La discussione nella Chiesa tedesca e all’interno della Conferenza episcopale sulla possibilità di ammettere in determinati casi alla comunione eucaristica il coniuge protestante nei matrimoni misti non si è affatto assopita. Anzi, dopo gli ultimi sviluppi, potrebbe ancora rinfocolarsi, soprattutto adesso, in seguito alla lettera che Luis F. Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha inviato ai vescovi tedeschi, il 4 giugno.
L’impostazione del problema
Anzitutto un breve cenno storico. Lo scorso mese di febbraio, la Conferenza episcopale tedesca riunita a Ingolstadt, con una maggioranza di due terzi, aveva approvato un sussidio, definito “aiuto orientativo” (Handreichung), intitolato Camminare con Cristo. Sulle orme dell’unità. Matrimoni interconfessionali e partecipazione comune all’eucaristia, secondo cui, nei matrimoni misti e in singoli casi, si poteva ammettere alla comunione anche il partner protestante.
Si diceva in particolare: «I vescovi hanno votato un “aiuto orientativo” destinato a consentire ai partner evangelici di ricevere questo sacramento, a determinate condizioni. Presupposto è che i partner evangelici “dopo maturo esame in un colloquio con il parroco o con un’altra persona incaricata dal pastore d’anime” siano giunti in coscienza ad acconsentire alla fede della Chiesa cattolica, mettendo così fine ad “una grave situazione spirituale e vogliano soddisfare il desiderio ardente di ricevere l’eucaristia”».
Sette vescovi, con a capo il cardinale di Colonia, Rainer Maria Woelki, in disaccordo con questo orientamento, avevano scritto una lettera alle competenti autorità vaticane chiedendo di chiarire se una norma del genere poteva essere decisa da una singola conferenza episcopale.
Il testo era stato poi perfezionato nell’incontro dei vescovi a Würzburg, il 23 aprile scorso.
I successivi sviluppi
Alcuni giorni dopo, papa Francesco aveva invitato a Roma il card. Marx, presidente della Conferenza episcopale, il card. Woelki, arcivescovo di Colonia, e il vescovo di Münster Felix Genn per un chiarimento. Erano stati ospiti nella sede della Congregazione per la dottrina della fede di cui è prefetto l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer.
L’esito di quell’incontro, avvenuto il 3 maggio, fu che, dopo tre ore e mezza di discussione, in un «clima cordiale e fraterno» – come è stato assicurato –, il papa, attraverso la Congregazione per la dottrina della fede, aveva deciso di rinviare il problema ai vescovi tedeschi, esprimendo il desiderio che «fosse trovata una direttiva possibilmente unanime in uno spirito di comunione».
Sul problema dell’eucaristia ai protestanti il papa si era già espresso, sia pure in maniera un po’ generica, nel novembre 2015, durante la visita alla Chiesa evangelica-luterana tedesca a Roma. Alla domanda di una coppia cattolico-protestante sulla possibilità di partecipare insieme alla comunione eucaristica, aveva risposto: «Non oserei dare il permesso, perché non è di mia competenza». Ma, aveva aggiunto: «Un battesimo, un solo Signore, una fede e andate avanti. Di più non posso dire».
Quell’«andate avanti» aveva dato adito a diverse supposizioni. Ora, nella lettera del 4 giugno (vedi testo annesso) di Ladaria ai vescovi tedeschi, riferendosi al sussidio di Ingolstadt-Würzburg, si precisa: «Il santo padre è giunto alla conclusione che il documento non è maturo per essere pubblicato».
La lettera reca la data del 25 maggio, ma è stata resa pubblica il 4 giugno. È indirizzata al card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale.
La lettera della Congregazione
Nel testo vengono elogiati i molteplici sforzi ecumenici della Conferenza episcopale tedesca e del Consiglio della Chiesa evangelica. Per quanto riguarda il sussidio, si dice che esso solleva una serie di problemi di notevole rilievo per la stessa Chiesa universale. Inoltre, che ha degli effetti sui rapporti ecumenici con le altre Chiese e comunità ecclesiali. Si aggiunge anche che il papa esprime il desiderio che nella Conferenza episcopale tedesca rimanga vivo lo spirito della collegialità.
