La Conferenza dei provinciali gesuiti dell’America Latina e dei Caribi ha pubblicato una lettera diretta alla comunità internazionale in supporto e difesa del confratello Ismael Moreno (noto come padre Melo), che lavora in Honduras nell’ambito dell’informazione (Radio Progreso) e dell’analisi sociale sulla vita del paese (Reflection, Investigation and Communication Team/ERIC).
Da lungo attivo in Honduras, non è la prima volta che padre Melo e i suoi collaboratori sono oggetto di minacce (due sono stati uccisi nel 2014 e nel 2011). Il contesto attuale, a seguito dell’elezioni presidenziali la cui validità è stata contestata dall’Organizzazione degli Stati Americani, e del taglio delle minacce rivolte di recente contro padre Melo, ha spinto la Conferenza provinciale dei gesuiti a una presa di posizione ufficiale.
Secondo M. Ippel, gesuita filosofo che lavora e vive a Lima, la campagna lanciata recentemente contro padre Moreno «è parte di segni familiari di soppressione in Honduras. Si inizia ignorando le voci dell’opposizione, poi si mette in atto un processo di delegittimazione (lo stadio attuale), per passare alla criminalizzazione della persona e infine al suo assassinio».
Padre Roberto Jaramillo, gesuita, che ha firmato la lettera della Conferenza dei provinciali della Compagnia, in uno scritto alla rivista gesuita America, ha affermato che «è chiaro che Melo e tutti i collaboratori di Radio Progreso/ERIC sono divenuti un “sasso nella scarpa” di Juan Orlando Hernàndez nel suo volere controllare tutto in Honduras».
I provinciali gesuiti si sono mossi perché hanno percepito nella montante campagna contro padre Moreno una serie di elementi comuni ai giorni precedenti l’omicidio del loro confratello Rutilio Grande in El Salvador. Padre Jarmillo spiega che «non si tratta solo di Melo ma di tutte le persone che lavorano presso l’ERIC e compongono il team di Radio Progreso – più di 30 persone che sono parte del nostro corpo apostolico. Madri e padri di famiglia che sono veramente dediti al lavoro per la giustizia, la democrazia e i processi di partecipazione».
La Conferenza dei provinciali gesuiti, con la sua lettera, sente il dovere di stare con padre Melo e i suoi collaboratori, «non solo per difendere i nostri confratelli e i laici che lavorano con loro in nome della Società, ma specialmente per difendere e promuovere le cause per cui essi stanno combattendo».