«Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità». Nello stesso tempo in cui Marinetti potrebbe declamare il suo Manifesto del Futurismo, un giovane d’oggi potrebbe prenotare un volo last minute con una compagnia low-cost, direzione Londra, per passare fuori il prossimo week-end. Prezzo totale: 95 euro andata e ritorno. Insomma, il poeta allora esaltava il movimento, noi oggi ci muoviamo a tutti gli effetti. I giovani, poi, trovano estremamente semplice spostarsi e tenersi in movimento e non sembrano spaventati da lingue diverse, prenotazioni varie, burocrazie, aeroporti, abitudini differenti. Al di là di ogni retorica o propaganda politica, tutto ciò è molto bello. La coscienza di essere cittadini del mondo cresce e si radica in profondità. Oggi è sempre meno forte la paura a spostarsi, a vivere la mobilità, a cambiare, a prendere la vita con dinamica elasticità. Risultano incomprensibili certe fissità o rigidità delle generazioni precedenti ed è universalmente riconosciuta l’importanza di fare esperienze: la grande maggioranza dei giovani universitari che frequento nei vari gruppi vuole fare, sta facendo, o ha fatto un periodo Erasmus all’estero, o comunque un’esperienza di scambio culturale e di studio. E tutti tornano con una visione del mondo effettivamente più larga.
Per dirla con Omero, oggi i giovani «tanto vagano e di molti uomini vedono le città e conoscono i pensieri». Dunque il mondo è pieno di nuovi Ulisse? Forse. Però c’è un rischio dietro a questa passione e questa leggerezza di movimento, quello di scordare che il movimento va da un punto ad un altro, ci cambia e ci trasforma a partire da un’identità verso un’altra identità, magari pure momentanea, ma definita. Ulisse viaggia verso la sua patria, Itaca, e fa molte soste durante il viaggio. Vive avventure che gli forniscono una seppur fuggevole identità e ha ben presente la sua meta e Penelope, che l’attende e ha bisogno di lui, per smettere di tessere a vuoto. Desiderio, meta e viaggio sono per Ulisse parole estremamente legate: il desiderio della meta lo costringe al viaggio, non viceversa. Il suo viaggio non è mai una fuga.
Sempre più dai gruppi giovani che frequento mi arriva la richiesta di trattare il tema dell’identità personale e riscontro una generale difficoltà – anche abbastanza sofferta – su questo punto: come definirsi? Muoversi e viaggiare costituiscono sicuramente esperienze valide per capire chi siamo, i nostri desideri profondi e i nostri limiti, ma il rischio è che Itaca non sia il più il nome della meta, ma della stessa nave su cui si viaggia. E allora capire quando siamo arrivati diventa sempre più difficile.