Il 27 gennaio 2018 si è svolto un incontro di conoscenza per la comunione tra religiosi nell’ambito del programma previsto per il 2018. Il primo intervento aveva riguardato gli istituti secolari, presenti in diocesi con 8 istituti e 110 membri: la loro caratteristica fondamentale è la consacrazione nella secolarità, la vita nello stato laicale, con un particolare criterio di riserbo e coinvolti nella storia.
Diamo qui alcuni estratti riguardanti due famiglie francescane, intervenute subito dopo, presenti ab antiquo in Trentino e oggi in una fase di riorganizzazione a più ampio raggio. Hanno presentato le proprie relazioni fra Marco Tomasi (frati minori) e fra Massimo Lorandini (cappuccini).
Entrambi hanno esordito con significativi rimandi a testi di san Francesco, rispettivamente alla Lettera di s. Francesco ad un ministro e al Testamento, con accenti tipici sulla “minorità”, l’umiltà, la povertà e l’attenzione agli ultimi. Un messaggio attuale anche oggi è il vivere ogni relazione come restituzione a Dio datore di ogni dono, in uno spirito di non appropriazione, accogliendo ogni persona con benevolenza e misericordia.
I frati minori
I frati minori arrivano in Trentino ancora vivente s. Francesco, accolti nel 1221 dalla gente e dal vescovo Adelpreto III; sono di passaggio verso la Germania e le prime loro abitazioni sono a S. Apollinare, S. Lorenzo e vicino a Piazza Venezia dove oggi ci sono le canossiane. Nel 1247 sono anche a Riva del Garda. A Trento sono in via Zara e, dal ’600, nell’attuale convento di S. Bernardino in via Grazioli. Alla fine del ’400 fondano il santuario-convento delle Grazie ad Arco.
Nel 1906 poi sono a Villazzano e, dopo la 2ª guerra mondiale, sono loro affidati il santuario di S. Romedio e la custodia del cimitero, mentre, negli anni 60, ha il via l’infermeria sopra San Bernardino a Trento, analoga a quella dei cappuccini a Rovereto.
Oggi la loro presenza permane in sei case dopo aver concluso a Villazzano, Trento-cimitero, Campo Lomaso, Rovereto, Borgo V. e Trento-S. Bernardino (da notare che Trento, Campo Lomaso e Rovereto erano anche parrocchie, ora riconsegnate alla diocesi).
Qualche dato numerico: dopo la soppressione napoleonica nel 1815 rientrano nei conventi 84 frati; nei primi anni 60 raggiungono e superano i 300, poi il numero cala e cresce l’età… fino alla situazione di oggi con 50 frati di età media sui 72 anni.
Gli ambiti di servizio sono l’accoglienza (spirituale e materiale), l’evangelizzazione e la presenza fra la gente, le cappellanie di carceri e ospedali e l’impegno missionario: dalla Terra Santa, il cui custode è oggi il trentino padre F. Patton, alla Cina, all’America Latina e all’Africa; al servizio ai migranti, ma anche a diocesi povere di clero come Istria, Trieste e Gorizia.
La transizione in atto passa da una provincia religiosa quasi in ogni regione d’Italia (fino al 2015 c’erano 19 Province) alla fusione delle sei Province del Nord Italia in una nuova entità nata nel maggio 2016, cioè la Provincia di S. Antonio dei Frati minori.
Il percorso, iniziato negli anni 90 con una prima fase (interprovincialità), dal 2008 passa ad un cammino verso l’unificazione, con la fissazione nel 2013 della data di nascita della nuova Provincia. È un triennio di co-esistenza delle precedenti entità, in dialogo con le confinanti, fino al 16 maggio 2016, che segna la data di nascita della nuova Provincia, la quale comprende praticamente tutto il nord Italia. Un passaggio non facile, ma necessario di questi tempi.
Alcuni dati possono aiutare a capire la nuova situazione. Oggi, dopo l’unificazione, i frati appartenenti alla nuova entità sono poco più di 500, dei quali oltre 60 vivono fuori del territorio del Nord Italia, fra missioni o servizi nell’Ordine. I conventi sono 60.
Circa la metà dei frati (51,4%) ha un’età sopra i 71 anni. Una fascia dunque che comprende sia frati che possono dare dei buoni contributi nelle fraternità in cui vivono, sia altri in situazione di riposo: 65 vivono stabili nelle infermerie. Il 45%, circa 240 frati, ha un’età tra i 41 e i 70 anni; mentre una ventina di frati, circa il 4%, ha un’età compresa fra i 31 e i 40 anni.
