Il 16 gennaio sono stati presentati a Baltimore gli esiti di una ricerca mirata a comprendere le ragioni che spingono i giovani statunitensi a lasciare la Chiesa cattolica (Going, Going, Gone: The Dynamics of Disaffiliation in Young Catholic; condotto e pubblicato da St. Mary’s Press in collaborazione con il Centro di ricerca applicata in ambito di apostolato della Georgetown University).
Negli Stati Uniti circa il 35% di giovani adulti tra i 18 e i 33 anni dichiarano di non avere alcuna affiliazione religiosa. Il 12,8% di giovani americani fra i 18 e i 25 anni sono persone che hanno abbandonato la Chiesa cattolica, il 6,8% tra gli adolescenti (15-17 anni). Per il 74% degli intervistati il congedo dalla Chiesa cattolica è avvenuto tra i 10 e i 20 anni. Se il 35% dichiara di aver oramai chiuso con ogni tipo di affiliazione religiosa, sebbene creda ancora in «qualcosa di più grande», il 46% afferma di essere ancora in ricerca di una forma di espressione pratica di fede che sia congruente con il loro vissuto spirituale.
Le ragioni di un abbandono
L’impianto complessivo della ricerca vuole andare oltre un’analisi meramente quantitativa, cercando di cogliere le ragioni che hanno portato alla scelta di questo abbandono di identificazione personale ed esistenziale con la Chiesa cattolica. Raccogliendo storie di vita, ossia percorsi effettivi di congedo dal cattolicesimo, lo studio individua tre tipologie:
1) i feriti (caratterizzati da esperienze negative rispetto alle forme comunitarie della fede cattolica);
2) i girovaghi (segnati da incertezze di fede e da scarso coinvolgimento nelle forme comunitarie del vissuto cattolico);
3) i dissenzienti (rigetto attivo ed esplicito della Chiesa).
Comuni a queste tipologie sono alcune dinamiche che hanno portato all’abbandono della Chiesa cattolica da parte delle generazioni più giovani. In primo luogo dei dati di fatto, delle esperienze concrete, che hanno messo in moto un ripensamento della propria appartenenza religiosa. A questo si affianca la secolarizzazione culturale come atmosfera in cui si è immersi quotidianamente, che porta alcuni a vedere la fede religiosa come una delle molte opzioni disponibili nella vita personale e sociale.
Come introdurre e accompagnare nella fede?
Abbiamo poi quella che si potrebbe chiamare una sorta di coercizione ambientale all’appartenenza religiosa cattolica, sentita a questo punto come qualcosa che è stato imposto così da non venire vissuto come appartenente alla maturazione umana di sé. Qui sono chiaramente in gioco le forme di introduzione alla fede a livello famigliare e comunitario che, a partire dagli esiti della ricerca, chiedono di essere seriamente ripensate e modellate come un lento percorso di appropriazione esistenziale – capace di ospitare dubbi, allontanamenti, riavvicinamenti tentennanti, e così via.
L’analisi qualitativa del fenomeno ha permesso di mettere in luce una dialettica irrisolta trasversale alle diverse forme di abbandono della Chiesa cattolica: quella tra il timore dell’essere giudicati, che allontana dalla comunità, e il desiderio di forme spirituali di socializzazione umana, che potrebbero spingere verso di essa. Questa apertura verso una comunità spirituale, capace di sostenere e di accompagnare i vissuti concreti dei giovani, potrebbe rappresentare un punto di partenza per immaginare un nuovo modo di essere del cattolicesimo americano, prima che questo si trovi dissanguato nelle sue possibilità future dal costante e crescente abbandono da parte delle generazioni più giovani.
Che non sono di per sé refrattarie davanti all’autorità, ma non sono però più disponibili a un’adesione religiosa davanti a un’autorità che non si lascia mettere in discussione e impara da ciò a modificare i propri atteggiamenti e le proprie prese di posizione.
Tempi e luoghi nell’era digitale
Un ultimo aspetto che merita di essere richiamato è quello del rapporto fra i modi di vita delle generazioni più giovani, in un’epoca segnata dalla rivoluzione digitale, e le forme di offerta strutturale e organizzativa portate avanti dalla Chiesa cattolica. «Ci immaginiamo ancora che la gente orienti la propria identità spirituale intorno a un quadro istituzionale che organizza la celebrazione in un tempo e luogo particolare (…) Mi domando in che misura le Chiese si impegnino e adattino davvero davanti alle correnti culturali del nostro tempo» (E. Drescher, Santa Clara University).