Né sì né no è stato l’esito dell’incontro del 3 maggio scorso, in Vaticano, tra la delegazione di sei vescovi tedeschi e gli esponenti della curia romana per cercare di comporre il dissenso circa la possibilità di concedere la comunione ai coniugi evangelici nei matrimoni misti (cf. Settimananews 1° marzo e 29 aprile 2018). Il problema è stato rinviato ai vescovi tedeschi, in nome della sinodalità. Desiderio di papa Francesco è che venga raggiunto tra loro un consenso possibilmente unanime.
A Roma per chiarimenti
L’incontro ha avuto luogo nella sede della Congregazione per la dottrina della fede e si è protratto per tre ore e mezzo. La sala stampa vaticana ne ha dato notizia con un breve comunicato, accuratamente misurato, in cui si dice: «Giovedì 3 maggio, a Roma, una delegazione di sei vescovi tedeschi ha incontrato alcuni alti responsabili della curia romana: i responsabili della Congregazione per la dottrina della fede, del Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e del Consiglio per i testi legislativi. Oggetto di questa riunione: “affrontare la questione di un eventuale accesso all’eucaristia per gli sposi non cattolici nei matrimoni misti”».
Come si ricorderà, dopo la Conferenza episcopale di Ingolstadt, del febbraio scorso, sette vescovi, ritenendo che la decisione presa costituisse una «violazione della fede cattolica e dell’unità della Chiesa», avevano scritto una lettera al prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, mons. Luis Ladaria, e al card. Kurt Koch, presidente del pontificio Consiglio per la promozione dell’unità per chiedere un «aiuto» e dei «chiarimenti». In risposta, papa Francesco aveva deciso di convocare una riunione tra alcuni vescovi con gli alti responsabili della Santa Sede – quella appunto che ha avuto luogo il 3 maggio.
I colloqui si sono tenuti in lingua tedesca, a porte chiuse, sotto la guida del prefetto della Congregazione per la fede, Luis Francisco Ladaria «in un clima cordiale e fraterno», come ha fatto sapere una fonte vaticana.
Gli scambi si sono svolti sotto forma di tavola rotonda così che ognuno ha potuto esporre serenamente il proprio parere.
Un confronto franco e cordiale
A rappresentare la maggioranza dei vescovi, favorevole alla comunione al coniuge protestante – calcolata a oltre i due terzi nell’incontro di Ingolstadt – figurava il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il card. Reinhard Marx, mentre la minoranza era guidata dal card. Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia.
Alla riunione hanno preso parte anche i vescovi Karl-Heinz Wiesemann (Spira), Felix Genn (Mὒnster), Gerhard Feige (Magdeburg) e Rudolf Voderholzer (Regensburg). Era presente anche il segretario della Conferenza di vescovi tedeschi, padre Hans Langendörfer.
Dopo tre ore e mezzo di discussione, la Congregazione per la dottrina della fede ha deciso di rinviare il problema ai vescovi tedeschi, tenendo presente il desiderio di papa Francesco che «fosse trovata una direttiva possibilmente unanime in uno spirito di comunione».
Il papa, attraverso mons. Ladaria, ha fatto sapere di apprezzare l’impegno ecumenico dei vescovi, con evidente soddisfazione della parte favorevole all’innovazione, ma, nello stesso tempo, di giudicare positivo che fossero stati discussi anche gli aspetti «riguardanti la fede e la pastorale, il rilievo mondiale del problema e la sua dimensione giuridica», come chiedeva la minoranza. Il papa precisava anche che l’unanimità è più importante di una maggioranza dei due terzi.
Sinodalità
Per una felice coincidenza, mentre nell’incontro si stava discutendo di questi problemi, veniva pubblicato in Vaticano l’importante documento della Commissione teologica internazionale su La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa. In questo documento si sottolinea quanto siano importanti per papa Francesco i contributi degli organismi sinodali – tra questi anche le Conferenze episcopali.
Il testo chiarisce, inoltre, che, nei dibattiti ecclesiali, il confronto è diverso da quello che avviene nei Parlamenti. Non si tratta infatti di prevalere e vincere su chi ha un’opinione diversa con «argomenti decisivi». «L’unità – vi si legge – è più importante del conflitto» ed è «il dialogo che favorisce la comunione nella diversità».
Questo testo – pensiamo – potrà offrire una nuova qualità alla riunione del Consiglio permanente dei vescovi tedeschi, prevista per il mese di luglio.
Non sarà quindi papa Francesco a decidere sulla disputa circa l’accesso alla comunione degli sposi protestanti, lasciando così intravedere di avere una visione diversa di Chiesa.
Per quanto riguarda la riunione di Roma, il portavoce della Conferenza episcopale tedesca ha comunicato che «non è prevista alcuna conferenza stampa, né intervista o dichiarazione da parte di coloro che vi hanno partecipato».
Avanza molto baldanzoso il mito della sinodalità, l’Eucarestia può aspettare tanto a che serve CREDERE? Ma credere in che? Basta stare insieme ed essere “OSPITI EUCARISTICI”. Ma il clero cattolico si è accorto che esiste la diversità tra le persone, i gruppi, le nazioni ed anche le fedi? E’ utile guardare ciò che ci unisce, ma è altrettanto giusto rispettare le differenze senza creare sincretismi, omologazioni e confusioni. Tutti possiamo cambiare a certe giuste condizioni, ma non abbiamo bisogno di vescovi e sinodalità che esprimono solo mode e visioni ristrette al proprio orticello. Auguri al più presto a chiese nazionali, regionali, provinciali, comunali, parrocchiali, di quartiere, di strada, di numero civico, di scala, di appartamento, di stanza, di mattonella.