Forse la frase più citata del recente convegno a Georgetown su «Polarizzazione prevalente nel pensiero sociale cattolico» è stata quella dell’arcivescovo José H. Gomez di Los Angeles. «There are no single-issue saints» («Non ci sono santi monotematici»), ha detto. Infatti, i santi «ci insegnano che sempre, ogni volta che la vita è minacciata, ogni volta che l’immagine di Dio è oscurata e violata, siamo chiamati a insorgere e a difenderla».
Avevo in mente le parole dell’arcivescovo mentre aumentava la mia frustrazione di fronte al complice silenzio delle maggiori, tradizionali organizzazioni pro-life in riferimento alle violazioni della dignità umana che avvenivano al nostro confine meridionale, compresa la decisione dell’amministrazione Trump di ridurre radicalmente i tipi di richieste di asilo che saranno accettate da parte di donne in stato di vulnerabilità e l’uso del dolore e della sofferenza di bambini separati a forza dai loro genitori come mezzo per scoraggiare l’immigrazione clandestina.
Domenica scorsa ho criticato le organizzazioni pro-life per il loro silenzio in un editoriale per il New York Times. Questi gruppi hanno una tale influenza sul presidente e sulla sua amministrazione che mi sembrava vergognoso per loro che non si ribellassero e difendessero la vita umana vulnerabile alla frontiera.
Benché io abbia indicato diverse di tali organizzazioni (compreso Focus on the Family e Family Research Council – due organizzazioni da cui ci si sarebbe potuti attendere una pubblica presa di posizione contro l’azione di strappare i bambini dalle braccia dei genitori), l’unica a dare una risposta formale è stata la Susan B. Anthony List, una delle più influenti organizzazioni pro-life negli Stati Uniti.
Una parte importante della sua attuale influenza deriva da una stretta relazione con Trump. Infatti, la Homepage del loro sito web presenta una foto del presidente con il loro direttore Marjorie Dannenfelser, unitamente a un pulsante che invita ad ascoltare il discorso di Trump al loro recente gala di raccolta fondi.
Forse prendendo esempio da alcune delle tattiche del presidente, hanno usato metà della loro risposta al mio editoriale per attaccarmi personalmente – insinuando che io non creda veramente che l’aborto consista nel togliere una vita umana e che invece io sfrutti il problema aborto per perseguire altri fini politici.
Questo aspetto della loro risposta non è molto interessante, non solo perché non sono molto interessanti gli attacchi personali, ma perché chiunque legga almeno due o tre dei miei articoli sa che io credo che la vita prenatale merita la stessa protezione da parte della legge e che io sono impegnato sia come accademico sia come attivista a portare avanti questa idea. Gli attivisti favorevoli all’aborto spesso muovono lo stesso tipo di accuse, ma in direzione opposta. Dicono che io non sono realmente interessato alla giustizia sociale.
Matteo 25 ci indica come essere pro-life. Ogniqualvolta l’immagine di Dio è oscurata e violata nel più piccolo di noi, abbiamo il dovere di riprendere coloro che ne sono responsabili. La settimana scorsa i tradizionali attivisti pro-life hanno trascurato lo straniero, altre volte gli attivisti di sinistra per la giustizia sociale trascurano la vita prenatale…
Molto più interessante dell’attacco personale contro di me, era però il tentativo della Susan B. Anthony (SBA) List di difendere il loro silenzio: «Fin dalla sua nascita, la Susan B. Anthony List si è completamente dedicata alla protezione del primo diritto senza il quale nessun altro diritto ci può essere: il diritto alla vita. La nostra unica missione è ristabilire questo fondamentale diritto. Perciò ci asteniamo da commenti pubblici su immigrazione e su molti altri argomenti, comprese le scelte politiche riguardanti le famiglie. Non rientra nelle nostre prerogative parlare per conto dei nostri membri su altri temi».
Lasciamo da parte se sia una strategia buona e autentica per un’organizzazione pro-life commentare solo una serie limitata di questioni relative al diritto alla vita. E lasciamo da parte anche il fatto che la SBA List era disposta a usare il voto dell’immigrazione come argomento in annunci pubblicitari diffusi in California contro una candidata pro-choice (favorevole alla scelta) in materia di aborto.
L’associazione concorda con il presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti sul fatto che la politica dell’amministrazione Trump alla frontiera sia una minaccia al diritto alla vita? Il cardinale Di Nardo lo ha detto testualmente in una dichiarazione del 13 giugno: «Fondamentalmente l’asilo è uno strumento per preservare il diritto alla vita. La recente decisione del Procuratore Generale suscita profonda preoccupazione perché potenzialmente toglie il diritto d’asilo a molte donne che non hanno adeguata protezione. Queste donne vulnerabili ora dovranno affrontare il ritorno ai pericoli estremi della violenza domestica nel loro paese d’origine… Sollecitiamo i tribunali e i decisori politici a rispettare e ad accrescere, non a erodere, il potenziale del nostro sistema di asilo per preservare e proteggere il diritto alla vita».
Inoltre, i redattori di questa rivista [America] hanno recentemente fatto notare che le politiche di detenzione USA alla frontiera minacciano la vita di bambini in fase prenatale facendo aumentare gli aborti spontanei. Questo dovrebbe essere un tema pro-life, nonostante il modo riduttivo in cui lo ha definito la SBA List. Perché non abbiamo sentito nulla da loro riguardo a questi due temi che minacciano il primo diritto, il diritto senza il quale non ci sono altri diritti, il diritto alla vita?
Rachel MacNair, una delle fondatrici della SBA List, dà una risposta: «Sono subentrati i repubblicani». Ma, benché l’organizzazione tenda chiaramente molto a destra, sono comunque riusciti ad aiutare il democratico pro-life Lipinsky a mantenere il suo seggio al Congresso in Illinois. A meno che organizzazioni come la SBA List non intendano abbassare la difesa per far avanzare la destra politica, devono farsi sentire su temi che mettano a disagio i loro membri di destra.
Non si tratta solo di una necessità politica. Il volto di Cristo nei più piccoli ci impone di farlo.
Il testo (qui ripreso nella traduzione del sito web Fine Settimana) è apparso sul sito web della rivista dei gesuiti statunitensi, America, lo scorso 22 giugno (qui l’originale).
Qui la risposta di Ryan Bomberger
https://www.lifesitenews.com/opinion/how-to-defend-being-pro-life-while-being-against-illegal-immigration?utm_source=LifeSiteNews.com&utm_campaign=96d925beac-Daily%2520Headlines%2520-%2520World_COPY_269&utm_medium=email&utm_term=0_12387f0e3e-96d925beac-402366205