Ecco il testo integrale della lettera indirizzata al card. Marx:
Eminenza, illustrissimo signor presidente!
Al termine del nostro colloquio fraterno del 3 maggio 2018 sul documento “Mit Christus gehen…” [“Camminare con Cristo. Sulle orme dell’unità. Matrimoni interconfessionali e partecipazione comune all’eucaristia. Un sussidio pastorale della Conferenza episcopale tedesca”], abbiamo stabilito insieme che io avrei informato il santo padre dell’incontro.
Già nell’udienza dell’11 maggio 2018 ho parlato con papa Francesco del nostro incontro e gli ho consegnato una sintesi del colloquio. Il 24 maggio 2018 ho nuovamente discusso della questione con il santo padre. A seguito di questi incontri, vorrei portare a sua conoscenza i seguenti punti, con l’esplicito consenso del papa.
1. I molteplici sforzi ecumenici della Conferenza episcopale tedesca, in particolar modo l’intensa collaborazione con il Consiglio della Chiesa evangelica di Germania, meritano riconoscimento e apprezzamento. La comune memoria della Riforma nel 2017 ha mostrato che, negli anni e nei decenni passati, è stata trovata una base che permette di dare insieme testimonianza di Gesù Cristo, il salvatore di tutti gli uomini, e di lavorare insieme in maniera fattiva e decisa in molti ambiti della vita pubblica. Questo ci incoraggia ad andare avanti con fiducia sulla via di una sempre più profonda unità.
2. Il nostro colloquio del 3 maggio 2018 ha mostrato che il testo del sussidio solleva una serie di problemi di notevole rilevanza. Il santo padre è giunto perciò alla conclusione che il documento non è maturo per essere pubblicato. I motivi essenziali di questa decisione possono essere riassunti come segue:
a) La questione dell’ammissione alla comunione di cristiani evangelici in matrimoni interconfessionali è un tema che tocca la fede della Chiesa e ha una rilevanza per la Chiesa universale.
b) Tale questione ha degli effetti sui rapporti ecumenici con altre Chiese e altre comunità ecclesiali, che non sono da sottovalutare.
c) Il tema riguarda il diritto della Chiesa, soprattutto l’interpretazione del canone 844 CIC. Poiché in alcuni settori della Chiesa ci sono, a questo riguardo, delle questioni aperte, i competenti dicasteri della Santa Sede sono già stati incaricati di produrre una tempestiva chiarificazione di tali questioni a livello di Chiesa universale. In particolare, appare opportuno lasciare al vescovo diocesano il giudizio sull’esistenza di una “grave necessità incombente”.3. Per il santo padre è una grande preoccupazione che nella Conferenza episcopale tedesca resti vivo lo spirito della collegialità episcopale. Come il concilio Vaticano II ha sottolineato, “le conferenze episcopali possono oggi portare un molteplice e fecondo contributo acciocché il senso di collegialità si realizzi concretamente” (costituzione dogmatica “Lumen gentium” n. 23).
Portando questo a sua conoscenza, le porgo fraterni saluti e auguri di benedizione.
Suo nel Signore
Luis F. Ladaria, S.I.
Sensibilità diverse
La pubblicazione è arrivata – secondo qualcuno – come una “bomba”. Il primo a esprimere la propria sorpresa è stato il card. Marx, il quale si è, per così dire, rammaricato che non sia stato concesso il tempo di poter prima trovare una soluzione concorde, come era stato chiesto dal papa.
