George Prestige (1889-1955) ha studiato nel famoso collegio Christ Church dell’Università di Oxford. Ordinato nella Chiesa anglicana d’Inghilterra, fu segretario generale del Council of foreign relations della Chiesa anglicana ed ebbe contatti anche con Giovanni Battista Montini, allora Segretario di Stato vaticano.
Servendoci della ricca introduzione all’edizione italiana curata da Paolo Siniscalco (pp. VII-XXVI) – di cui citeremo talvolta alla lettera alcune espressioni –, la concezione “liberale” dello sviluppo del dogma cristiano, e del dogma trinitario in specie, rappresentata in primis da von Harnack, contrapponeva le due vie dell’uomo per andare a Dio: quella della fede religiosa e quella che si serve del pensiero filosofico.
Secondo Harnack, i Padri cedettero molto presto al pensiero filosofico greco, adattando il cristianesimo alla metafisica classica. Questo fu dovuto alla pressione della persecuzione incombente e tradì l’essenza del cristianesimo. Per lui, gli Apologeti avevano ridotto il cristianesimo al una religione deistica buona per tutto il mondo. Il cristianesimo subì un’indiscutibile “ellenizzazione”.
Prestige combatte proprio l’opinione che afferma: «La teologia greca è considerata come un mezzo per adattare il cristianesimo al più vasto ambiente culturale che lo circondava, allo scopo di accrescere la sua religione missionaria nel mondo greco-romano» (cit. a p. XI).
Prestige sostiene la legittimità di introdurre il razionalismo ellenico allo scopo di descrivere e illustrare i fatti della storia cristiana. Egli ammette che le affermazioni bibliche, ad es. sul Cristo, hanno una formulazione molto diversa da quella dei concili successivi. Dalla descrizione del Figlio che-è-per-noi, un modo di comprensione che è descrittivo, relazionale, interpersonale, storico-esistenziale, si passa a un modo di comprensione che è definitorio, esplicativo, assoluto, ontologico (cf. p. XVI). Per Prestige i due modi di esprimersi non si contrappongono, nel senso che «la tradizione è confermata; ma nel suo ambito, si è avuto un progresso, uno sviluppo della dottrina, secondo l’espressione di Newman, una crescita insomma nella comprensione delle affermazioni primitive contenute nella rivelazione del Nuovo Testamento» (p. XVII, corsivo nel testo).
Fine lessicografo, Prestige contribuì all’elaborazione del Patristic Greek Lexicon, ponendo attenzione al significato che i vari termini non solo hanno in sé, ma soprattutto quello che assumono nel contesto in cui vengono impiegati. Il contesto è decisivo per la comprensione corretta del pensiero degli autori cristiani antichi.
Lo studioso analizza lo sviluppo del pensiero trinitario dei Padri studiando in successione gli elementi di teismo, la trascendenza divina unita al tema della provvidenza divina, la santa Triade e il monoteismo organico, il subordinazionismo con la tematica dell’individualità e dell’oggettività. Analizza quindi l’argomento dell’oggetto e della sostanza in Dio, lo “homoousion”, la problematica dell’identità di sostanza e dell’unità nella Trinità. Conclude la sua opera con due capitoli dedicati al trionfo del formalismo e a quello della circumincessione.
L’indice dei nomi e degli argomenti (pp. 309-314) e quello delle citazioni patristiche (pp. 315-326) chiudono il volume, una pietra miliare e classica dello studio del pensiero dei Padri su un tema cruciale della fede cristiana.
George Prestige, Dio nel pensiero dei Padri. Introduzione all’edizione italiana di Paolo Siniscalco (Collana Reprint s.n.), EDB, Bologna 2018 (prima ed. inglese London 1936; trad. su ed. London 1952; prima ed. nella collana “Studi religiosi” 1992), pp. 334, € 26,00. 9788810216279