La Conferenza episcopale del Venezuela, riunita dal 7 all’11 luglio a Caracas, per la 110ª assemblea plenaria, ha emanato un’esortazione rivolta al popolo intitolata Non temere, perché io sono con te (Is 41,10), per denunciare la “grande tribolazione” che sta attraversando il paese. Principale responsabile della crisi – scrivono i vescovi – è l’attuale governo nazionale illegittimo che ha accumulato una “mostruosa iper-inflazione” e ridotto il paese alla fame. Purtroppo – aggiungono – è una situazione che continua a deteriorarsi giorno dopo giorno. I vescovi incoraggiano quindi le varie organizzazione della società e i partiti politici ad esigere la restituzione del potere sovrano al popolo, servendosi di tutti i mezzi contemplati dalla Costituzione ed esortano ad avere fiducia. Di seguito il testo.
Introduzione
1. Noi vescovi del Venezuela, riuniti nella 110ª assemblea generale della nostra Conferenza episcopale, come pastori del popolo di Dio abbiamo esaminato i temi pastorali che ci sono propri; tuttavia, come cittadini, abbiamo rivolto lo sguardo e la riflessione sulla situazione del nostro paese che, senza paura di sbagliarci, qualifichiamo come una “grande tribolazione” (cf. Ap 7-12) che riguarda la vita dei venezuelani e compromette seriamente il loro futuro.
2. Come abbiamo intravisto nella nostra Dichiarazione del 23 aprile scorso, la situazione del paese diventa sempre più grave. La maggior parte della popolazione non dispone di mezzi per far fronte alla mostruosa iperinflazione. La qualità della vita dei venezuelani si deteriora di giorno in giorno. Ai gravi problemi che ripetutamente abbiamo messo in risalto nelle nostre esortazioni e nei nostri comunicati relativi ai settori dell’alimentazione, della salute, dei servizi pubblici (acqua, elettricità, comunicazioni, viabilità), la sicurezza personale, l’occupazione e il reddito, si aggiungono ora quelli della circolazione e della vendita del denaro e del trasporto pubblico. In quest’ultimo caso, con la graduale scomparsa del parco dei veicoli, l’improvvisazione dei mezzi di trasporto senza controllo né sicurezza è stata occasione di tragedie in diverse parti del paese, con la perdita di vite umane e di grandi sofferenze per numerose famiglie.
Il problema politico
3. Il principale responsabile della crisi che attraversiamo è il governo nazionale, per il fatto che esso antepone il suo progetto politico a qualsiasi altra considerazione, compresa quella umanitaria; per le sue politiche finanziarie sbagliate, il disprezzo dell’attività produttiva e della proprietà privata; per il suo costante atteggiamento di ostacolare coloro che hanno la volontà di risolvere alcuni aspetti della problematica attuale. Il governo si presenta al paese come vittima di intrighi esterni e interni. Questo non è altro che la confessione della sua incapacità a gestire il paese. Non si può pretendere di risolvere la situazione di un’economia fallita con misure di emergenza come sacchetti di cibo e buoni alimentari.
4. È necessario favorire nell’azione del governo e delle istituzioni pubbliche e private il cittadino, il venezuelano, l’uomo e la donna concreti che soffrono e patiscono i mali attuali e aspirano a superarli. Ignorare il popolo, parlare indebitamente nel suo nome, ridurre questo concetto a una fazione politica o ideologica, sono tentazioni caratteristiche dei regimi totalitari che finiscono sempre con disprezzare la dignità dell’essere umano.
5. La consultazione elettorale effettuata alla fine del mese di maggio, nonostante tutte le voci – tra cui la nostra – che mettevano in guardia contro la sua illegittimità, la sua estemporaneità e i suoi gravi difetti di forma è servita solo a prolungare il mandato dell’attuale governatore. L’altissima astensione, inconsueta in un processo elettorale presidenziale, è un messaggio silenzioso di rifiuto, rivolto a coloro che pretendono di imporre un’ideologia di carattere totalitario, contro il parere della maggioranza della popolazione.