In un breve comunicato scrive: «La lettera del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede del 25 maggio 2018 è pervenuta stasera, 4 giugno 2018, al presidente della Conferenza episcopale tedesca, il card. Reinhard Marx. Nel colloquio del 3 maggio 2018 a Roma era stato detto ai vescovi partecipanti che essi dovevano trovare “un risultato possibilmente unanime, in spirito di comunione ecclesiale”. Il presidente è perciò sorpreso che sia arrivata da Roma questa lettera ancor prima di aver trovato tale concorde soluzione. Il presidente vede espressa nella lettera la necessità di ulteriori colloqui all’interno della Conferenza episcopale tedesca, prima di tutto nel Consiglio permanente e nell’Assemblea plenaria d’autunno, ma anche con i rispettivi dicasteri romani e con lo stesso santo padre».
Il card. Woelki, il giorno prima, il 3 giugno, durante la messa del Corpus Domini sul sagrato della cattedrale di Colonia, aveva indirettamente accennato alle discussioni in atto, affermando: «Qualcuno può pensare: dov’è il problema? È una sciocchezza. Altri possono persino pensare: è un teatro delle marionette. Io penso: ciò riguarda la vita e la morte. Riguarda la morte e la risurrezione. Riguarda la vita eterna, riguarda Cristo. Questo riguarda la sua Chiesa e, di conseguenza, riguarda la sua essenza. E questa è la ragione per cui dobbiamo combattere per essa, e trovare la via giusta. Non semplicemente una via qualsiasi, ma la via del Signore, quella che egli ci mostra, dal momento che solo lui è la via e la verità e la vita».
Non è la fine dell’ecumenismo
L’invito del papa alla prudenza e alla pazienza non rappresenta affatto la fine dell’ecumenismo, come qualcuno ha immaginato. Al contrario, è semplicemente un invito a procedere con oculatezza. «Alcuni temi – ha affermato papa Francesco –, penso alla Chiesa, all’eucaristia e al ministero della Chiesa – hanno bisogno di riflessioni approfondite e ben armonizzate».
Dal canto suo, così ha commentato Von Ludwig Ring-Eifel (KNA): «La maggioranza della Conferenza episcopale tedesca e il suo presidente Marx hanno sempre sottolineato che il sussidio sulla comunione si occupava solo di un problema pastorale, che riguarda la competenza della singola conferenza episcopale. Questa variante, con la lettera di Ladaria, è definitivamente tolta dal tavolo. La deliberazione di Ingolstadt, nel migliore dei casi, costituisce una base di lavoro per successivi passi in avanti. Non c’è da avere nessuna paura che il freno posto da Roma voglia mettere a tacere l’ecumenismo. Vuole solamente – traducendo in termini teologici la lettera di Ladaria – impedire che i vagoni per la troppa velocità abbiano a deragliare. Ma il treno non deve stare fermo. La lettera della Congregazione per la dottrina della fede contiene infatti un’importante affermazione per l’ecumenismo: “Questo ci incoraggia ad andare avanti con fiducia sulla via di una sempre più profonda unità”. O, come ha scritto il papa in una lettera al presidente della Chiesa evangelica-luterana della Germania del Nord, «dobbiamo camminare e andare avanti, ma non con la smania di raggiungere in fretta i traguardi desiderati, ma insieme con pazienza sotto lo sguardo di Dio».
Questo è lo stile con cui ora si andrà avanti. Anche le discussioni piuttosto vivaci all’interno dell’episcopato tedesco e sui media potranno ripartire in maniera nuova e pacificata.
Che pena la verità e la divinità della Santa Eucarestia ridotto ad frutto acerbo! Non dobbiamo scuotere l’albero perché il frutto non cade ora, ma basta avere un pò di pazienza e poi cadrà!!!!!!!!!!!!! Pensate che Dio cadrà come una pera cotta? Tutta una questione pastorale???!!!!???? Le pecore a quattro zampe hanno pastori migliori. Questi non son entrati dalla porta, questi sono ladri della fede e venditori di patacche a chi non crede nella fede cattolica. Nolite ponere margaritas ante porcos. Gli evangelici luterani e qualunque altro essere umano non meritano di essere trattati ed ingannati così. Questo non è ecumenismo, è tutto fuorché l’UT UNUM SINT per cui ha pregato Gesù Cristo.