Questo titolo (un po’ crudo) lo si legge sul settimanale La Vita Cattolica di Udine (6 aprile 2016) in testa ad un articolo di presentazione del Report preparato dalla Caritas regionale del Friuli-Venezia Giulia (che comprende Udine, Gorizia, Trieste e Concordia-Pordenone), assieme ad altri organismi regionali.
Per “scarti” umani si intende coloro che non hanno né casa, né lavoro, né reddito, i quali andrebbero alla deriva se nessuno si prendesse cura di loro. La risposta data dalle Caritas del Friuli-Venezia Giulia si rivela intelligente e generosa. Per costoro sono state approntate 81 case (si pensi che il tutto il Nord-est le case sono 121) pronte all’accoglienza.
Prima di arrivare alla Caritas, uno su tre di questi poveri viveva in strada (pochi nei dormitori pubblici). Molti di coloro che usufruivano dei servizi sociali sono italiani. Contrariamente a quanto si possa pensare, la quasi totalità di queste persone non ha provvedimenti giudiziari a carico. Molte strutture di accoglienza riguardano i richiedenti asilo.
La convivenza di persone di diversa provenienza e cultura può generare dinamiche anche conflittuali. Per questo si è resa necessaria una presenza educativa. Sono ben 116 gli operatori impegnati in questa opera di pacifica convivenza.
Nella diocesi di Udine sono state ristrutturate sei canoniche per accogliere persone in difficoltà abitativa. A seguito della crisi economica, è l’accoglienza delle famiglie uno dei nuovi e più urgenti bisogni.
Senza contare i numerosi volontari che prestano servizio nei centri di ascolto, nelle mense, nella distribuzione, le Caritas del Friuli-Venezia Giulia possono contare su un organico fisso di 187 volontari.