6. Da parte dell’Esecutivo nazionale, dell’illegittima Assemblea Nazionale Costituente e del Consiglio Nazionale Elettorale si vuole violare uno dei diritti più sacri del popolo venezuelano: l’elementare libertà di eleggere i suoi governanti in una competizione elettorale giusta, con autorità imparziali, senza manipolazioni né favoritismi. Se ci sono prigionieri politici e avversari a cui viene negato il diritto di candidarsi, non ci sarà nessun processo elettorale libero e sovrano. Ribadiamo che la convocazione del 20 maggio è stata illegittima, così come lo è l’Assemblea Nazionale Costituente imposta dal potere esecutivo. Viviamo in un regime di fatto senza rispetto delle garanzie previste nella Costituzione e dei più alti principi di dignità della gente.
7. Gli atteggiamenti di arroganza, autoritarismo e abuso di potere, così come la costante violazione dei diritti umani stanno accumulando sui loro autori un rifiuto di cui le generazioni future chiederanno loro conto. In certo senso è suicida continuare a insistere ostinatamente su un cammino di autodistruzione che si rivolterà contro i suoi promotori. La Chiesa non incoraggia i desideri di vendetta né le rappresaglie, ma nemmeno favorisce l’impunità dei crimini che attentano alla vita, alla dignità umana e ai diritti fondamentali.
8. In Venezuela c’è bisogno urgente di una leadership politica che metta il popolo venezuelano al centro delle sue riflessioni e azioni, che sia consapevole che la politica, al di là del controllo del potere, è il mestiere di chi, mosso dalla nobiltà e dai principi etici, sa mettersi a servizio dei cittadini e non di meschini interessi. I leader dell’opposizione devono offrire alla gente alternative di cambiamento e lavorare con maggior impegno per il suo benessere.
Un paese nella diaspora
9. Una delle situazioni che grida drammaticamente dal suo silenzio è il fenomeno dell’emigrazione. Il Venezuela si è trasformato in un paese della diaspora. Mani che costruivano e producevano, menti che studiavano e insegnavano, ci stanno abbandonando per andarsene in altri paesi in una dura lotta per sistemarsi. L’emigrazione produce situazioni drammatiche; in un paese straniero, la possibilità di cadere nel vizio o nella prostituzione o in mano a reti che sfruttano i loro simili; lo stigma del rifiuto; la tristezza di coloro che rimangono qui; il ritorno in una situazione fallimentare di coloro che non hanno trovato dove ambientarsi (cf. Commissione episcopale della famiglia e dell’infanzia, documento “Famiglia in migrazione”, 15 giugno 2018, nn. 6-8). Molte di queste situazioni sono state alleviate dalla mano generosa che le Chiese sorelle dei paesi vicini hanno teso ai nostri compatrioti. Le ringraziamo di tutto cuore.
10. Molti migranti venezuelani svolgono lavori umili e onesti che in nessun modo li umilia e li degrada, e che pertanto non possono essere motivo di scherno né di disprezzo. In altri casi, l’emigrante porta con sé il patrimonio di un’eccellente formazione accademica e una vasta esperienza lavorativa che gli permette di dedicarsi in molti paesi alla docenza, alla medicina, alle discipline scientifiche o industriali di alta qualificazione. In ogni caso, coloro che se ne sono andati, specialmente i giovani, costituiscono un talento umano che va perso per la costruzione del nostro paese. Se fosse stata offerta al venezuelano una speranza di futuro non avrebbe dovuto emigrare. Il Venezuela attende il ritorno dei suoi figli per riprendere il cammino di un sano progresso.
Il messaggio della parola di Dio
11. La parola di Dio ci istruisce garantendoci che Dio è sempre a fianco del suo popolo, specialmente nelle ore difficili. Il libro dell’Esodo ci insegna che Dio guida il suo popolo dalla schiavitù alla libertà, ma anche che lo educa attraverso prove e difficoltà perché raggiunga la maturità necessaria in quanto nazione. Dio, per mezzo del profeta Isaia, ci invita a non aver paura, sapendo per la nostra fede che non siamo soli, ma che il Signore ci accompagna e ci fortifica nelle nostre vicissitudini.
12. Dio vuole anche dirci che le prove, i dispiaceri e le amarezze della vita non sono un segno di abbandono, ma possono anche essere occasione di crescita e di salvezza. La preghiera, l’offerta dei sacrifici e delle ore avverse non saranno mai inutili, anche se non vediamo subito il loro risultato: la preghiera perseverante ottiene ciò che chiede, come ci assicura il Signore nel vangelo (Mt 7,7).