La caratterizzazione delle presenze è molto varia e spesso mista, cioè in tante fraternità coesistono diversi servizi; in un convento ci può essere sia la parrocchia che la mensa dei poveri che l’infermeria…
Vi sono 17 parrocchie, 12 santuari, diverse cappellanie (cimiteri, carceri, ospedali) e parecchie attività caritative: mense poveri (con docce, guardaroba, pacchi viveri), ospitalità a profughi e migranti, attività per minori e disabili, centri di ascolto… Nelle mense si distribuiscono oltre 1.600 pasti al giorno.
Tanti frati sono impegnati nell’evangelizzazione: missioni al popolo e predicazioni; nella pastorale interna: confessioni, celebrazioni nelle chiese e santuari propri; ed esterna, in aiuto al clero locale. Alla maggioranza dei frati giovani è affidata la pastorale giovanile e vocazionale. Anche la gestione interna occupa parecchi frati (governo, economia, animazione…).
Da Cuneo a Trieste, da Torino a Rimini
L’ampliarsi territoriale unito al diminuire delle forze vive comporta spesso un rischio di sovraccarico e occorre molto discernimento; così pure le precedenti appartenenze sono chiamate ad ampliarsi e non sempre è facile accordarsi su criteri e priorità. Il nuovo e più ampio territorio è diviso in 5 zone, distinte dai confini delle precedenti Province, chiamandole “zone di animazione” e affidando questo servizio a 5 definitori (consiglieri) uno per ogni zona. Nel Nord Italia la presenza riguarda 34 diocesi, con conseguente dialogo con altrettanti vescovi.
Il dato che più emerge è la “complessità” e, di conseguenza, la difficoltà ad avere lo sguardo globale su tutti gli aspetti della vita e della missione dell’Ordine oggi. In Trentino la presenza è di 6 fraternità: Trento con l’infermeria, Arco, Pergine, Mezzolombardo con il noviziato della nuova Provincia (uno dei 4 noviziati d’Italia), Cles con la casa di accoglienza e Cavalese. Rispetto a tutto il territorio del Nord c’è ancora una concentrazione forte di presenze: qui vi sono 6 conventi per 500.000 abitanti, Milano con oltre 3 milioni di abitanti dovrebbe avere 36 conventi, e ne ha 3…
«L’obiettivo principale che ci vede impegnati in questo momento – concludeva fra Marco Tomasi – è di far crescere la qualità della nostra vita da frati; abbiamo impostato la formazione permanente sui temi prioritari che caratterizzano la nostra vocazione, vale a dire lo “spirito di orazione e devozione” e la vita fraterna, convinti che, quanto più siamo frati, tanto più siamo significativi e utili alla Chiesa. Ci stiamo caratterizzando sempre più nell’ambito della carità, con tanti frati e con tanti volontari laici impegnati, assieme ai quali si servono i poveri. La casa di accoglienza di Cles è una realtà scelta e sostenuta dalla nuova Provincia. Il Signore non credo ci chiami a contarci e a misurare le nostre forze; neppure a coltivare nostalgie; ma, attraverso il nostro carisma, ci chiama, alla speranza e ad essere fedeli al Vangelo, alla Chiesa, all’uomo e in armonia con il creato».
I frati cappuccini
I frati cappuccini in Trentino hanno una presenza molto antica. Nel 1574 viene fondato il primo convento a Rovereto, nel 1741 venne costruita la prima infermeria della Provincia di Trento separatasi da poco dalla Provincia Veneta. Oggi a Rovereto c’è ancora il convento e l’infermeria con la presenza di 24 frati, con un età media di 80 anni. Il convento è luogo apprezzato nella città per le confessioni: c’è sempre qualcuno disponibile a questo servizio in chiesa. Inoltre, dagli anni 60, c’è anche una parrocchia molto frequentata; sempre in ambito pastorale c’è un frate che aiuta nell’altipiano di Brentonico.
– Il secondo convento ad essere fondato fu quello di Arco nel 1585, sempre voluto per acclamazione popolare dopo le predicazioni tipiche del tempo. Si ricorda, in particolare, la peste del 1630 durante la quale sei frati morirono assistendo gli appestati. Bombardato nella prima guerra mondiale, fu in seguito ricostruito. Dal 1740 fu luogo di noviziato; interrotto in alcuni periodi ha ripreso nel 1998 ad essere noviziato interprovinciale con la Provincia veneta sino al 2007, esperienza importante che ha permesso di avvicinare le due province fino all’unione del 2014. Nell’ultimo periodo si è caratterizzato come convento di accoglienza e di pastorale giovanile unitamente all’aiuto pastorale alla Val di Ledro. Dal 2017 il convento, con frati su in età, ha preso la fisionomia del convento tradizionale: ascolto delle confessioni e aiuto pastorale.
