Caro e illustre cardinale,
forse tramite te posso arrivare a qualche tuo attuale o prossimo confratello cardinale. Per esempio, al Ladaria, che difende il no al presbiterato alle donne, con il presunto argomento che Gesù nominò i suoi Dodici solo tra i maschi. Vero, ma perché non ampliare la frase con: ed erano tutti ebrei, galilei e circoncisi? Quindi i loro successori chi dovrebbero essere?… Le letture fondamentaliste sono sempre pericolose.
Poi, saltare di colpo dai Dodici alla realtà di vescovi e presbiteri è proprio legittimo? I Dodici non furono una realtà più unica che rara? A parte che almeno uno di loro era anche sposato, aspetto previsto nelle lettere pastorali anche per vescovi e presbiteri. Caratteristica essenziale per costoro non fu un eventuale “sacerdozio” con la relativa sacralità levitica (idea sulla quale siamo stati educati in seminario!), ma quella della capacità di “presiedere-guidare-pascere” una comunità, sia nel momento rituale che in quello quotidiano.
Se è così – e a parte il fatto di essere già anche “sacerdotesse” per il battesimo –, allora l’unica seria domanda per il presbiterato alle donne mi sembra: è possibile che una donna abbia carisma e doti per presiedere una Chiesa? E qui la storia passata e recente aiuta a rispondere. Se, invece, si contrappone all’idea il fatto che il magistero è stato contrario, va bene; ma è proprio un argomento decisivo e salutare? Del resto, nella storia non registriamo anche cambiamenti nel magistero?
Un altro tuo confratello, di cui non ricordo il nome, si oppone all’intercomunione eucaristica con il solito argomento: per partecipare all’eucaristia bisogna essere in piena comunione con Cristo e la Chiesa. Con questa mentalità ed esigenza Gesù non avrebbe dato la comunione a nessuno dei suoi Dodici… angioletti! Gli bastava molto meno e soprattutto di testimoniare a loro il suo amore.
Sono discorsi che ripeto da molti anni, anche scritti su riviste. Inascoltato. Ma le affido anche a te. Chissà che ti venga voglia di parlarne con qualcuno. Se ti pare un servizio, pur delicato e rischioso, per la Chiesa.
Ti ringrazio per l’attenzione e non sentirti obbligato a rispondermi. Al più assicurami di aver ricevuto.
Buon lavoro nella vigna del Signore,
don Giovanni Giavini
La questione è chiusa. Giovanni Paolo II ha dato la sua risposta definitiva.
Citare a sproposito la scrittura per giustificare il nulla induce a pensare che forse dovremmo tornare al somarello e alle tuniche.
Grazie, Giovanni! I tuoi commenti, stringati, schietti, rispettosi e saggi, denotano sempre un’intelligenza vivace e una grande libertà di pensiero.