Contributo e risposta della fede
13. La Chiesa, la cui missione spirituale è chiaramente indicata nel Vangelo da Cristo, non pretende di sostituire nel suo ruolo e nella sua vocazione coloro che conoscono e gestiscono la politica. Non aspira a dominare il panorama sociale, né a diventare un fattore di governo o di opposizione. Tuttavia incoraggia il laicato debitamente formato e consapevole dei suoi diritti e doveri civili a far sentire la sua voce e a intervenire attivamente nell’arena politica affinché gli alti principi e valori che la fede cristiana ci trasmette siano vissuti anche nell’ambito pubblico e si traducano in opere di bene comune.
14. Di fronte alla situazione disastrosa che continua a deteriorarsi a causa delle politiche sbagliate stabilite e che i responsabili si rifiutano di correggere, incoraggiamo la società civile ad offrire i suo talenti e le sue capacità per cercare delle soluzioni. Ci sono molte persone impegnate nel paese, nelle loro comunità e famiglie. C’è nel venezuelano molta creatività, iniziativa, molto spirito di sacrificio: tutto questo si manifesta in un lavoro coraggioso e in varie iniziative imprenditoriali. Certamente la situazione è opprimente, ma non possiamo abituarci alla precarietà che tanto umilia la nostra gente. D’altra parte, incoraggiamo le diverse organizzazioni della società civile e i partiti politici, ad esigere la restituzione del potere sovrano al popolo, servendosi di tutti i mezzi contemplati dalla nostra Costituzione (referendum consultivo, manifestazioni e cose di altro genere).
15. Esortiamo le forze armate ad essere fedeli al loro giuramento davanti a Dio e alla patria di difendere la Costituzione e la democrazia e non si lascino prendere da una parzialità politica e ideologica.
16. Il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa ci invitano ad essere solidali. Le nostre diocesi, parrocchie e altre istituzioni, nonostante i loro limiti logistici e finanziari, hanno promosso una vasta campagna di aiuti ai più bisognosi, specialmente per quanto riguarda il cibo e l’accesso ai medicinali (pasti comunitari, mense, banche di medicinali). Dobbiamo continuare a rafforzare, nella misura del possibile, questa azione solidale con il sostegno generoso che tanti fedeli ci offrono, malgrado la loro povertà. Ma la comunità ecclesiale è chiamata anche a favorire il cambiamento strutturale in vista della trasformazione della nostra società (cf. Consiglio Plenario del Venezuela, Documento, Il contributo della Chiesa, n. 51): spetta a ciascuna Chiesa locale cercare i mezzi, i metodi e le strategie per contribuire al cambiamento con azioni concrete.
17. Non dobbiamo mai scoraggiarci di fronte alle sfide di un presente incerto e difficile: al contrario, ponendo la nostra fiducia in Dio, che ci dà la forza di testimoniare e di fare del bene, sosteniamo le esigenze di giustizia e di libertà. Per incoraggiare la speranza e pregare per le necessità concrete di ciascuna comunità, ci impegniamo a compiere delle iniziative di religiosità popolare, per esempio, processioni con le immagini del Signore, della Vergine e dei santi più amati in ciascun luogo. La speranza e l’impegno concreto devono portarci ad essere samaritani gli uni per gli altri nell’ora difficile che stiamo vivendo. In questo contesto, il IV Incontro Nazionale dei Giovani che si terrà dal 1° al 4 agosto nella provincia ecclesiastica di Cumaná vuole essere un contributo coraggioso e pieno di speranza dei giovani cattolici del Venezuela di fronte alla situazione che vive il paese.
18. Ancora una volta Dio ci ripete: “Non temere, perché io sono con te”. Nelle sue ore di sofferenza e di prova, il credente si sente rafforzato dalla mano del Signore. In questi momenti di sofferenza e di lotta invochiamo una volta ancora l’intercessione materna della Santissima Vergine di Coromoto perché con la sua preghiera presso il Figlio suo ci aiuti a superare i mali della situazione attuale. Come ha detto papa Francesco: «Maria è come Dio vuole che sia la Chiesa: Madre tenera, umile, povera di cose e ricca di amore» (papa Francesco, Festa del Cuore immacolato di Maria, 9 giugno 2018).
Con la nostra benedizione.
Caracas, 11 luglio 2018
I vescovi del Venezuela