Dal 28 dicembre al 1° gennaio si sta svolgendo a Basilea il 40° Incontro dei giovani europei dai 18 anni fino ai 35, promosso e animato dalla comunità ecumenica di Taizé. Vi prendono parte circa 15 mila giovani, desiderosi di trascorrere con i loro coetanei di ogni paese d’Europa alcune giornate per pregare, cantare e riflettere insieme su alcuni testi biblici e condividere ciò che la parola di Dio dice a ciascuno. Il tema che guiderà queste giornate è la gioia.
Scopo di questo incontro, come è indicato nel programma:
- pregare coi canti e in silenzio.
- unirsi a migliaia di giovani dall’Europa e non solo, per approfondire la fede e la comprensione.
- sperimentare l’ospitalità delle famiglie e condividere con altri in semplicità.
- incontrare le persone che vivono il Vangelo in mezzo alle sfide di oggi.
- trovare un nuovo impulso per la solidarietà in Europa.
Perché Basilea
Nella meditazione di apertura, il 28 dicembre, fr. Alois, priore della comunità di Taizé, ha sottolineato l’importanza della scelta della città di Basilea, annunciata a Riga, in Lettonia, nel 2016: «Per la prima volta – ha affermato – uno dei nostri incontri europei si tiene al crocevia di tre Paesi e all’incrocio di due lingue. Basilea è una città europea. Venendo qui, noi vorremmo dichiarare che nella costruzione dell’Europa non è possibile tornare indietro. Basilea è una città segnata dalla Riforma protestante del XVI secolo e dove oggi si svolgono numerose iniziative ecumeniche. Riunendoci qui, è anche questo cammino verso l’unità dei cristiani che vorremmo valorizzare. È una grande gioia stare insieme per cinque giorni, così diversi per le nostre origini, le nostre culture, le nostre confessioni. La nostra gioia è grande ma, certamente, tutti aspiriamo ardentemente a una gioia che duri più di cinque giorni, una gioia che non finisce mai».
Francesco e Bartolomeo I
Papa Francesco ha espresso il suo apprezzamento, con un messaggio in francese a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in cui si dice: «Siete venuti numerosi da tutta Europa e anche da altri continenti per vivere a Basilea, all’incrocio tra Svizzera, Francia e Germania, il 40° incontro organizzato e animato dalla comunità di Taizé». Francesco, «si rallegra anche di sapere che avete scelto di partecipare a questo incontro per accogliere e approfondire il messaggio di Gesù che è fonte di gioia per tutti coloro che gli aprono il cuore. E vi ringrazia di aver risposto all’appello del Signore che vi riunisce nella gioia del suo amore. Il papa vi incoraggia a lasciarvi abitare da questa gioia che nasce dall’amicizia vissuta con Gesù e che mai viene meno né davanti agli altri né davanti alle sofferenze di questo mondo. E vi invita a restare connessi al Signore, con la preghiera e l’ascolto della sua Parola, affinché vi aiuti a impiegare i vostri talenti per “far crescere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli”».
Anche il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha scritto di rallegrarsi perché i giovani ogni anno per alcuni giorni vivono «l’esperienza, benché imperfetta, di comunità» e ha sottolineato che Taizé «è un luogo ecumenico» e «un crogiolo della riconciliazione».
Perché vado a Basilea
Cosa ha significato e continua a significare Taizé nella sua vita, lo racconta un giovane volontario, Roland Müller, in cammino verso Basilea, in una dichiarazione al sito internet della chiesa tedesca katholisch.de. «Ogni anno, ha detto, io trascorro la giornata di san Silvestro, ultimo dell’anno in varie maniere… Quest’anno voglio cambiare e viverla con oltre 15.000 giovani all’incontro europeo della comunità di Taizé. Da quando, nel 1978, i fratelli l’avevano organizzato a Parigi, l’incontro dei giovani ogni anno si rinnova, come “Pellegrinaggio della fiducia”. Quand’ero più giovane, sono stato diverse volte a Taizé. Ho pregato in quella chiesa disadorna della Riconciliazione, ho dormito in semplici baracche e, condividendo la parola di Dio con altri giovani, ho notato quanto arricchente può essere ciò che ciascuno racconta di ciò che ha ascoltato nella Bibbia. In questo modo la mia fede infantile in un Dio del cielo con la barba bianca è cresciuta e ho capito quanto egli sia importante per la mia vita qui in terra.
Nel 2007, dieci anni fa, sono già stato una volta a questo incontro. Anche allora aveva avuto luogo in Svizzera, a Ginevra. Queste giornate giovanili assomigliano a quelle mondiali organizzate dalla Chiesa cattolica, anche se più ridotte e riservate solo ai giovani europei. Molti giovani interessati alla fede s’incontrano in una metropoli e insieme conversano, pregano e cantano. È importante per me vedere che, nel mio desiderio di Dio, non ero solo ma che c’erano molti altri giovani che condividevano questa ricerca. A quel tempo, durante gli anni di scuola, in questi problemi mi sentivo piuttosto solo.
Ma trovo anche molto impressionante che nella comunità di Taizé sia vissuto come fatto normale l’ecumenismo. Cattolici ed evangelici formano una comunità di fede, si rispettano vicendevolmente nelle loro convinzioni di fede e trovano che la diversità, anziché separare, è arricchente. Per questa ragione hanno ricevuto dai papi un grande riconoscimento. Giovanni Paolo II, durante un suo viaggio in Francia, ha voluto persino visitare la comunità di Taizè e a tutt’oggi il papa Francesco incontra una volta l’anno il priore della comunità in Vaticano.
Le giornate trascorse a Ginevra, dieci anni fa, hanno lasciato in me una profonda impronta. La cordialità della famiglia svizzera che mi ha ospitato, il dialogo con altri giovani, il silenzio impressionante durante la preghiera nei padiglioni affollati della fiera. Spero che quest’anno sia così anche a Basilea. Per questa ragione rinuncio volentieri alle feste chiassose e ai fuochi d’artificio di fine anno».
Ritornando sul tema della gioia di queste giornate di Basilea, fr. Alois, nella meditazione, del 28 dicembre, ha concluso: «La gioia del Vangelo deriva dalla certezza che noi siamo amati da Dio, amati dall’amore senza limiti che egli ha per ognuno di noi. Se, lasciando Basilea, conserverete solo la certezza di questo amore infinito di Dio, sorgente di gioia, avrete conservato l’essenziale».