessari responsabili formativi ben formati, chiamati a rispettare le tappe di maturazione senza precipitazione e di assicurare ai novizi una vera libertà personale e una formazione spirituale secondo la tradizione ecclesiale. Vanno oculatamente gestiti i problemi culturali legati ai diversi contesti internazionali.
Pur apprezzando il posto dato allo studio nell’ambito del carisma, va tenuta presente la pluralità dei riferimenti e l’apporto delle scienze umane. La tradizione interna sottolinea le tre saggezze (Aristotele, Tommaso e il vangelo di Giovanni). Esse vanno collocate in un contesto culturale aperto e pluralista.
Molto caratteristica è l’accentuazione sull’«amore di amicizia». Richiamando Giovanni e l’etica di Aristotele, l’amore di amicizia per p. Philippe ha «come caratteristica di implicare due tipi di esperienza: interna ed esterna» (Lettre à un ami). Facile immaginare come l’esperienza «esterna» possa diventare esperienza fisica in contesti dove il potere, il narcisimo e la mancata comunicazione libera impediscono di svelarne l’ambiguità. «Tutto ciò è evoluto per alcuni verso una giustificazione, più o meno esplicita, di condotte ambigue nell’esercizio della castità. L’amore di amicizia è divenuto così una teoria, se non una ideologia».
La castità ha registrato un deficit grave. «Esso si è manifestato in maniera desolante e provocando scandalo nella pratica di un numero conseguente di fratelli: atti di pedofilia per alcuni, condotte gravemente contrarie alla castità per altri, più numerosi, atti omosessuali, imprudenze gravi e abusi prevalentemente su giovani donne».
Non meno preoccupante il lungo silenzio. «Allorquando i fatto erano conosciuti, venivano trattati con indulgenza sospetta e le gravi conseguenze su quelli o quelle che ne erano stati le vittime, non venivano assolutamente prese in considerazione».
Si sottolinea la gravità dei gesti del fondatore, la piena credibilità delle denunce fatte contro di lui e l’intollerabilità di un silenzio o di una negazione di tali fatti.
Si sottolinea positivamente l’accoglienza e la cordialità verso le persone e le disposizioni provenienti da Roma e dai vescovi e la possibilità offerta ai tre istituti di «vivere una nuova tappa nella vostra sequela a Cristo Gesù».
Domande
Va dato atto a papa Benedetto e a papa Francesco di una coraggiosa stagione di purificazione nella Chiesa e nella vita consacrata.
La congregazione dei religiosi ha interpretato con fedeltà le indicazioni ricevute, nonostante le infinite resistenze interne ai circa 40 istituti commissariati, ad alcuni episcopati, agli ambienti tradizionalisti più ottusi e alle sopravvissute vischiosità dei “regimi” precedenti all’interno della stessa congregazione.
La testimonianza di Marie-Laure è molto efficace nell’illustrare quelle modalità di abusi che non si inquadrano né giuridicamente, né disciplinarmente. Ma, nello stesso tempo, apre domande non risolte sui possibili controlli. Chi e come può controllare un istituto nascente che trascina con sé inesorabilmente elementi spuri e non consolidati?
L’accusa di un lettore di La Croix (8 novembre) alla Chiesa istituzionale di aver lasciato sviluppare derive settarie è comprensibile, ma non facilmente ovviabile se non ci sono forze interne che stimolano l’autocritica.
La sistematica e greve denuncia degli ambienti tradizionalisti verso ogni disposizione censoria a famiglie religiose loro contigue (come i frati e le suore dell’Immacolata legati al fondatore o gli araldi del vangelo) porta una grave responsabilità. Ma, più in generale, il “sequestro” che la vita religiosa comporta rispetto alla mentalità mondana contemporanea può essere indicata come “abuso”? La differenza e la scomodità cristiana nell’attuale situazione non rilanciano la riflessione anche sull’inconsistenza sapienziale e sul narcisismo del clima laico-occidentale?
Una sincera testimonianza personale (Marie-Laure) e un fatto “minore” nella vita consacrata (suore contemplative di San Giovanni) rilanciano temi per tutti i credenti ed enfatizzano una responsabilità reciproca, talora molto esigente e scomoda.