– La presenza a Trento: nel 1599 i cappuccini entrano nel convento sull’attuale via Santa Croce, Fondazione Kessler. Ma dopo la separazione del Veneto avvenuta nel 1734 con l’erezione della provincia di Mantova nel 1750, i frati, avendo bisogno di spazio, edificano l’attuale convento della Cervara nel 1742. Il convento che è stata sede del provinciale sino al 2014, oggi si caratterizza per alcuni aspetti.
* All’interno del convento c’è la biblioteca che contiene più di 160.000 volumi fra antichi e recenti; è all’interno del Catalogo bibliografico trentino ed è apprezzata e vincolata dal servizio beni culturali non per la struttura ma per il contenuto ed è molto frequentata da chi studia scienze religiose.
* La mensa della Provvidenza è l’altro aspetto per cui siamo conosciuti: ogni giorno si dà da mangiare a circa 120 persone; la cena è dalle 17.15 alle 18.30; si danno anche coperte e sacchi a pelo per i senza tetto, medicinali e altro. Inoltre, pacchi viveri a circa 180 nuclei familiari seguiti e inviati da assistenti sociali.
* Badia San Lorenzo: nel dopoguerra questa chiesa bombardata era stata destinata alla demolizione, ma un frate, p. Eusebio Iori, lo impedì; venne ristrutturata e, da allora, si serve il tempio civico, che è di proprietà del comune, con confessioni e messe, oltre all’attuale nuova fase di pastorale (10 comandamenti, adorazione e altri incontri di preghiera, tra cui diversi partecipati da giovani).
* Casa San Francesco: è una struttura a Spini di Gardolo inizialmente luogo di preparazione per i container da spedire nelle missioni; negli anni 90 è stata ristrutturata e trasformata in studentato per giovani del terzo mondo, soprattutto del Mozambico. Oggi la struttura è stata affidata all’associazione Astalli per condividere gli spazi con un gruppo di otto migranti e una quindicina di studenti universitari.
* Nel passato c’erano le cappellanie dell’ospedale S. Chiara e S. Maria del Carmine, ma da poco, causa l’età dei frati, s’è dovuta concludere quest’esperienza decennale (ora c’è un frate all’ospedale S. Chiara).
– La prima presenza dei frati in val di Sole è a Malè nel 1744; un incendio nel 1892 distrugge completamente il convento, il quale sarà ricostruito a Terzolas nel 1894. Nel 1973 venne ristrutturato per essere casa d’accoglienza e, nel 2013, dopo un’altra ristrutturazione, si avvia un’altra casa di accoglienza che occupa tutto lo spazio del convento, mentre i frati si sono ora ritirati nell’ex casa rustica.
– Data di fondazione del convento di Ala è il 1606: sempre i frati veneti espulsi dalla repubblica di Venezia arrivarono ad Ala bene accetti dalla gente che volle costruire per loro un convento, luogo di pastorale tradizionale molto amato dalla gente che vi andava per confessioni e celebrazioni. Dagli inizi degli anni 2000 il convento venne ristrutturato e diviso, parte convento e parte asilo comunale. All’interno del progetto di riqualificazione delle nostre presenze nella diocesi di Trento abbiamo chiesto al vescovo se ci fossero conventi di interesse per la diocesi. Quindi pervenne l’interesse del parroco di Ala a poter usufruire degli spazi del convento come canonica, aule per la catechesi e usare la chiesa come chiesa parrocchiale; nel 2015 quindi la struttura è stata ceduta alla diocesi.
– Fiera di Primiero (Tonadico): convento costruito nel 1922 come ospizio, presenza apprezzata per confessioni e pastorale tradizionale, si è caratterizzata come casa per ferie, aperta ai frati, ai religiosi e ai preti. Nel 2017 sono entrate le monache clarisse cappuccine, le quali da alcuni anni erano alla ricerca di un nuovo convento, visto che il loro a Fabriano era molto grande e dispendioso e ultimamente anche terremotato.
– Condino, fondato nel 1744, iniziò la presenza dei frati i quali sono rimasti fino a pochi anni fa, ma da molti anni assenti come comunità; attualmente è in uso ad un frate cappuccino svizzero il quale tiene corsi di esercizi spirituali.
In conclusione: anche per i cappuccini è tempo di ridimensionamento numerico e di presenze, ma – come in tanti altri casi – di continuazione delle proprie presenze e servizio secondo il carisma proprio.